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Dove c’era il petrolio nascerà l’idrogeno verde

Dove c’era il petrolio nascerà l’idrogeno verde

Porto Marghera cambia volto: approvata la variante urbanistica per il Parco dell’idrogeno, mentre gli esperti  discutono alla conferenza internazionale sulla mobilità e l’energia pulita il potenziale dei nuovi progetti

“Là dove c’era l’erba ora c’è una città”, cantava nel 1966 Adriano Celentano ne “Il ragazzo della via Gluck”, brano di denuncia della crescente cementificazione di Milano a discapito dell’ambiente naturale circostante.
Passati 60 anni, a Venezia si potrebbe intonare una canzone diametralmente opposta: “Là dove c’era una raffineria ora ci sarà un Parco dell’idrogeno”.
Un cambio di rotta radicale per un’area, Porto Marghera, che fu il simbolo di un’economia in crescita, ma al tempo stesso altamente inquinante, e che ora può aspirare legittimamente a diventare un punto di riferimento nazionale internazionale per l’energia pulita del futuro.
Un progetto, portato avanti da tempo, che ha registrato un passaggio fondamentale nell’iter legislativo verso la concreta realizzazione: l’approvazione, da parte della Giunta comunale di Venezia, della delibera del Consiglio contenente la variante urbanistica al “Piano degli interventi per il cambio di zona territoriale omogenea finalizzata alla realizzazione del Parco dell’idrogeno e delle energie innovative e rinnovabili”.

Verso il Parco dell’idrogeno

Il documento consente di cambiare la classificazione dell’area da quella attuale, ovvero “raffinerie”, alla destinazione per le attività di produzione, distribuzione e ricerca nel campo delle nuove fonti energetiche “green”.
Una trasformazione che mira all’obiettivo finale di far insediare in quegli spazi produttivi un polo avanzato per la sperimentazione, la formazione e la collaborazione tra imprese, università e centri di ricerca.
Licenziata la variante, dunque, si potrà adesso passare alle fasi successive, che prevedono ulteriori passaggi amministrativi, prima in Commissione e poi nuovamente in Consiglio comunale, per iniziare nel 2026 la vera e propria fase di produzione e consumo di idrogeno.

oro verde
Foto di repertorio

Il Parco dell’idrogeno e la stazione di rifornimento per gli autobus

Uno dei punti-cardine del progetto, che ha ottenuto un contributo di 5,750 milioni di euro nell’ambito del Pnrr, è quello che prevede la realizzazione, in un’area di circa 21 mila metri quadri in via Righi, di una stazione di rifornimento per la nuova flotta di 90 autobus ad idrogeno che è previsto entri progressivamente in servizio nel trasporto pubblico locale urbano a partire dal 30 giugno 2026. Al riguardo, avendo già ricevuto il parere favorevole della Commissione regionale per la Valutazione Ambientale Strategica, è previsto uno studio di fattibilità che sarà redatto, in collaborazione con Avm, dal partner privato individuato per la progettazione, costruzione e gestione della stazione, ovvero EniLive, anche proprietaria del terreno interessato. “La sfida – è l’analisi di Massimiliano De Martin, assessore all’Ambiente del Comune di Venezia – è sviluppare le potenzialità della transizione energetica anche dal punto di vista economico. Ma serve una politica a livello nazionale che delinei la strategia e acceleri i processi”.

idrogeno

Venezia e il Veneto al centro della transizione energetica

Nel frattempo, proprio le prospettive dell’idrogeno “verde” (ovvero prodotto da fonti rinnovabili) nell’area veneziana e in Veneto sono state uno dei temi al centro della conferenza internazionaleL’evoluzione dell’idrogeno pulito, prospettive dalla produzione all’utilizzo nella mobilità e nell’industria”, co-organizzata da Codognotto e Venice Sustainability Foundation nell’ambito del programma ufficiale della Biennale Sostenibilità 2025.
“L’idrogeno verde – dichiara il ceo dell’azienda, Matteo Codognotto – rappresenta una potenzialità non ancora fruibile. Siamo consapevoli che una nuova tecnologia costa di più e richiede tempo per l’implementazione, ma ne vale la pena perché un giorno questa sarà la normalità”.
L’incontro ha concluso, mercoledì 29 ottobre, il progetto Interreg H2ma Alpine Space, avviato nel 2022 per accelerare lo sviluppo delle infrastrutture a idrogeno destinate al trasporto pubblico e delle merci.
Il prossimo anno da Porto Marghera, è stato sottolineato, partirà la concretizzazione di questa transizione nell’area veneta, che potrà diventare un polo di riferimento destinato a travalicarne i confini. Il tutto puntando su una fonte energetica, l’idrogeno, che, nel medio-lungo termine potrà dare un contributo importante per raggiungere l’obiettivo europeo della neutralità climatica entro il 2050.

I molteplici vantaggi dell’idrogeno: la mobilità

Per gli spostamenti con il trasporto pubblico locale, nella Città metropolitana di Venezia sono già utilizzati 44 autobus elettrici e Actv ha già in dotazione 4 mezzi a idrogeno. “Il nuovo progetto avviato da Avm, condiviso con l’Amministrazione Comunale di Venezia – sottolinea Massimo Diana, direttore della Direzione operativa mobilità di terraferma Avm – è quello di rendere di fatto “green” la flotta”. L’investimento, illustra Diana, prevede l’acquisizione di ulteriori 75 mezzi e 15 autosnodati. E non c’è solo Avm.
Il Gruppo Save, che gestisce l’aeroporto “Marco Polo” di Tessera, ha per esempio in corso “diversi progetti relativi all’impiego dell’idrogeno come vettore energetico e come sostituto di combustibili fossili per autotrazione”, ha ricordato il direttore operativo, Corrado Fischer.
In particolare, è in fase di sviluppo un progetto molto innovativo, basato sull’impiego di droni per il trasporto di prodotti farmaceutici e medicali alimentati con l’idrogeno prodotto direttamente in aeroporto.

C’è poi il Porto di Venezia, che “dal 2021 ha avviato una stabile collaborazione con Sapio Srl e Hydrogen Park per lo sviluppo di un hub per l’idrogeno verde all’interno dell’area portuale di Porto Marghera”, ricorda James Orlandi, responsabile Ricerca e sviluppo progetti europei dell’Autorità Portuale del Nord Adriatico, aggiungendo: “L’obiettivo è attivare le potenzialità dell’area portuale e retro-portuale di Porto Marghera per attrarre investimenti in tecnologie e svolgere un ruolo strategico anche nei traffici dei nuovi vettori energetici di idrogeno verde quali l’ammoniaca e metanolo”.

La produzione dell’idrogeno a Porto Marghera

“Entrerà in funzione nell’estate 2026”, ha quindi annunciato Anna Rita Carta, responsabile iniziative integrate e coordinamento e monitoraggio idrogeno Eni, anche il progetto di Eni per la produzione (pari a circa 1700 kg al giorno) e la distribuzione di idrogeno verde.
Questa avverrà tramite pipeline fino alla stazione Enilive dedicata agli autobus, che è già in fase di costruzione.
Nel contempo, Sapio, sta realizzando, utilizzando un finanziamento complessivo di 17,5 milioni di euro da bando Pnrr un nuovo impianto per la produzione di idrogeno rinnovabile a zero emissioni di anidride carbonica, che,a regime, sarà in grado di produrre fino a 750 tonnellate di idrogeno l’anno.
“A partire dall’estate 2026 – precisa Fabrizio Cardilli, direttore Progetto Idrogeno Sapio – l’impianto di Porto Marghera produrrà idrogeno tramite il processo di elettrolisi dell’acqua, utilizzando energia elettrica, senza emissione di altre sostanze”. E, riguardo alle fonti rinnovabili di energia elettrica che saranno utilizzate, Graziano Tassinato, responsabile Green propulsion laboratory di Veritas, spiega che “il programma consiste nel produrre idrogeno verde attraverso l’impiego di due parchi fotovoltaici realizzati da Eco+Eco sui tetti dei capannoni dedicati al riciclo di rifiuti all’interno dell’Ecodistretto Veritas di Porto Marghera”. Questi metteranno a disposizione circa 2 megawatt/ora.

Alberto Minazzi

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