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Idrogeno: il Veneto è pronto alla sfida dell’energia verde

Idrogeno: il Veneto è pronto alla sfida dell’energia verde

Lo stato dell’arte della filiera al centro di un incontro al capannone del Petrolchimico. Il ministro Pichetto Fratin: “Un’occasione da non perdere”

Insieme a eolico e fotovoltaico, l’idrogeno è una delle principali chiavi per vincere la sfida della transizione energetica dai combustibili fossili alle energie rinnovabili.
“Con l’Unione Europea – sottolinea il ministro della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin – abbiamo fissato a 20 milioni di tonnellate l’obiettivo da raggiungere entro il 2030, ma la somma, riportata Paese per Paese, arriva a 10 milioni. E, nei 10 milioni che dovremo importare, l’Italia può essere determinante”.
Un tema, quello della filiera dell’idrogeno, su cui hanno già puntato con decisione Venezia, forte della realtà di Porto Marghera, e il Veneto.
Ed è per questo che la Fondazione Venezia Capitale mondiale della Sostenibilità ha organizzato, al capannone del Petrolchimico, una conferenza per fare il punto sullo stato dell’arte e sulle prospettive di sviluppo.

Il ministro della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin

Idrogeno in Veneto: a che punto siamo

Per scattare la fotografia della situazione è stato nell’occasione presentato l’esito del questionario “Mappatura competenze e domanda di idrogeno in Veneto”, realizzato da Boston Consulting Group, che ha coinvolto 250 aziende venete.
Dalle risposte è emerso un quadro “sostanzialmente in linea con le linee di sviluppo globali”, che mostra alcune peculiarità nel tessuto produttivo del territorio, che sta rispondendo positivamente agli stimoli sul tema.
Pur nella consapevolezza che siamo ancora alle fasi iniziali del processo di conversione, con una conoscenza ancora relativamente limitata (è questo il motivo del mancato interesse nel 28% dei casi) e progetti ancora sottodimensionati (il 60% dei 38 in corso, molti in fase iniziale, ha un investimento medio sotto i 10 milioni di euro), è stato sottolineato in particolare che “nel caso specifico del Veneto, l’idrogeno sembrerebbe prestarsi meglio a un utilizzo in sostituzione del gas nei settori “hard to abate” e trasporti”.

Il rapporto, che è strutturato sulle 3 direttive dell’idrogeno come materia prima, come fonte per la generazione di calore ed elettricità e per i trasporti, conclude inoltre che il Veneto “rimane un contesto con competenze di filiera che potrebbero essere valorizzate in prospettiva di un’accelerazione”, per quanto resti evidente “il fabbisogno di un supporto regolatorio, oltre che incentivante, per un futuro take off”.

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L’atteggiamento delle imprese venete verso l’idrogeno

Nel campione di rispondenti, a essersi dichiarati interessate verso l’idrogeno sono state 101 aziende (circa il 40% del totale), di cui un terzo solo dal lato dell’offerta.
In prospettiva, sul lato della produzione, il 67% pensa di puntare sull’elettricità autoprodotta da fonti rinnovabili, pur con apertura a più fonti, con le filiere che sostanzialmente si sentono pronte e già competenti per mettere in atto produzione, trasporto e stoccaggio.
L’idea è quella di sostituire con l’idrogeno soprattutto l’elettricità (nell’84% dei casi), ma sono buone anche le percentuali di chi ha risposto “diesel e benzina” (60%) e “gas naturale” (56%), che, come ha spiegato Pietro Romanin, managing director di Boston Consulting Group illustrando la ricerca, “sono i principali bersagli su cui concentrare le applicazioni di idrogeno”.

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Tra le aziende interessate, circa il 26% utilizza o prevede di convertirsi all’utilizzo dell’idrogeno (nel 19% “verde”).
L’utilizzo avverrebbe principalmente per la produzione di elettricità e calore (74%) e come combustibile nei trasporti (67%), quasi interamente su gomma (97%) e principalmente (56%) per trasporto passeggeri.
I fattori limitanti, per le aziende che ancora non pensano a una conversione, sono invece soprattutto l’incertezza sui finanziamenti e il costo.

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Pichetto Fratin: l’idrogeno può dare nuova centralità all’Italia

Nel suo intervento, il ministro Picheto Fratin ha esordito definendo l’idrogeno “uno dei temi fondamentali sulla questione climatica della sostenibilità, sul mantenimento della ricchezza, sullo sviluppo futuro e sull’essere i primi a cogliere le nuove opportunità”.
Il titolare dell’Ambiente ha quindi ricordato che “l’idrogeno dà risposta ad alcune attività che non avrebbero spazi attuali per sostituire i fossili” e che il Paese vi ha investito più di 3,6 miliardi.
Picheto Fratin ha quindi identificato i settori hard to date e del trasporto (annunciando 2 sperimentazioni al via anche sul fronte ferroviario, in Lombardia e Sardegna) quelli su cui concentrare principalmente gli sforzi. E poi ha dichiarato che “bisogna colmare il gap di costo”.
“Due anni fa – ha ricordato – l’idrogeno costava tra i 13 e i 15 euro al kg, oggi tra i 7 e gli 8; l’obiettivo per far stare in piedi il sistema, in un percorso giorno per giorno, è arrivare a 1 euro al kg”.

Per l’Italia, ha dunque concluso, l’idrogeno può diventare “un business: sia per l’idrogeno che saremo in grado di produrre qui che per il transito”. “Sono valutazioni – ha spiegato – da fare anche con il Nord Africa così come con Germania e Austria, creando una serie di situazioni che ci vedono centrali. Già oggi abbiamo una centralità che qualche anno fa non avevamo: è una sfida – ha concluso- ma l’occasione va colta fino in fondo”.

Venezia, il Veneto e le sfide dell’idrogeno

A introdurre i lavori è stato il presidente della Fondazione Venezia Capitale Mondiale della Sostenibilità, Renato Brunetta, che ha puntato in particolare su due questioni.
“La prima – ha detto – è che l’idrogeno pulito è alleato fondamentale per il successo delle strategie di decarbonizzazione. E il Veneto, più di altre regioni europee, è destinato a sviluppare filiere avanzate. Anche perché, in secondo luogo, si pone in posizione vantaggiosa nei confronti di alcune realtà europee”.
Il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, che ha ospitato l’evento nel capannone in passato simbolo delle lotte operaie, ha invece sottolineato che “questo convegno deve soprattutto spiegare alla gente comune a cosa serve una fonte pulita come l’idrogeno e raccontarne le ricadute positive per il cittadino. In particolare ai giovani, per far capire che siamo seduti su un potenziale gigantesco, visto che l’ambiente è una grande opportunità. Qui, oggi, possiamo iniziare a parlare di futuro reale”.

L’assessore allo Sviluppo economico della Regione Veneto, Roberto Marcato, ha invece spiegato che il Veneto, ragionando su come rendersi meno dipendente dal resto del mondo in tema energetico, ha puntato soprattutto sull’idrogeno ritenendolo, tra le varie fonti alternative, il più adatto al nostro territorio, dove non c’è molto vento, il fotovoltaico dovrebbe sottostare a numerose limitazioni e l’idroelettrico è stato già sfruttato a sufficienza. Dopo aver auspicato l’arrivo in Giunta, entro fine anno, del Piano energetico, l’assessore Marcato ha annunciato che sono in cantiere 2 bandi, da 5 e 25 milioni di euro, per aiutare le imprese in ricerca, innovazione e messa a punto di impianti di idrogeno.

Alberto Minazzi

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