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Zanzare, è tempo di cambiare strategia: si parte dal menù

Zanzare, è tempo di cambiare strategia: si parte dal menù

Uno studio rivoluziona ciò che sappiamo sulle zanzare: non tutte preferiscono gli umani. Capire cosa mangiano è la chiave per fermare le malattie che diffondono

Zampette leggere, ronzio insistente, punture fastidiose.
Ogni estate torniamo alla carica con spray, zampironi e rimedi casalinghi, cercando di difenderci da quello che consideriamo un nemico tutto sommato innocuo.
Ma la verità è che le zanzare non sono soltanto un fastidio stagionale: sono tra i più pericolosi vettori di malattie infettive al mondo, responsabili della trasmissione di virus e parassiti che colpiscono milioni di persone ogni anno.
Ecco perché la lotta alle zanzare ha bisogno di nuove armi, nuove mappe, nuove strategie.
Proprio in quest’ottica nasce uno studio internazionale pubblicato su Global Ecology and Biogeography, che ci dice finalmente con chiarezza chi pungono davvero le zanzare e perché.
Spoiler: non ha nulla a che fare con il cosiddetto “sangue dolce”.

La mappa alimentare delle zanzare

Lo studio, il primo condotto utilizzando nuovi metodi basati sul Dna, ha analizzato più di 15.600 dati su pasti di sangue di zanzare, svelando per la prima volta una mappa globale delle loro abitudini alimentari.
E i risultati sorprendono: le zanzare non hanno gusti fissi, ma scelgono le loro “vittime” in base a un mix di specie disponibili, ambiente, e clima.

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Il menù delle zanzare: flessibili, selettive o “snob”?

I ricercatori del team guidato dal biologo Konstans Wells, dell’Università di Swansea, sono riusciti a identificare con precisione quali animali – o esseri umani – finiscono nel menù delle diverse specie. E i risultati sfatano molti luoghi comuni.
Prendiamo ad esempio le Culex, una delle famiglie di zanzare più diffuse (inclusa la classica zanzara comune che ci ronza attorno la sera): si tratta di vere e proprie onnivore. Si nutrono di un’ampia gamma di specie – tra 179 e oltre 300 – e mostrano un’incredibile flessibilità. Alcune varietà di Culex pipiens sembrano specializzate in uccelli, altre preferiscono i mammiferi, mentre alcune varianti ibride sono più “curiose” e si nutrono di entrambi, a seconda della disponibilità dell’ambiente in cui vivono.

Molto più selettive sono le Aedes, come la famigerata zanzara tigre, che predilige ambienti urbani.
Queste zanzare si concentrano su un numero inferiore di specie (tra 26 e 65), ma mostrano una forte tendenza a pungere l’uomo, sia nei contesti di laboratorio che in natura. Infine ci sono le Anopheles, che comprendono le specie responsabili della trasmissione della malaria. Queste ultime sembrano avere gusti ancora più ristretti: il loro ventaglio di possibili pasti varia solo da 7 a 29 specie. Un comportamento che agli occhi dei ricercatori appare quasi “snob”, vista la loro selettività. Anche loro, però, dimostrano una netta preferenza per gli esseri umani.

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Cosa influenza il menù del giorno?

La dieta delle zanzare, insomma, non dipende solo dalla loro genetica, ma anche da fattori ambientali come la temperatura, la densità del bestiame o la disponibilità di acqua.
Le trasformazioni dovute al cambiamento climatico e all’urbanizzazione stanno modificando habitat e comportamenti: oggi persino piccoli bacini artificiali, come le pozzanghere nei cortili o i tombini ostruiti, possono diventare luoghi ideali per la riproduzione di alcune specie.
Il fatto che il loro comportamento alimentare vari da una regione all’altra rende più difficile prevedere la diffusione di malattie trasmesse da questi insetti.

Lo spry non basta, servono nuove strategie

Alla base dello studio c’è anche un’intuizione nata da una tesi di laurea: quella di Meshach Lee, ex studente a Swansea al quale si deve la scoperta che, oltre a mammiferi e uccelli, anche anfibi, rettili, pesci e persino alcuni invertebrati possono finire nel piatto delle zanzare. Uno scenario molto più complesso del previsto.
Viste le implicazioni per la salute pubblica mondiale che le loro “scelte gastronomiche” hanno, conoscere meglio chi pungono e perché risulta importante e gli autori dello studio  – tra cui figurano anche Tamsyn Uren Webster, Richard O’Rorke e Nicholas Clark – sperano che questa ricerca possa ispirare strategie sanitarie globali più mirate, capaci di anticipare i cambiamenti in atto. Perché le zanzare non si fermano mai, e capire cosa mettono nel piatto è il primo passo per fermarle.

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