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West Nile: il piano straordinario di contrasto del Veneto

West Nile: il piano straordinario di contrasto del Veneto

Comunicazione, prevenzione, diagnosi e disinfestazioni: gli interventi integrati della regione

I casi di West Nile, in Veneto, hanno toccato quota 227.
Belluno è la provincia in cui ce ne sono meno (solo 1), Padova quella in cui se ne registra la maggior parte: 122.
Più di quanti storicamente sia mai accaduto. Ma destinati ancora a crescere ovunque.
E’ per questo che la regione Veneto è intervenuta approntando un piano straordinario di contrasto che combina più strategie e con una più consistente azione nelle aree a maggior rischio per la presenza sia di zanzare che di soggetti fragili.
A fronte di numerose persone sane che contraggono il virus spesso in modo asintomatico o comunque lieve, sono soprattutto questi ultimi che infatti rischiano il ricovero nei reparti ordinari o in terapia intensiva.

Il piano straordinario veneto

La prima fase del piano prevede un rafforzamento della mappatura del territorio, con “la valutazione dei fossati che – si legge nel documento – per conformazione, irregolarità nel deflusso delle acque, sviluppo di vegetazione e/o presenza di fonti di inquinamento organico, risultino favorevoli allo sviluppo di C. pipiens, per poter poi procedere all’intervento straordinario con larvicidi”.
Non si tratta dell’unico tipo di intervento in quanto, secondo quanto previsto dal piano straordinario, le azioni saranno “parametrate in base alla situazione di rischio di una specifica area o territorio”.

 

Gli interventi entro i primi dieci giorni di settembre

Nelle aree maggiormente a rischio, infatti, il contrasto del virus, oltre che con interventi larvicidi sarà effettuato anche con interventi adulticidi, più pesanti ma più efficaci.
Gli interventi adulticidi dovranno essere concentrati tra fine agosto e i primi 10 giorni di settembre.
Queste azioni saranno effettuate anche nelle aree dette  “zone buffer di sicurezza” : si tratta di territori di fatto di medio rischio ma confinanti con aree ad alto rischio e quindi da proteggere.

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Comunicazione, prevenzione e diagnosi

Accanto alla pregressa azione di valutazione del rischio e alla conseguente suddivisione delle aree, il piano straordinario prevede, tra gli interventi, anche il potenziamento della rete diagnostica di laboratorio, il rafforzamento del monitoraggio epidemiologico integrato e, soprattutto, un’importante azione di comunicazione affinché la popolazione sia messa al corrente di cos’è il virus West Nile e in modo particolare consigliata su come fare per proteggersi evitando il contagio e per contribuire a far sì che la diffusione delle zanzare venga limitata.

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L’uso di repellenti, zanzariere e di un certo tipo di abbigliamento, infatti, può ben contribuire a una seria azione di prevenzione.
Ma nel contempo, fare in modo che le zanzare non trovino nei giardini e nelle terrazze condizioni favorevoli per riprodursi può risultare fondamentale.
Attenzione quindi a non lasciare acqua stagnante sui vasi, dove velocemente possono formarsi dei focolai larvali.
Grazie alla mappatura geografica e ai cluster noti ( si parla di cluster quando ci sono 2 o più casi di forme neuro-invasive segnalate nel raggio di 2 km ed entro 15 giorni uno dall’altro dall’inizio dei sintomi)  i comuni saranno suddivisi in quattro livelli di rischio.

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I controlli e l’efficacia degli interventi

“Le febbri da WNV possono essere incluse nella definizione di “caso” – si legge ancora nel piano straordinario della regione Veneto – a meno che non emerga, dall’indagine epidemiologica, che l’infezione sia avvenuta in luoghi diversi per ciascun caso”.
Dopo che i trattamenti di disinfestazione saranno stati effettuati, è prevista un’azione di controllo da parte delle Ulss territoriali che, successivamente, “stabiliranno gli ulteriori interventi per i Comuni di livello 3 e 4”, programmando entro 10 giorni, “di concerto tra ULSS, comuni e aziende incaricate, una seconda pianificazione.
L’intervento straordinario interesserà tutto il territorio delle ULSS in cui si concentrano i comuni a maggiore rischio (livello 4, zone buffer e livello 3), secondo le azioni previste per ogni classe di rischio identificata e sarà oggetto di valutazione. Poiché l’efficacia dei trattamenti adulticidi ha breve durata, il monitoraggio dovrà esser effettuato immediatamente “posizionando a campione trappole CKC e BG Sentinel attivate con anidrire carbonica 24 ore prima e 24 ore dopo l’intervento”. Parametro dell’efficacia dell’intervento sarà la percentuale di riduzione di adulti di zanzara.

Consuelo Terrin

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