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Le sette invenzioni venete che ci hanno cambiato la vita

Le sette invenzioni venete che ci hanno cambiato la vita

Dal pianoforte al microprocessore… storie di geni e di scoperte

La prima notizia è che il Veneto è la terza regione italiana per domande di brevetti depositati nel 2022 e si è guadagnato un ottimo 32° posto a livello europeo.
La seconda notizia è che sette delle invenzioni più famose al mondo sono il frutto del genio veneto.
Sette oggetti che hanno cambiato o influenzato il futuro di moltissimi di noi. Uno su tutti, il microprocessore.

Da Vicenza per ridisegnare il futuro

Il microchip porta la firma di Federico Faggin, passato in breve tempo da Isola Vicentina alla Silicon Valley,
Appena diplomato, trovava impiego alla Olivetti, progettando un calcolatore sperimentale e contemporaneamente laureandosi in Fisica a Padova.
Assunto alla SGS, poco dopo sbarcava a Palo Alto, in America, dove tirava fuori dal cilindro l’invenzione destinata a rivoluzionare non soltanto il XX secolo ma il futuro dell’informatica, il microprocessore, con il quale dimostrava che era possibile costruire circuiti integrati complessi e inserirli in un chip delle dimensioni di un’unghia.
Da quel 15 novembre 1971, data della messa in commercio di Intel 4004, la nostra vita ha subito una svolta epocale.
Senza l’invenzione di Faggin oggi non esisterebbero i personal computer né gli smartphone, tanto per fare un esempio.
Negli anni lo scienziato vicentino ha continuato a “inventare” e a macinare successi. A Faggin si deve infatti anche la tecnologia touchscreen e la fondazione nel 1986, in “tempi non sospetti”, di un’azienda che si occupa di reti neurali, le fondamenta dell’intelligenza artificiale.
Di recente, ha elaborato la prima teoria della coscienza umana basata sulla fisica quantistica.

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Quasi una passeggiata lunare

Intere generazioni li ricordano, intere generazioni li hanno indossati.
Sono i Moon Boot ideati dal veneto Giancarlo Zanatta, che per questi doposci si ispirò agli scarponi indossati dagli astronauti, come ricorda il nome con il quale sono stati brevettati.
L’imprenditore di Montebelluna, fondatore della Tecnica Group, progettò questa sorta di stivaloni in nylon e in schiuma di poliuretano, impermeabili, leggerissimi, ambidestro per rendere più confortevoli e caldi i nostri momenti tra le neve.
Gli stivali più iconici di sempre, in grado di conquistare star e passerelle, continuano a riscuotere successo planetario. E, grazie a una sentenza del Tribunale di Milano, all’invenzione di Zanatta è stato riconosciuto un valore artistico, tanto da essere ora esposti al MoMa di New York.

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Cono o coppetta?

Agli inizi del XX secolo Zoldani e Cadorini divennero famosi in tutto il mondo perché diffusero il gelato, una delle bontà più apprezzate in assoluto.
Ancora una storia di successo veneto, perché l’invenzione di uno dei tantissimi emigrati si è trovata letteralmente “nella” bocca di tutti.
Si chiamava Italo Marchioni, era nato a Peaio di Vodo di Cadore, in provincia di Belluno il giovane diretto in America sul finire del 1800.
Se oggi gustiamo le dolci, cremose palline dentro le cialde a cono è grazie a lui, che progettò un macchinario che stampava pasta di wafer e gli consentiva di vendere i suoi gelati per le vie di New York con più praticità. Purtroppo, dopo aver depositato il brevetto, nel 1903, nacque una controversia con un suo ex socio per la paternità del progetto, per fortuna risolta, tanto che nel 1954, anno della morte di Italo Marchioni, il New York Times gli dedicò un articolo intitolato «Italo Marchiony, 86, made ice cream cone”.

La rivoluzione musicale partì da Padova

Di lui oggi si parla poco e altrettanto poco se ne scrive, ma dobbiamo ringraziare Bartolomeo Cristofori, nato a Padova nel 1655, per aver inventato i primi modelli di pianoforte.
Il cembalaro veneto fu uno dei più importanti costruttori di strumenti musicali e in un certo qual modo anche la sua fu una storia di emigrazione perché nel 1690 lasciò la città natale per trasferirsi a Firenze, alla corte del principe Ferdinando de’ Medici.
Nel 1698 Cristofori progettò lo strumento destinato a rivoluzionare il mondo della musica: il “Gravicembalo che fa il piano e il forte”, cioè il primo pianoforte con corde che anziché essere pizzicate venivano colpite, anticipando di fatto le meccaniche dello strumento moderno.
Tanti gli esemplari che produsse il Cristofoli, di cui ben tre sono custoditi nelle sale del Metropolitan Museum di New York.

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Da ciclista a imprenditore di successo

Popolo di inventori i veneti. Anche nel settore dell’ innovazione tecnologica in ambito ciclistico.
L’antenato di cambi moderni, il “mozzo a sgancio rapido”, si deve infatti al vicentino Tullio Campagnolo.
La sua invenzione, che risale al 1930, ha cambiato il futuro del mercato delle biciclette.
E non è stata l’unica. Campagnolo ha infatti firmato ben 185 brevetti, tra cui il celebre “cambio a bacchetta” e il “deragliatore posteriore a parallelogramma”, il primo cambio di tipo moderno, e il “cambio Gran Sport a singolo cavo”.

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Via le zanzare con lo zampirone

E’ invece di un veneziano l’antizanzare a forma di spirale che ha preso il nome del suo inventore: Giovanni Battista Zampironi.
Giobatta (così si firmava) si laureò in chimica farmaceutica a Padova e nel 1862, all’età di 26 anni, fondò un laboratorio a Mestre per produrre piccoli coni a base di piretro, rimedio contro zanzare e altri insetti.
Uomo dalle capacità imprenditoriali non comuni, riuscì a trasformare la sua idea di insettifugo in un prodotto di mercato, brevettando il marchio e creando un brand a tutt’oggi riconosciuto nel mondo.

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La “motrice Pia”

Anche il primo motore a scoppio è frutto del genio veneto.
Nonostante la diatriba sia ancora aperta, sembra appurato che a brevettare il primo motore endotermico non sia stato il tedesco Karl Benz ma il veronese Enrico Bernardi.

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Museo Nicolis, Enrico Bernardi, Motrice @Angelo Rosa

Dopo la laurea in ingegneria a Padova, fu lui a fondare l’Istituto Macchine dell’Università patavina e a brevettare nel 1882 la motrice PIA, applicata dapprima a una macchina da cucire e successivamente al triciclo del figlioletto, facendolo diventare di fatto il primo veicolo a motore circolante su strada.

Luisa Quinto

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Tag:  brevetti

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