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Guerra Russia-Ucraina: le armi termobariche e la minaccia nucleare

Guerra Russia-Ucraina: le armi termobariche e la minaccia nucleare

C’è tutto il dramma della guerra, nelle immagini che arrivano dall’Ucraina mostrando città distrutte da missili e bombe “convenzionali”.
Ma lo scenario potrebbe diventare ancor più inquietante se la Russia decidesse di mettere concretamente in campo tutto il resto suo potenziale, fatto di armi termobariche e ordigni nucleari.
Una minaccia da non sottovalutare, non solo perché il presidente russo Vladimir Putin, già nel quarto giorno del conflitto, ha dato ordine di mettere in stato di massima allerta le forze strategiche di deterrenza nucleare ma anche per la conferma, da parte del ministro della Difesa russo Sergej Kužugetovič Šojgu, circa l’utilizzo del lanciarazzi TOS-1A.

La minaccia delle armi termobariche: fanno evaporare ogni forma vivente

Come testimonia anche un video del corrispondente della Cnn Frederik Pleitgen, alcuni TOS-1 sarebbero stati portati con i camion militari russi e posizionati a Belgorod, vicino al confine con l’Ucraina.
Si tratta – hanno spiegato gli esperti militari – di lanciarazzi in grado di lanciare missili dotati di testate incendiarie e termobariche.
Provocano una grande palla di fuoco circondata da un’area di fortissima pressione e hanno risultati devastanti.

armi termobariche

Le armi termobariche, dette anche volumetriche o “bombe a vuoto”

Questo tipo di armi generano infatti un’onda d’urto di lunga durata, molto potente e quindi altamente distruttiva, in quanto l’esplosivo contenuto al loro interno ad alta temperatura e pressione elevata, risucchia l”ossigeno dall’aria circostante.
Secondo l’ambasciatrice ucraina negli Stati Uniti, Oksana Markarova, questo tipo di ordigni termobarici (impiegati per la prima volta in Afghanistan e poi anche in Cecenia e in Siria) sarebbe già stato utilizzato nel conflitto in corso.
L’effetto provocato dall’esplosione in un luogo chiuso di tali missili sul corpo umano è quello di dilaniare gli organi interni.
Generalmente vengono utilizzate nei tunnel o nei bunker al fine di eliminare senza scampo la presenza di ogni forma vivente.

armi termobariche
Turisti in visita al bunker

L’ uso di questi ordigni, detti anche “bombe a vuoto”, è considerato un crimine di guerra.
L’attacco termobarico russo, inoltre, potrebbe arrivare dal cielo, con lo sgancio della “Father of All Bombs”, la bomba non nucleare più potente al mondo con una potenza pari a 44 tonnellate di tritolo.
Il vuoto creato dai gas sprigionati fa letteralmente evaporare ogni forma vivente in un raggio di 300 metri.

Il rischio nucleare

La Russia è il Paese che ha le maggiori scorte nucleari al mondo e ha sempre votato contro l’adozione del trattato sulle proibizione delle armi nucleari.
Questo tipo di ordigni, fortunatamente, non sono stati più utilizzati da nessun Paese dopo la fine della seconda guerra mondiale, quando il bombardamento statunitense uccise 200 mila persone tra Hiroshima e Nagasaki. Adesso, però, il pericolo di un conflitto nucleare è tornato purtroppo concreto.
Secondo la Radiotelevisione svizzera, nella dotazione missilistica della Russia vi sarebbero anche i “Sarmat”, o “Satan 2”, con una portata di 18 mila km e in grado di trasportare fino a 15 testate nucleari.
Questi missili intercontinentali sono in grado di eludere le difese missilistiche avversarie, sfruttando la traiettoria sopra il polo sud, dove non sono collocati apparecchi radar di “early warning” né sistemi difensivi anti-missili.

Le armi proibite in guerra e l’appello degli scienziati

Insieme allo schieramento di tank, caccia e fregate, all’avanzata delle forze militari e al lancio di missili, la Russia, secondo quanto denunciato dalle autorità ucraine, starebbe comunque già utilizzando armi proibite e attuando azioni sotto copertura.
Nella stessa Russia, nel frattempo, una decisa protesta contro le azioni di guerra è stata sottoscritta da oltre 4 mila scienziati e divulgatori scientifici che sul sito Troickij variant hanno lanciato un appello tradotto e pubblicato online anche dalla scienziata e senatrice a vita Elena Cattaneo, oltre ad essere stato rilanciato dalla Federazione delle Accademie scientifiche e umanistiche europee Allea.

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