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A Venezia la casa biologica delle microalghe

A Venezia la casa biologica delle microalghe

Le chiamano “foreste liquide“. In realtà sono colonie di microalghe che risucchiano l’anidride carbonica dell’aria e che vengono poi utilizzate per ricavare nuova energia e nuove forme di biocarburante.
Succede a Venezia.

Dopo aver fatto correre i suoi vaporetti con l’olio di frittura recuperato dai ristoranti, la città alza l’asticella della sperimentazione.
Inaugurato nel febbraio 2020, a Fusina, il suo primo Green Propulsion Lab, in laguna la nuova sfida per l’ambiente si chiama fonti alternative. Di ogni tipo.

 Dalla microbiologia alla mobilità sostenibile

All’interno di un grande laboratorio sperimentale realizzato nell’ambito dell’accordo per Porto Marghera tra Comune di Venezia e Ministero dell’Ambiente, i tecnici e i chimici del Gruppo Veritas, la multiutility pubblica veneziana che gestisce la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti oltre che il servizio idrico,  esplorano quattro grandi aree: la microbiologia, l’energia da fonti rinnovabili, gli accumuli elettrochimici e la mobilità sostenibile.

Quest’ultima ha già prodotto un suo prototipo: un’imbarcazione ibrida evoluta alimentata da batterie (e da un gruppo elettrogeno a biodiesel per i tragitti più lunghi) che anziché utilizzare l’olio si alimenta con acqua di mare. La nuova barca, lunga 12 metri e larga quasi 3 è in uso per la raccolta e il trasporto dei rifiuti.

La chimica diventa green

Ma è soprattutto nel campo del recupero dei materiali e quindi dell‘economia circolare che il laboratorio concentra le sue ultime sperimentazioni.
Qui, microrganismi vengono utilizzati in processi di biotecnologie ambientali.
In sostanza, vengono prodotte colonie di  microalghe, chiamate “foreste liquide”, per catturare i gas dalle emissioni industriali e per generare biocarburanti avanzati.

microalghe

 

Le microalghe della bioraffineria solare

In questa nuova dimensione, Veritas, Enea, le Università di Venezia e Padova e alcune imprese venete hanno unito le forze per arrivare a soluzioni alternative e a emissioni zero.
A Fusina ci sono dei foto bioreattori per la coltura delle microalghe e la produzione di biomasse.
Le alghe vengono alimentate con l’anidride carbonica che esce dagli impianti industriali.
Una volta separata dal fumo delle ciminiere grazie a una tecnologia chimica di ultima generazione, l’anidride carbonica  viene infatti inserita in dei bomboloni con il quali vengono alimentate le “foreste liquide” che alla fine emettono ossigeno potendo attivare la fotosintesi clorofilliana stimolata dalla bioraffineria solare.
Le colonie di microalghe crescono in poche ore e vengono rigenerate continuamente.
Le alghe cresciute, invece, vengono alla fine essicate per dar vita a nuove forme di carburante.

Prototipi per il biometano sintetico

Tutto questo avviene grazie all’uso di strumenti altamente tecnologici come fotobioreattori  reattori e bioreattori dai nomi così fantascientific,i eppure oggi così a portata di mano, da sembrare normali.

Digestore anaerobico mobile @Enea

Nell’area POWER to GAS – P2G saranno progettati anche due prototipi per la sperimentazione di tecnologie biologiche avanzate nella produzione di biometano sintetico.

“Questo progetto è partito quattro anni fa ed è finanziato con fondi del Ministero dell’Ambiente e in parte di Veritas -ha spiegato il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro- Stiamo investendo tantissimo sul disinquinamento di acque e terra. Qui sarà possibile sperimentare tecnologie innovative, in modo tale da individuare quale percorso intraprendere per far trovare soluzioni ecocompatibili“.

Consuelo Terrin

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