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Valeria Sandei e il caleidoscopio dell’AI

Valeria Sandei e il caleidoscopio dell’AI
Valeria Sandei, AD Almawave

Intervista all’Ad di Almawave, l’azienda italiana dell’intelligenza artificiale

Nel corso di questi ultimi due anni il mercato dell’AI, l’intelligenza artificiale, ha raddoppiato il proprio valore. E alcune aziende sono approdate in Borsa.
A portare a Piazza Affari Almawave è stata la veneziana Valeria Sandei.
Una formazione umanistica alle spalle (si è diplomata al liceo classico Marco Polo di Venezia), una grandissima passione per la musica classica e lo studio del flauto traverso al Conservatorio Benedetto Marcello, una laurea con lode in Economia alla Bocconi.
Le strade che aveva davanti potevano essere molte e diverse.
L’approdo, invece, è stato nel mondo della tecnologia. Quella più innovativa e affascinante: l’intelligenza artificiale.
Oggi Valeria Sandei è considerata (la selezione è di Forbes Italia 2021) una delle 100 donne leader italiane.
L’azienda che dirige, Almawave, impiega oltre 400 persone e ha investito negli ultimi 10 anni oltre 40 milioni di euro in ricerca. Oggi, con il suo azionista di maggioranza, Almaviva, conta circa il 34% di partecipazione di investitori italiani e stranieri e ha diverse sedi in Italia e nel mondo: a Roma, Milano e Torino, a Firenze, Napoli, Trento, Genova e Padova, oltre che in Brasile a São Paulo e Belo Horizonte e negli Usa a San Francisco.

  • Valeria, in mezzo a tanta sofisticata tecnologia, lei, che pure non arriva da un’area Stem, sembra del tutto a proprio agio. E quando parla di intelligenza artificiale, cito il titolo di un suo recente intervento al TEDxPerugia, lo fa svelandoLa complessa semplicità dell’AI”…

-C’è anche un altro titolo, quello che ho scelto per la conferenza del 5 luglio a Milano, per parlarne e che credo rappresenti una risposta a questa sua domanda: “Il caleidoscopio dell’AI”.

  • Intende dire che oltre ad avere o fornire una complessa semplicità l’intelligenza artificiale funziona un po’ come un gioco di riflessioni multiple in grado di generare tante diverse forme? E non può rivelarsi pericolosa per questo?

– Io credo non ci sia un’intelligenza artificiale buona o cattiva e dunque pericolosa. E’ tutto legato all’uso che se ne fa. L’AI è il più grande trend topic della nostra storia e ha aperto un dibattito che spazia dalla tecnologia all’etica. Quel che è certo è che può migliorare le nostre vite, portare semplicità. Ma è giusto regolamentarla.

  • Il Parlamento Europeo l’ha fatto e pare che, dopo il passaggio tra Consiglio e Commissione dell’Unione, il Regolamento entri in vigore nel 2024. E’ il primo al mondo. Cosa ne pensa?

-Il Regolamento europeo trasmette un principio di fondo legato all’etica focalizzando sul rischio connesso a un ambito d’uso. E’ una giusta attenzione, che riprende i principi fondamentali dello sviluppo dell’intelligenza artificiale, ossia la non discriminazione, la responsabilità, che deve restare in capo all’uomo, la privacy per il modo in cui vengono gestiti i dati, l’attendibilità e la trasparenza, solo per citarne alcuni. Sulla base di questo, viene indicato in quali ambiti non la si può utilizzare, ma gli altri, penso per esempio al campo della salute, della sostenibilità, delle risorse energetiche, hanno un potenziale enorme. Il problema è capire come tutto sarà gestito a livello globale. L’Europa ha voluto dare una propria lettura. Ora le aziende devono dotarsi di una visione responsabile. Poi ci saranno percorsi di verifica e di analisi, ma i presupposti di fondo su cui lavorare sono stati gettati.

  • Voi lavorate con i sistemi più avanzati, applicando l’AI all’analisi del linguaggio, scritto e parlato, in 40 lingue ma avete progetti anche con l’AI generativa. L’intelligenza artificiale può essere davvero creativa?

– Dietro alle tecnologie ci sono degli algoritmi e se è vero che la macchina è in grado di combinare i dati e generare nuovi contenuti, è altrettanto vero che il concetto di creatività che associamo all’uomo la macchina non ce l’ha. Alla base stanno sempre i dati che noi forniamo: più vasti sono, meglio è. Perché, quello che invece non abbiamo noi rispetto alla macchina, è la capacità di analizzare l’immensa mole di dati a disposizione.

  • Attraverso l’analisi dei dati l’intelligenza artificiale può interpretare i bisogni delle persone?

-Soprattutto può aiutare a dare risposte utili a quei bisogni. Faccio un esempio: nell’ambito del turismo abbiamo piattaforme che usano moltissimi dati per analizzare i flussi. Si possono porre delle domande, si può richiedere un report su quei dati, realizzare dei contenuti, trovare delle modalità di gestione. L’AI arricchisce la nostra cassetta degli attrezzi aiutandoci a trovare risposte utili e concrete. Lo stesso vale per la telemedicina, per la transizione ecologica, per favorire l’accesso ai servizi della Pubblica Amministrazione, della cultura, del lavoro, dei trasporti e per i tanti altri settori in cui anche noi operiamo.

  •  Lei recentemente è stata insignita del Premio Marisa Bellisario per il Management, attribuito alle donne che fanno la differenza nel nostro Paese. Il suo (ricordiamo che lei ha famiglia, due figlie adolescenti) è un lavoro per donne? Che significato ha per lei ricevere questo riconoscimento?

-Io sono davvero onorata di aver ricevuto questo Premio e devo dire che avverto anche un senso di maggiore responsabilità. Spero che altre ragazze vogliano credere nel loro percorso, che abbiano fiducia in ciò che vogliono fare e se posso dare un contributo in questo senso mi fa un grande piacere. Mi ha chiesto se il mio è un lavoro per donne. Lo è certamente e anche se in azienda la percentuale femminile oggi copre un terzo del totale perché è difficile trovare figure professionali femminili in questo campo, io esorto le giovani donne a fare il loro ingresso nel mondo Stem, delle tecnologie: è un settore affascinante, al centro delle trasformazioni in atto, che offre tantissime opportunità perché sono davvero molte le figure professionali di cui avrà bisogno. E’ sicuramente un’ottima strada da percorrere.

Consuelo Terrin

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