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Intelligenza artificiale: è un rischio?

Intelligenza artificiale: è un rischio?

L’Unione Europea, prima al mondo, adotta un regolamento in materia. L’evoluzione: dalla letteratura, al cinema, fino al sorprendente presente

Chi ha scritto questo articolo, come è compito di ogni giornalista nello svolgimento del proprio lavoro, ha speso varie ore a cercare informazioni sull’argomento, a controllarne la veridicità, a leggerle, capirle e infine rielaborarle per renderle il più possibile comprensibili al lettore.
Se, al suo posto, l’autore fosse stato un computer con installata per esempio l’ormai sempre più nota ChatGPT, sarebbero bastati pochi minuti per veder comparire sullo schermo un testo già bello e che finito. Con un limite: se la quantità dei dati che è in grado di elaborare è insuperabile, la qualità degli stessi rappresenta un problema, perché non sempre tutto ciò che è inserito (tra l’altro dall’uomo) in un sistema è “pulito” e vero.
Ciò evidenziato, una cosa è certa: l’intelligenza artificiale (nota anche con l’acronimo AI) è destinata a rivoluzionare le nostre vite.
Ma, al tempo stesso, è una potenziale fonte di rischi e richiede quindi di cercare di risolvere una serie di problematiche, a partire da quelle etiche, prima di spingersi troppo avanti.
Per capire che si tratta di questioni serie, basta pensare che il tema è stato uno degli argomenti al centro del recente incontro tra il premier, Giorgia Meloni, e il patron di Twitter, Tesla e Space X, Elon Musk. Ovvero un uomo che, quanto a capacità visionarie, ha ben poco da imparare.
Ancor più deve far riflettere chi vede nella AI solo una curiosità o un gioco il fatto che il Parlamento Europeo sia stato il primo al mondo, a metà giugno 2023, ad approvare un regolamento, l’AI Act, che approccia al tema dal punto di vista del rischio, prevedendo pesanti sanzioni per l’inosservanza.

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Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ed Elon Musk @Presidenza del Consiglio

Le molteplici applicazioni dell’intelligenza artificiale

Limitandosi a una fredda definizione, l’intelligenza artificiale è l’abilità di una macchina di mostrare capacità umane come il ragionamento, l’apprendimento, la pianificazione e la creatività. E non si tratta certo di un’idea nuova.
E’ da più di mezzo secolo che letteratura e cinema di fantascienza ipotizzano un futuro in cui le macchine saranno in grado di prendere il posto dell’uomo.
Il fatto è che, ormai, la velocità dell’evoluzione tecnologica ha declinato al presente ipotesi probabilmente andate oltre anche le più fervide fantasie di appena qualche decennio fa.
L’elenco degli ambiti in cui l’AI è applicabile è già oggi vastissimo, non limitandosi alle sole app come il già citato modello di linguaggio ChatGPT, che è per esempio in grado di realizzare un testo su qualsiasi argomento basandosi sull’apprendimento automatico, non però verificandone anche le fonti.

Tante prospettive e ambiti di intervento

Concretamente, l’intelligenza artificiale è stata fondamentale anche per l’elaborazione dei dati che ha permesso di arrivare in tempi rapidissimi allo sviluppo dei vaccini contro il Covid.
ChatGPT ha contribuito anche alla progettazione di un robot per raccogliere pomodori o, più curiosamente che altro, è stata utilizzata anche per la creazione di una chat on line in cui il computer ha elaborato il succo del pensiero di Padre Pio, fornendo risposte e consigli in linea con questo su ogni tema.
Ancora, attraverso l’AI, a Singapore sono stati realizzati e già messi in servizio in aeroporto dei robot poliziotto, mentre, ha annunciato Paul McCartney, è stata recuperata da una vecchia cassetta la voce di John Lennon che sarà utilizzata entro l’anno per la pubblicazione di un brano inedito dei Beatles.
Ma le aree di utilizzo dei sistemi di intelligenza artificiale presto riguarderanno anche altri ambiti: dalle catene di approvvigionamento alle assicurazioni, dall’applicazione dei dati satellitari per l’estrazione di petrolio e gas all’agricoltura e alle analisi societarie.

L’Intelligenza artificiale

L’intelligenza artificiale si basa sulle reti neurali, modelli matematici che, come il cervello umano, sono composti da gruppi di neuroni, in questo caso artificiali, capaci di riconoscere le immagini e dotati di capacità di calcolo.

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Le reti neurali poggiano su due parametri: l’eccitazione di un neurone e la quantità di eccitazione che passa da un neurone all’altro.
Ci sono due diversi tipi di intelligenza artificiale, discriminativa e generativa, che a loro volta si declinano in diversi modelli.
Nell’AI discriminativa c’è una supervisione umana, con l’aggiornamento dei parametri di ogni funzione.
Nell’AI generativa, invece, questa supervisione non c’è: in una prima fase il codificatore “addestra” i dati che ricava da algoritmi di machine learning per realizzarne dei nuovi che saranno utilizzati dal decodificatore per generare nuovi contenuti.
Riferito a un’immagine, quella risultante non sarà dunque una copia di una di partenza ma un’opera simile.
Ciò che per il momento l’intelligenza artificiale non può fare è formulare ipotesi o interpretare risultati.

Da Eliza a GPT-3

Il primo robot in grado di comunicare con l’uomo fu Eliza.
Il prototipo chatbot era stato creato nel 1964 dallo scienziato tedesco Joseph Weizenbaum.
Cinquant’anni dopo, nel 2014, un altro chatbot, Eugene Goostman, passò il Test di Turing secondo il quale se una macchina supera l’essere umano, allora è intelligente. Eugene fu creduto davvero un tredicenne ucraino che viveva a Odessa con un padre ginecologo, una madre che lavorava in TV e un porcellino d’India da un terzo dei giudici. Nello stesso anno Amazon lanciò Alexa e nel 2020, con Open AI nacque GPT-3, il programma usato per generare testi da ChatGPT

Punti deboli e problematiche dell’intelligenza artificiale

Ai tanti vantaggi che l’AI offre, corrispondono altrettante preoccupazioni. A Palazzo Chigi, Elon Musk ha sollevato tra l’altro la questione dei “rischi dell’intelligenza artificiale, per la quale sarebbe auspicabile un ente di controllo globale in quanto talmente potente da poterci sottomettere in futuro”.
È il tema dell’etica dell’AI, che è ora al centro anche di un primo corso universitario europeo specifico, finanziato dall’Unione Europea per la creazione della cattedra Jean Monnet all’ateneo di Macerata.
“L’intelligenza artificiale – ha sottolineato Mathias Risse, professore di Etica ad Harvard, in occasione della presentazione del corso – è frutto di menti ingegneristiche che hanno come obiettivo la soluzione dei problemi senza preoccuparsi di come poi essa potrà influire su tutte le altre persone”.
In altri termini, rimane comunque fondamentale il controllo dell’uomo, che passa attraverso il potenziamento di tutti gli aspetti che ci distinguono dalle macchine, rendendoci unici e insostituibili.

intelligenza artificiale giustizia predittiva
intelligenza artificiale giustizia predittiva

Al momento, secondo i ricercatori, non è ancora ipotizzabile che l’intelligenza artificiale sia in grado di progettare un robot in modo autonomo.
Del resto, alla base dell’intelligenza artificiale c’è pur sempre solo un calcolo probabilistico, che in quanto tale non è scevro da errori.
Altro discorso delicato, al di là dei temi sull’affidabilità e sull’etica intrinseca al sistema, è poi quello legato alle applicazioni che si decidono di fare dell’intelligenza artificiale. Ed è proprio in questo ambito regolatorio che, nonostante le preoccupazioni espresse al Senato Usa dallo stesso creatore di ChatGPT, Sam Altman, che l’Europa è ora all’avanguardia.

Il regolamento europeo sull’intelligenza artificiale

Va premesso che, dopo l’approvazione del Parlamento Europeo con 499 voti a favore (28 contrari e 93 astenuti), e il pronto passaggio al trilogo con Consiglio e Commissione dell’Unione, l’AI Act sarà in vigore al più presto nel 2024, con l’applicazione, nell’attesa, di un codice di condotta comune siglato di recente insieme agli Stati Uniti a Lulea, in Svezia. “Stiamo scrivendo la storia!” ha commentato la presidente Roberta Metsola.
Il testo, di 85 articoli corredati da allegati, stabilisce una legislazione uniforme in tutti i Paesi membri.
È il punto d’arrivo di un percorso iniziato con la prima bozza del 2021 e si basa sostanzialmente sulla suddivisione delle applicazioni di intelligenza artificiale in base a 4 livelli di rischio associati.
Si stabiliscono inoltre obblighi per fornitori e utilizzatori dei sistemi, con la previsione di multe fino a 30 milioni di euro o al 6% del fatturato in caso di violazioni.

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I livelli di rischio

I livelli di rischio vanno da “inaccettabile”, con i relativi sistemi che, violando i valori fondamentali dell’Unione, non saranno consentiti, a “minimo”, senza la previsione di obblighi legali specifici. Le due classi intermedie sono il “rischio alto”, per i cui sistemi l’Unione richiede determinati criteri per garantire la sicurezza e la tutela dei diritti, e “limitato”, nei casi in cui i sistemi non rappresentino un pericolo significativo, con la previsione quindi di solo alcuni requisiti, come la trasparenza di utilizzo. La conformità sarà certificata tramite un bollino.

Cosa non si può fare con AI

L’AI non potrà in ogni caso essere utilizzata per l’identificazione biometrica a distanza in tempo reale negli spazi pubblici, mentre quella a posteriori resterà possibile per i soli reati gravi e previa autorizzazione giudiziaria.
Vietati anche i sistemi di “social scoring”, con cui si classificano le persone sulla base del comportamento sociale o delle caratteristiche personali, i sistemi di polizia predittiva, i sistemi di riconoscimento delle emozioni e la creazione di database di riconoscimento facciale.

Il mercato dell’intelligenza artificiale in crescita record

Se l’Unione Europea ha fatto un importante passo avanti sul fronte del regolamento, Londra nel prossimo autunno ospiterà il primo vertice globale sulla sicurezza della AI e intende proporsi come sede di una nuova Autorità di regolamentazione internazionale.
Un rapporto pubblicato da McKinsey, intanto, ha stimato in 4,4 miliardi il possibile apporto all’economia globale da parte della sola AI “generativa”, con un risparmio tra il 60% e il 70% di tempo per i lavoratori.
Secondo il Politecnico di Milano, nel 2022 il mercato dell’intelligenza artificiale ha conosciuto in Italia una crescita record e ha raggiunto i 500 milioni di euro confermando una crescita del +32% rispetto all’anno precedente.
Ad aver già avviato un progetto di intelligenza artificiale sarebbero 6 grandi imprese su 10 mentre 1 Pmi su 3 prevederebbe di avviarlo entro i prossimi due anni.

Le prospettive

Google Trends ha nel frattempo evidenziato come, al 30 aprile, in un anno le ricerche sull’AI sono aumentate di 3 volte in Europa, Medio Oriente e Africa.
Inoltre, dalla semplice curiosità (“Cos’è l’intelligenza artificiale?”), le domande degli utenti si sono sempre più orientate all’approfondimento (“Come usare l’intelligenza artificiale?”). E le persone cercano sempre più prodotti e soluzioni basati sull’IA in varie categorie, dalla moda alla sanità.
Intervenendo all’evento di Goldman Sachs e SV Angel “AI Forward 2023”, il fondatore di Microsoft, Bill Gates, ha quindi previsto che “Google e Amazon rischiano di diventare, un giorno non molto lontano, obsoleti”. Il loro posto, secondo Gates, sarà preso da un assistente personale dotato di intelligenza artificiale, in grado di effettuare compiti che gli utenti non hanno tempo di svolgere, dalla lettura alle ricerche online.
Il fondatore di Microsoft ha però anche affermato che il progetto è lontano dall’essere realizzato e sarà necessario attendere a lungo prima che diventi realtà.
Chi sta lavorando su un nuovo modello di AI sempre più evoluto e simile all’uomo per livello di comprensione e ragionamento è Meta.
Pensato soprattutto per migliorare l’esperienza degli utenti sulle piattaforme social, “Jepa” (questo il nome della nuova AI) comprenderà meglio le intenzioni degli utenti e, interpretando il contesto, fornirà risposte più precise e pertinenti.

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Decentraland, città del Metaverso

L’intelligenza artificiale e gli scacchi

Un ambito all’avanguardia, nel campo dell’intelligenza artificiale, è sicuramente quello del gioco degli scacchi.
Tanto più che gli esperti di Capital Group, una delle società di gestione più antiche e più grandi al mondo, sostengono che la traiettoria di crescita seguita dall’AI è simile a quella specifica che è servita per portare i computer al livello dei migliori giocatori di scacchi umani prima e poi molto più avanti degli stessi campioni del gioco.
La data-simbolo, in tal senso, è quella del 1996, quando il computer “Deep Blue” batté per la prima volta l’allora campione del mondo Garry Kasparov.
Oggi il record umano (Elo 2986) è quello di Magnus Carlsen, raggiunto nel 2017. Quello di un computer, invece, risale al 2022 (Elo 3591).
Per Drew Macklis, equity investment analyst di Capital Group, l’AI potrebbe arrivare a elaborare soluzioni del tutto inedite, così come fatto sul piano delle strategie scacchistiche dai computer.

L’AI tra cinema e letteratura

Insomma: se si riusciranno a superare alcuni limiti intrinsechi dell’AI generativa, che accanto a una conoscenza potenzialmente sterminata conserva però anche numerose lacune, il futuro potrebbe riservarci anche sul fronte dell’intelligenza artificiale sorprese che oggi possiamo forse solo lontanamente immaginare.
Anche se, va detto, il cervello umano ha dimostrato anche in questo ambito di non avere limiti.
Lo testimoniano i numerosi esempi che, dalla letteratura al cinema, hanno già da decenni raffigurato su carta e pellicola scenari avveniristici.
Il film- simbolo, in tal senso, è ritenuto Blade Runner, del 1982, che racconta una storia di robot replicanti ribelli a Los Angeles nell’allora futuro 2019.
Una storia che, pur non parlando espressamente di intelligenza artificiale, in sostanza si basa proprio su questa. E che, va ricordato, si basa sul libro di Philip K. Dick “Il cacciatore di androidi”, del 1968.

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Dal film “Blade runner”

A.I. Intelligenza artificiale” è invece proprio il titolo del film del 2001 di Steven Spielberg. Ambientato nel 2125, racconta la vicenda di David, un robot con fattezze e comportamenti di un bambino, tra cui la capacità di sviluppare sentimenti e amore. Anche in questo caso, si tratta di un’idea colta all’interno di un racconto: “Supertoys che durano tutta l’estate” di Brian Aldiss, del 1969.
L’elenco potrebbe essere ancora lungo: da “Io Robot”, del 2004, che si basa sulle leggi della robotica di Isaac Asimov; a “Moon”, del 2009, in cui l’unica compagnia di un astronauta è un’intelligenza artificiale: a “Lei”, del 2013, che parla di un innamoramento per un sistema operativo.
Intelligenze artificiali sono anche quelle dei robot di “2001: Odissea nello spazio” (1968) o “Alien” (1979). E poi Tron, Matrix, Terminator.
Perché la fantasia umana è illimitata. Ancor più dell’intelligenza.

Alberto Minazzi

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