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Siccità: verso un “piano acqua” e lo stato di emergenza

Siccità: verso un “piano acqua” e lo stato di emergenza

Gli annunci e le conferme del Governo.
Intanto l’anticiclone non molla: caldo da bollino rosso in sempre più città

Siccità (con molte regioni che non vedono pioggia ormai da 4 mesi) e temperature ben oltre il normale.
L’estate è appena cominciata, ma l’eredità di una primavera quanto mai rovente e povera di precipitazioni è decisamente pesante.
E giorno dopo giorno il quadro si complica, tanto lungo i fiumi (con portate d’acqua ridotte letteralmente all’osso) quanto nelle città (dove l’anticiclone africano sta facendo scattare sempre più “bollini rossi” per il caldo).
Il Governo, preoccupato anche per le conseguenze della siccità sulla produzione di energia idroelettrica (rese ancor più gravi dal quadro internazionale di forniture di energia), sta dunque lavorando insieme alle Regioni per arrivare a un “piano acqua” per la gestione dell’emergenza.
Il tutto non escludendo il riconoscimento di un nuovo stato di emergenza.

Il piano acqua contro la siccità

Del tavolo di lavoro sulla siccità, in raccordo con gli enti territoriali, ha parlato espressamente il ministro per la Coesione territoriale, Mara Carfagna. “L’emergenza idrica – ha dichiarato – non ci coglie impreparati: sono 6 mesi che lavoriamo, con tutte le Regioni e diversi Ministeri, a un “piano acqua” che sostenga l’intera filiera, dagli invasi agli acquedotti alle utenze finali”.
L’obiettivo è garantire certezze sull’erogazione di acqua anche nei periodi di siccità.

siccità

Gli interventi

Per la gestione del piano, che sarà effettuata sulla base di un contratto istituzionale di sviluppo di portata nazionale, probabilmente avviato formalmente già da luglio, il Ministro ha annunciato uno stanziamento iniziale di un miliardo di euro. Il relativo finanziamento sarà garantito attraverso il ciclo 2021-2027 del Fondo di sviluppo e coesione, “ma potrebbe essere incrementato ancora”, ha precisato Carfagna, ricordando anche che, da qualche giorno, è partito anche un intervento di ammodernamento e ristrutturazione da 482 milioni delle reti idriche di Campania, Puglia, Sicilia e Basilicata.

Un commissario per il Veneto?

Anche la Regione Veneto si sta già muovendo, con un progetto di realizzazione di una serie di micro invasi, puntando sui fondi europei e pensando di coinvolgere anche le cave dismesse.
In tal senso, il presidente Luca Zaia non ha escluso anche la strada del commissariamento, per accelerare le procedure. La prossima settimana, intanto, arriverà in Polesine dalla Spagna un dissalatore mobile.

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Verso lo stato di emergenza

Intanto, mentre il presidente dell’Associazione dei consorzi Anbi, Francesco Vincenzi, chiede lo stato di calamità, i presidenti delle Regioni hanno ribadito l’intenzione di chiedere nuovamente al Governo la dichiarazione di uno stato di emergenza per la siccità. A tal fine, è previsto in queste ore un incontro con i rappresentanti dell’Esecutivo in sede di Conferenza Stato-Regioni, che sarà seguito da quello degli enti territoriali con Fabrizio Curcio, capo del Dipartimento della Protezione Civile, che sarebbe chiamata a dare supporto in caso di stato di emergenza.

PH© Città metropolitana di Venezia

Una apertura verso questa soluzione, fondamentale per il sostegno al comparto agricolo (per il quale potrebbe arrivare anche un apposito decreto, come annunciato a Radio Cusano Campus dal sottosegretario all’Agricoltura, Gianmarco Centinaio), è intanto arrivata dal sottosegretario alla Salute, Andrea Costa. Che, in un’intervista a Sky Tg24, ha ammesso: “Credo ci siano le condizioni per arrivare a dichiarare lo stato di emergenza”.
Le Regioni propongono quindi di razionare l’acqua a favore di un maggior uso per scopi umani di prima necessità e agricoli e chiedono fondi del Pnrr per realizzare nuovi invasi.

L’allarme elettrico

A manifestare la propria preoccupazione per le conseguenze della siccità sulla produzione delle centrali idroelettriche è stato invece il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, a margine di un convegno di Elettricità futura a Roma. “Il flusso d’acqua per l’idroelettrico – ha detto – è cruciale, anche per il raffreddamento delle centrali. Speriamo che sia una cosa contingente. Stiamo valutando tutte le azioni da fare. Sono abbastanza preoccupato: speriamo che almeno questo problema migliori presto”.

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Il ministro alla Transizione Ecologica Roberto Cingolani

“L’acqua è agli sgoccioli”

Dagli operatori del settore, intanto, arrivano notizie contrastanti. Le principali aziende elettriche, che stanno monitorando le centrali, parlano di situazione sotto controllo, senza che risultino al momento particolari criticità. Allo stesso tempo, nel corso dell’audizione nelle commissioni della Regione Lombardia, il legale rappresentante di Enel, Giovanni Rocchi, ha però sottolineato: “L’acqua è agli sgoccioli: tutta la disponibilità è stata impiegata per coprire la necessità del comparto agricolo nei prossimi 10 giorni. È stato fatto tutto il possibile. L’acqua è finita. Tutta quella a disposizione è stata ripartita nel tempo richiesto”. E, nel Piacentino, le turbine della centrale di Isola Serafini di San Nazzaro sono state temporaneamente spente.

La situazione: tra razionamenti e sospensioni

La siccità, intanto, si fa sentire ovunque. La regione più colpita è il Piemonte, con acqua già razionata in oltre 200 comuni (e 145 in stato di allerta), invasi al minimo storico (con una riduzione che raggiunge anche il 50%) e fiumi, a partire dal Po, con livelli mai registrati così bassi negli ultimi 70 anni e l’Autorità di Bacino che ha stabilito di ridurre del 20% i prelievi lungo l’intero corso del principale fiume italiano.
Il razionamento è stato deciso anche in 40 comuni del Veronese, in Veneto e in 13 dell’Imperiese, in Liguria. In Trentino, nel comune di Ronzo-Chienis l’erogazione di acqua viene sospesa dalle 23 alle 6 e iniziano i razionamenti anche lungo il fiume Meduna, in Friuli Venezia-Giulia.

acqua

In Lombardia, invece, la Regione si limita per ora a invitare i cittadini a consumare l’acqua con moderazione, anche se il rischio idrico è forte soprattutto nella Bergamasca.
Sotto il Po, preoccupazione in Emilia Romagna, dove è pronto a scattare lo scattare lo stato di calamità. Tra le situazioni più serie, la risalita del cuneo salino fino a 21 km dalla foce.
Misure emergenziali sono state adottate poi per l’acquedotto di Ferrara, nei cui pressi, a Pontelagoscuro, il Po è arrivato a una portata di soli 180 metri cubi al secondo. I problemi iniziano anche in Toscana, Marche, Abruzzo e Lazio, con il presidente della Regione, Nicola Zingaretti, ha definito “grave” la situazione in provincia di Roma, annunciando provvedimenti in arrivo.

Caldo da bollino rosso

E poi di certo non aiuta il caldo. Con la terza ondata dell’anticiclone africano, il giorno d’inizio dell’estate, il 21 giugno, ha superato addirittura le temperature del 2003.
La colonnina di mercurio continuerà a salire, arrivando, prevede il sito iLMeteo.it, fino a 38 gradi in Valpadana e addirittura tra i 40 e i 43 gradi nel Foggiano e nelle zone interne della Sardegna. L’ondata di caldo, accompagnata anche da notti tropicali, si sta infatti sempre più estendendo da nord verso il resto della penisola.

terza ondata

Le città con livello di massima allerta

Il Ministero della Salute, nel portale dei bollettini sulle ondate di calore, che monitora 27 città, ha previsto già da ieri il livello massimo di allerta, contrassegnato dal bollino rosso, per Torino (tornata però oggi gialla) e Bolzano, a cui si aggiunge da oggi Bologna e da domani Firenze, Ancona e Perugia. E le ultime proiezioni, ricordate dal meteorologo di iLMeteo.it Lorenzo Tedici nel suo editoriale odierno, indicano che l’influsso dell’anticiclone ribattezzato “Caronte” potrebbe andare avanti “fino al 4/6 Luglio, con la prossima settimana ancora più calda di quella appena iniziata”. Nel frattempo, però, potrebbero presentarsi fino a domenica anche temporali, specie al nord, in alcuni casi di forte intensità.

Alberto Minazzi

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