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Inflazione: timidi segnali di frenata. Benzina a 1,833, olio di semi in arrivo dall'Ucraina

Inflazione: timidi segnali di frenata. Benzina a 1,833, olio di semi in arrivo dall'Ucraina

Codacons: “Ritocchi ancora impercettibili per i consumatori. Serve intervento incisivo”

A qualche mese dall’impennata dei prezzi, in modo particolare dei carburanti e dell’olio di semi, arrivano le prime buone notizie sul freno all’inflazione.
Il costo di questi prodotti, che determina indirettamente anche l’aumento di altri, stanno scendendo.
Il costo medio della benzina è ora di 1,833 (1,977 al servito) euro al litro, quello del diesel di 1,815 (1,960 al servito) e del Gpl tra gli 0,814 e gli 0,838.

Le richieste dei Consumatori

Sempre troppo rispetto a un anno fa, evidenzia l’associazione consumatori Codacons, che chiede al prossimo governo “dopo anni di promesse sul taglio delle accise , un intervento finalmente incisivo e direttamente alla fonte sulla definizione dei prezzi dei carburanti: unica soluzione – sottolinea il presidente Carlo Rienzi – in grado di dare un po’ di respiro alle tasche di automobilisti, motociclisti e operatori della logistica. Questi ritocchi al ribasso – conclude – sono quasi impercettibili per i consumatori, in uno scenario che ha visto esplodere, letteralmente, i costi per i trasporti”.

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Le conseguenze si sono infatti ripercosse su numerosi prodotti.
Ma il rincaro maggiore, arrivato al 66%, ha riguardato, e non solo per il costo dei trasporti, il normalissimo e di solito economico olio da cucina.

In arrivo da Odessa un bastimento di olio di semi di girasole

Quello che generalmente si compra per friggere, che le industrie alimentari utilizzano nella produzione di conserve, salse, maionese e condimenti spalmabili e il cui costo è andato alle stelle.
La buona notizia è che il blocco navale si sta allentando e che una nave carica di olio di semi di girasole è salpata da Odessa diretta verso il porto italiano di Monopoli.
Ne trasporta 6 mila tonnellate e a giorni dovrebbe approdare nel nostro Paese.
Questo, dopo aver prima fatto tappa, come prevede l’accordo di Istanbul dello scorso 22 luglio, in Turchia, dove la nave sarà ispezionata dal Joint Coordination Center, l’ente preposto.

La ripresa dell’export ucraino

La “Mustafa Necati”, come riferisce l’agenzia di stampa turca Anodolu, sarebbe partita con altri tre mercantili, “Star Helena” e “Glory” salpati dal porto di Cornomorsk, e“Riva Mind” da Odessa e sarebbe già l’ottava nave ad aver preso il largo verso l’Europa da fine luglio.
Un dato positivo al quale le associazioni dei consumatori e la stessa Coldiretti guardano con attesa, perché la ripresa dell’export ucraino potrebbe smorzare l’inflazione.
Se il costo dell’olio di semi è aumentato negli ultimi mesi del 66%, quello del burro è rincarato del 31,9%, così come il prezzo della farina del 21,5%.
Ma il blocco ha determinato anche un aumento del 57% dei costi dell’allevamento degli animali, privati del mais proveniente in larga parte dal “granaio d’Europa” ora sotto le bombe.

Consuelo Terrin

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