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Attenti al shrinkflation: associazioni di consumatori sul piede di guerra

Attenti al shrinkflation: associazioni di consumatori sul piede di guerra

Antitrust e procure d’Italia indagano. Gli italiani sono vittime di truffa?

C’è un nuovo fenomeno entrato a far parte della nostra quotidianità e delle procure d’Italia.
Si chiama shrinkflation e ne siamo vittime un po’ tutti, anche chi non se ne è accorto.
E’ figlio della crisi economica e ha radici lontane nel mondo del commercio.
Ma è legale?
Secondo molte associazioni di consumatori non lo è affatto, tanto che, con 104 denunce arrivate sul tavolo dei magistrati, chiedono ai giudici di esprimersi per sapere se si può configurare o meno come truffa.

Shrinknflation: come spendere uguale e comprare di meno

Lo shrinkflation (restringere l’inflazione) dimora sugli scaffali dei supermercati e arriva direttamente nelle nostre case spesso con una confezione nuova rispetto al solito, ma più leggera.
Contiene infatti una quantità di prodotto ridotta: qualche patatina in meno, alcuni grammi di pasta che mancano, biscotti che non ci sono più come nelle vecchie confezioni.
Accade anche alle bevande: le bottiglie, o le lattine, restano sempre da mezzo litro ma all’interno ci sono solo 400 ml di prodotto.
Succede spesso e non sempre le etichette riportano il cambiamento che fa quadrare i bilanci delle aziende.
Succede soprattutto dopo che queste ultime si sono ritrovate a fare i conti con gli aumenti di gas ed elettricità, delle materie prime, della benzina e di una pandemia che da due anni frena i mercati.
Il consumatore paga sempre la stessa cifra, ma riceve qualcosina di meno.

shrinkflation

Le associazioni dei consumatori contro il shrinklation

Secondo Codacons e Consumerismo, però, lo shrinkflation non è una pratica corretta, anzi, potrebbe anche essere una vera e propria truffa.
Per questo, le due associazioni non hanno esitato a far arrivare le proprie denunce all’Antitrust, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato e, in rappresentanza di 104 clienti delle varie aziende, alle procure della Repubblica del territorio di riferimento.
“I consumatori tendono ad essere sempre sensibili al prezzo ma potrebbero anche non notare piccoli cambiamenti nella confezione o non fare caso alle indicazioni, scritte in piccolo, sulle dimensioni o il peso di un determinato prodotto”, spiegano le associazioni sul piedi di guerra.
La questione, dunque, riguarda soprattutto la consapevolezza, o meno, del cliente.
Cercare di recuperare margini di profitto può essere lecito ma in questo modo, rileva Codacons, a farsi carico del costo dei rincari, alla fine, è il consumatore finale, spesso ignaro, o perché le scritte sulle etichette sono illeggibili o perché proprio non riportano la cosa, di pagare uguale per acquistare meno.

Le questioni da chiarire

L’Antitrust dovrà ora chiarire se questa pratica violi le norme del Codice del Consumo e, in quanto tale, sia scorretta.
Le procure, invece, se in questo modo i consumatori siano o meno vittime di autentiche truffe.
Nel frattempo, consigliano le associazioni, è buona cosa, durante la spesa, prestare un po’ più attenzione, guardando quindi non solo il prezzo al dettaglio ma anche quello al chilo e confrontando peso e prezzi di prodotti diversi.

Consuelo Terrin

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Tag:  inflazione

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