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Escalation di guerra: colpito lo Yemen. La posizione italiana

Escalation di guerra: colpito lo Yemen. La posizione italiana

Bombardamenti statunitensi e britannici su 6 province dello Yemen controllate dai miliziani filo-iraniani Houthi in risposta agli attacchi nel Mar Rosso

Da metà novembre, la navigazione nel Mar Rosso è divenuta tutt’altro che sicura.
Per gli attacchi dei miliziani filo-iraniani Houthi, la rotta che consente alle navi mercantili, comprese quelle italiane, di evitare la circumnavigazione dell’Africa, risparmiando 9 mila km e almeno una decina di giorni di viaggio, è realmente a rischio.
Una situazione che Stati Uniti e Gran Bretagna, dopo aver riscontrato la mancata efficacia della risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu di mercoledì scorso (approvata con 11 voti a favore e le astensioni di Russia, Cina, Algeria e Mozambico), che chiedeva agli Houthi yemeniti di sospendere immediatamente gli attacchi, hanno deciso di non tollerare più.

L’attacco nella notte

Nel cuore della notte, missili e aerei statunitensi e britannici hanno così sferrato un attacco, colpendo 6 province dello Yemen occidentale controllate dai miliziani, a partire dalla capitale Sana’a. Secondo quanti riportato su “X” dal portavoce militare degli Houthi, Yahya Saree, ci sarebbero 5 morti e 6 feriti. Di certo, il rischio di una pericolosa escalation di guerra nell’area si fa sempre più concreto.

Yemen
foto di repertorio

La posizione dell’Italia

L’Italia, che aveva aderito alla coalizione internazionale per la sicurezza nel Mar Rosso inviando anche proprie navi, secondo quanto reso noto dall’agenzia di stampa Agi, sarebbe stata informata con largo anticipo senza che venisse chiesto di partecipare agli attacchi. Sempre secondo Agi, fonti di Palazzo Chigi avrebbero assicurato che il nostro Paese “sta lavorando per mantenere bassa la tensione nel Mar Rosso ed è impegnato nella coalizione europea per garantire la circolazione delle navi“.
La dichiarazione di Usa e Regno Unito, non sottoscritta dall’Italia, è stato controfirmata invece dagli altri alleati, Australia, Bahrein, Canada e Olanda, pronti a dare il loro supporto logistico e attraverso i propri servizi di intelligence.

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Le motivazioni di Usa, Uk e alleati

Il presidente Usa, Joe Biden, ha motivato in una nota l’attacco sottolineando come gli attacchi degli Houthi, che avrebbero usato anche “per la prima volta nella storia missili balistici antinave”, “minacciano il commercio e la libertà di navigazione”. Sarebbero oltre 50, afferma la Casa Bianca, le Nazione colpite dai 27 attacchi a navi commerciali, oltre 20 i Paesi i cui equipaggi sono stati “minacciati o presi in ostaggio in atti di pirateria”, più di 2 mila le imbarcazioni costrette a cambiare rotta per migliaia di miglia.

E visto che l’intensa attività diplomatica svolta non è bastata, Biden sottolinea che non esiterà “a ordinare, se necessario, ulteriori misure per proteggere il nostro popolo e la libera circolazione del commercio internazionale”.
Anche il premier britannico, Rishi Sunak, ha definito gli attacchi “necessari e proporzionati”.
Gli attacchi, ha del resto precisato una dichiarazione congiunta di 10 Paesi, tra cui anche Germania, Danimarca, Nuova Zelanda e Corea del Sud, hanno l’obiettivo di “ripristinare la stabilità nel Mar Rosso”.

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La risposta Houthi e le reazioni contrarie all’attacco allo Yemen

Ai bombardamenti notturni, i miliziani dello Yemen avrebbero risposto, come riporta l’agenzia spagnola Efe, con una raffica di missili cruise e balistici indirizzati sulle navi militari di Stati Uniti e Gran Bretagna presenti nel Mar Rosso. E un rappresentante del movimento dei combattenti sciiti sostenuti dall’Iran, Muhammad Al-Farah, ha dichiarato che, “se l’America attaccasse lo Yemen”, gli attacchi a navi da guerra e commerciali potrebbero andare avanti per anni.

Alle 16 si riunisce d’urgenza il Consiglio di Sicurezza Onu su richiesta della Russia

Non sono mancate numerose condanne alla mossa statunitense e britannica. Ferma la condanna dell’Iran, attraverso il portavoce del ministro degli Esteri, Nasser Kanani, che ha affermato come “l’unico risultato degli attacchi sarà creare instabilità nella regione”. La missione russa all’Onu ha chiesto intanto una riunione urgente del Consiglio di sicurezza, che si terrà a New York alle 16 ora italiana, mentre il portavoce del ministro degli Esteri della Russia, Maria Zakharova, ha parlato di “escalation con obiettivi distruttivi”.
Di “evitare un’escalation”, invitando “all’autocontrollo”, ha parlato anche l’Arabia Saudita in una nota ufficiale, in cui afferma anche di seguire le operazioni militari “con grande preoccupazione”. La stessa preoccupazione espressa anche dalla portavoce del ministro degli Esteri cinese, Mao Ning. “La stabilità nel Mar Rosso – ha ricordato – è nell’interesse comune della comunità internazionale”.

Alberto Minazzi

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