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Covid 19: i tolleranti al virus. Ecco perché alcuni non si ammalano

Covid 19: i tolleranti al virus. Ecco perché alcuni non si ammalano
Coronavirus

Il biochimico dell’Università di Padova Fulvio Ursini spiega chi sono i “tolleranti” al virus

Se da un lato il vaccino contro il Covid ha iniziato a fare il suo percorso alimentando le speranze che possa porre limite alla pandemia, dall’altro sono ancora molte le domande che, la scienza per prima,  si pone, sull’evoluzione del Coronavirus.
Una fra tutte: perché molti non si ammalano? E ancora: com’è possibile che alcuni, anche senza patologie pregresse o un’età molto avanzata, si aggravino tanto da morire e altri  convivano perfettamente con il virus, in molti casi senza alcun sintomo? Soprattutto: che cosa preserva gli asintomatici?
Stile di vita e alimentazione corretta possono contribuire a ridurre la possibilità di ammalarsi?
Finora le tante informazioni circa quest’ultimo punto girate in rete (si pensi alla vitamina D e a molto altro) sono state bollate come fake in relazione al coronavirus.
Uno studio, però, sembra esser pronto a dare valenza scientifica ad alcune di queste.

Un team di esperti dell’Università di Padova ha analizzato la situazione. Tra loro il biochimico Fulvio Ursini, che Metropolitano.it ha intervistato.

Fulvio Ursini, primo da destra, con il team in laboratorio a Padova

Fulvio Ursini è ordinario di Chimica Biologica e da decenni studia i meccanismi molecolari di un sistema di morte cellulare generata dall’organismo stesso. Il concetto è semplice, ci spiega: il virus può essere eliminato dall’organismo ed è anche possibile una convivenza. Ma la reazione infiammatoria che il nostro fisico scatena per difendersi porta alla morte.

  • Dott. Ursini, che cosa succede esattamente?

«Possiamo dire che tanti decessi sono causati non direttamente dal virus ma dalla reazione esagerata messa in atto dal loro corpo per reagire contro l’estraneo. In pratica, si scatena una reazione infiammatoria più o meno accesa cui segue una reazione del sistema immunitario che, se eccede, crea un danno. La reazione esagerata dell’organismo nel tentativo di eliminare il virus può portare alla morte. La tendenza all’eccesso di danno aumenta progressivamente con l’età. Questo spiega perché è più difficile che si ammalino i giovani».

  • Perché solo una parte di positivi o contagiati si ammala mentre la maggior parte convive con il virus spesso senza sintomi?

«Oggi è difficile sradicare il virus perché ci sono moltissimi contagiati ma in proporzione pochi malati seri. I cosiddetti asintomatici sono sia pochi soggetti che a breve si ammaleranno, sia moltissimi che rimarranno perfettamente sani. Queste persone sono tolleranti al virus. Significa che la gran parte dei positivi non sviluppa la malattia perché è capace di convivere con il virus. E’ appunto tollerante al Sars Cov 2. La tolleranza è quel meccanismo biologico che permette alle cellule di un individuo di gestire senza troppi problemi sia l’infezione che i possibili danni da infezione. Tecnicamente un tollerante elimina il virus o ci convive integrando la capacità di non avere quei danni da eccesso di infiammazione e al tempo stesso attivare una risposta immunitaria. Il meccanismo sembra essere un adattamento del matabolismo».

SARS-CoV-2 Coronavirus
SARS-CoV-2 Coronavirus
  • Ci sono dei fattori specifici che portano alla tolleranza?

«Domanda difficile. Credo che alla tolleranza contribuiscano diversi fattori connessi allo stile di vita. E’ dimostrato da un numero considerevole di studi che una sana alimentazione può ridurre l’eccesso di infiammazione e rallentare alcuni aspetti dell’invecchiamento incluse malattie cardiovascolari, degenerative e tumori. Il medesimo concetto si applica all’infiammazione da interazione con il virus. Per alimentazione sana si intende quella suggerita per praticamente tutte le grandi malattie moderne. E’ dunque consigliato di evitare l’eccesso calorico, assumere vegetali e non dimenticare di fare una pur moderata attività fisica. Ciò che mangiamo e come viviamo ha un ruolo importante anche in relazione al Coronavirus».

  • In relazione agli studi che state facendo che direzione pensa dovrà prendere la medicina?

«Alla luce delle considerazioni finora emerse la scienza si pone l’ovvia domanda di come riuscire a controllare la risposta infiammatoria nei soggetti in cui diventa eccessiva. Oggi il Sars Cov 2 è ancora per lo più uno sconosciuto anche se molti passi avanti sono stati fatti. La strada da percorrere è quella dei vaccini, dei farmaci antivirali che ancora non ci sono e dei farmaci che controllino l’eccesso di infiammazione che al momento esistono in minima parte. Inoltre, approfondire le conoscenze sui meccanismi biologici che collegano stile di vita a risposta infiammatoria e induzione della tolleranza dovrebbero costituire una buona base per contribuire alla soluzione del problema attuale e ragionevolmente di altri a venire».

siero vaccino

  • Che consiglio si sente di dare alle persone?

«L’uso corretto delle mascherine, la disinfezione continua delle mani, il distanziamento tra le persone, i tamponi e il tracciamento sono le risposte efficaci in attesa che i risultati delle continue ricerche insegnino come convivere con il virus. Per questo dico di seguirle molto scrupolosamente in modo da minimizzare la possibilità di infezione. Un invito alle persone che si sono vaccinate è di non considerarlo una liberatoria e comunque mai abbassare la guardia».

 

 

 

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