Inaugurato il nuovo tratto della Treviso-Ostiglia, la ciclovia che dal cuore del Veneto conduce alla Lombardia. 23 km in più per un’estate tutta da pedalare sul tracciato dell’ex ferrovia più green d’Italia
Un tempo sul suo tracciato sbuffava il treno. Oggi vi sfrecciano bici da trekking, city bike e mountain bike.
La Treviso-Ostiglia, una delle ciclovie più amate d’Italia, si allunga grazie al nuovo tratto da Cologna Veneta a Cerea inaugurato il 4 agosto.
Il nuovo segmento, 23 chilometri che attraversano anche Pressana, Minerbe e Legnago, porta la lunghezza complessiva a quasi 110 km. Il completamento è previsto per l’autunno 2026.
E sarà allora, ha sottolineato il presidente della regione Veneto Luca Zaia, che ha tagliato il nastro del nuovo percorso, che si potrà andare “da Trieste al confine con la Lombardia senza mai scendere dalla bici” su uno dei tracciati più belli (e lineari) d’Italia. Ora siamo a un passo dal traguardo finale: i 118 km di una dorsale verde che attraversa il Veneto da est a ovest e che, passando tra borghi, campi coltivati, ponti storici e atmosfere d’altri tempi, collega non solo città e province ma storie, persone e territori.
Dalla ferrovia alla “superstrada” per bici
La Treviso-Ostiglia è un sogno costruito dove un tempo sbuffavano le locomotive.
La linea ferroviaria originale, pensata nell’Ottocento per scopi militari, venne avviata solo nel Novecento e attraversò due guerre mondiali prima di essere abbandonata.
Oggi quel tracciato è rinato come percorso lento e sostenibile.
Chi lo percorre può partire da Treviso, attraversare l’Alta Padovana e scivolare verso Vicenza, passando per antichi granai, ville palladiane, ponti in ferro e silenziosi filari. E con il nuovo tratto veronese entrare in un paesaggio agricolo punteggiato di campanili, mercatini e trattorie pronte a ristorare ogni tipo di ciclista, dal pendolare urbano al viaggiatore con le borse.

Una ciclovia per tutti e “intelligente”
Il tracciato è tutto pianeggiante, perfetto per famiglie, ciclisti domenicali, ma anche per chi punta alla lunga distanza.
Si attraversano le terre del radicchio di Treviso, i mercatini di Piazzola sul Brenta, il silenzio bucolico di Grisignano di Zocco fino ai profumi di legno e argilla della Bassa Veronese.
Lungo il percorso sono stati installati i primi “bike counter”, totem contapassaggi, che sono veri e propri radar del ciclismo: registrano le presenze, calcolano la CO2 risparmiata e forniscono dati per la manutenzione e la promozione della ciclovia.
Il primo è stato installato proprio a Cologna Veneta, gli altri arriveranno a settembre a Montegalda e Legnago.
Tutti i dati confluiranno nella Veneto Data Platform, l’hub digitale della Regione che integra mobilità, turismo e ambiente.
La superciclabile che fa rete (e turismo)
La Treviso-Ostiglia non è un’isola: si connette alla Greenway del Sile, alla ciclovia del Brenta, al Cammino di Sant’Antonio, e più in là alla Ven-To, alla Ciclovia del Sole, all’Adriatica e al Garda by Bike.
Una vera autostrada delle bici, inserita nel sistema nazionale delle ciclovie turistiche.
La gestione? Sarà un lavoro di squadra tra Comuni e Federazione del Camposampierese, già premiato con il 7° posto al Bike & Travel Award 2025, uno dei premi internazionali più ambiti per i percorsi cicloturistici.

La Treviso-Ostiglia è più di una semplice ciclabile.
Lo dimostrano i festival organizzati lungo il percorso, i podcast che raccontano la sua storia, i pacchetti vacanza costruiti attorno all’esperienza del viaggio lento. E lo dimostrano i numeri: il Veneto, prima regione turistica d’Italia con oltre 73 milioni di presenze annue, si conferma anche terra di biciclette, con oltre 9.000 km di percorsi mappati, di cui più di 3.000 in sede propria.
Info utili per partire
Percorso: da Treviso a Cologna Veneta (oggi attivi 110 km, 118 previsti nel 2026).
Difficoltà: facile, adatto a tutti.
Fondo: asfalto e sterrato compatto.
Segnaletica: ben presente.
Servizi: aree di sosta, fontanelle, noleggi, punti ristoro.
Eventi: esiste anche un Festival della Treviso-Ostiglia, con pedalate di gruppo, musica e prodotti locali.
Curiosità: sono stati realizzati podcast che raccontano la storia del percorso. Li trovate online grazie all’IAT Valle Agredo.