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La “primavera di febbraio”: tra primi bagni e animali confusi

La “primavera di febbraio”: tra primi bagni e animali confusi

Tra le conseguenze del clima anormale di inizio 2024, il risveglio anticipato di piante e api e la siccità. Ma sono in arrivo le perturbazioni

C’è chi l’ha definita “la primavera di febbraio”. E, in effetti, il tempo stabile e le temperature sopra la norma registrate nelle ultime settimane erano decisamente più in linea con l’inizio della bella stagione, piuttosto che con il secondo mese dell’anno.
Tant’è vero che in Sicilia e Campania, proprio in questi giorni, le spiagge hanno iniziato a riempirsi, con i primi bagni fuori stagione postati sui social e abbronzature inedite.
Ma anche la natura sembra un po’ confusa.
Mentre mandorli e mimose hanno già iniziato la fioritura, da arnie e alveari hanno già iniziato a uscire le api.
Tra dicembre e gennaio, sottolinea Coldiretti su dati Isac Cnr, la temperatura ha superato di 1,7 gradi la media storica del periodo 1991-2020, accompagnata dall’assenza di neve e pioggia.
I dati degli ultimi mesi superano un 2023 da 1,14 gradi sopra le medie e -14% di precipitazioni.
C’è dunque preoccupazione, anche per le conseguenze di un possibile abbassamento delle temperature sui 50 miliardi di api già risvegliatesi anzitempo o sulle piante che hanno anticipato le fioriture. E si è ripresentato perfino, nell’Adriatico settentrionale, il granchio blu.
Si spera solo che il ritorno del maltempo, annunciato dai meteorologi, possa aiutare un altro serio problema: quello della siccità.
Anche perché il deficit di disponibilità idrica, sia attuale che in prospettiva della bella stagione, è su livelli decisamente critici.

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Gli effetti dell’inverno caldo su animali e campagne italiane

Non è stato insolito, nelle ultime settimane, vedere la colonnina di mercurio attorno ai 20 gradi, al Sud ma non solo.
Questo, spiega Coldiretti, ha fatto per esempio uscire anzitempo le api, ma il calo delle temperature al tramonto e la sostanziale carenza di fioriture, le ha portate a consumare energie senza produrre raccolti, mettendone a rischio la sopravvivenza.
Nonostante l’intervento degli allevatori, che hanno integrato con zuccheri l’alimentazione delle api, è dunque a rischio in primis la produzione di miele, dopo aver toccato nel 2023 i 15 milioni di kg, tra i livelli più bassi del decennio.
Coldiretti ricorda però anche che 3 colture alimentari su 4 (tra cui mele, pere, fragole, ciliegie, meloni e cocomeri) dipendono in parte, per resa e qualità, dall’impollinazione delle api.
Se, a questo, si aggiunge la siccità, buona parte del comparto agricolo è rischio. I raccolti delle coltivazioni che hanno anticipato le tempistiche temono il ritorno del freddo e sono in pericolo le semine di cereali, legumi, ortaggi e dello stesso foraggio.
Intanto, siccità e scirocco hanno già ridotto del 60% la produzione dei carciofi in Puglia, mentre arance e insalate non crescono adeguatamente in Sicilia e Sardegna.

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L’allarme-siccità

A incidere pesantemente, oltre al caldo, è anche il clima secco, con uno stress idrico, anormale per febbraio, che riguarda soprattutto le Isole (a gennaio -21% di acqua negli invasi sardi e -13% in quelli siciliani rispetto allo stesso mese del 2023) e il Sud (in Puglia, oltre 119 milioni di metri cubi in meno), ma non risparmia nessuna parte della Penisola.
I laghi laziali, per esempio, sono in condizioni critiche e il Trasimeno, in Umbria, è 18 cm più in basso del livello “vitale”.
Grave è la condizione del Tevere, ma scendono anche i livelli dei fiumi marchigiani e toscani. E, soprattutto, non c’è neve, sia su gran parte della dorsale appenninica che su diversi settori dell’arco alpino. La situazione è riassunta nello studio della Fondazione Cima, che calcola il deficit di Snow Water Equivalent (ovvero dell’acqua contenuta nella neve) al -64% a febbraio, in decisa crescita dal -39% di gennaio.
I dati peggiori sono quelli dell’Appennino (in Abruzzo il deficit è al -85%), ma anche le Alpi sono al -53%.
Quanto ai fiumi, il Tevere, con condizioni stazionarie da novembre, è al -93%, ma significativo è anche il -63% del bacino del Po rispetto agli ultimi 12 anni, mentre il -61% del Simeto viene letto come indice di una siccità generalizzata per la Sicilia.

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Arriva il maltempo

Qualcosa, almeno a livello meteorologico, sta comunque cambiando.
I meteorologi di iLMeteo.it segnalano che già da oggi, lunedì 19 febbraio, inizia un primo peggioramento delle condizioni che, seguito da un nuovo ciclone previsto per metà settimana, lascia supporre che la fine di febbraio potrà essere piuttosto instabile e movimentata, con fenomeni piovosi e ventosi anche intensi e la possibile ricomparsa della neve.
Il primo ciclone si affaccerà in particolare al Centro-Sud e sulle Isole, con possibili temporali nella giornata di martedì 20.
Al Nord e in gran parte del Centro, invece, dovrebbero tornare il sole di giorno e le nebbie notturne, in intensificazione su Val Padana e zone interne.
Il Settentrione non si risparmierà invece le conseguenze del secondo ciclone, tra giovedì 22 e venerdì 23, con fenomeni più significativi sul Levante ligure e sull’arco alpino.

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Tag:  caldo, meteo, siccità

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