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Terza dose, studio Pfizer: aumenta gli anticorpi anche contro Delta e Beta

Terza dose, studio Pfizer: aumenta gli anticorpi anche contro Delta e Beta

La somministrazione di una terza dose di vaccino anti-Covid potrebbe aumentare di molto il livello di anticorpi neutralizzanti nell’organismo, con una protezione efficace anche nei confronti delle temute varianti “Delta” e “Beta”.
A dirlo, intervenendo in uno degli principali dibattiti attualmente al centro della discussione nella comunità scientifica, è Pfizer-BioNTech.
Il dato emerge dai primi risultati dello studio effettuato dalla big pharma sul proprio siero, presentati alla Food and Drug Administration statunitense e prossimamente consegnati anche all’agenzia del farmaco europea Ema e agli altri enti regolatori.
La ricerca, attualmente alla “fase 1” sulle 3 previste, intende valutare sicurezza, tollerabilità e immunogenicità del vaccino, per fornire un supporto scientifico in vista di una possibile autorizzazione all’inoculazione della terza dose alla popolazione sopra i 16 anni.
A coloro che hanno partecipato alla sperimentazione clinica la terza inoculazione del siero è stata effettuata a distanza di 8-9 mesi dalla seconda somministrazione. Le risultanze emerse dai controlli successivamente effettuati sul loro sangue mostrano livelli di anticorpi contro il virus Sars-CoV-2, sia nella forma originaria che in quella delle 2 varianti “Beta” e “Delta”, “significativamente più alti” di quelli riscontrati in seguito al regime originario della vaccinazione.
“Una dose data tra 6 e 12 mesi dopo la vaccinazione primaria – ha commentato su Twitter il presidente e ceo di Pfizer, Albert Bourla, dando l’annuncio dei risultati emersi fino ad oggi – potrebbe aiutare a mantenere un alto livello di protezione contro il virus”. La vaccinazione, prosegue il dirigente della casa farmaceutica, si conferma quindi il mezzo più efficace nella lotta al coronavirus, sia per la prevenzione dell’infezione, sia per la protezione dallo sviluppo della malattia in forma grave, evitando la necessità di ricovero ospedaliero.
“Tuttavia – ha concluso Bourla – con la continua minaccia della variante Delta e la possibile comparsa di altre varianti in futuro dobbiamo rimanere vigili contro questo virus altamente contagioso”.

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