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Vaccini sì o no? Ecco i dati dell'ultimo report Iss sulla loro efficacia

Vaccini sì o no? Ecco i dati dell'ultimo report Iss sulla loro efficacia

Vaccini sì, vaccini no, vaccini posticipati in attesa di sapere qualcosa di più.
Quanto saranno davvero efficaci? Cosa possono davvero garantire, anche a fonte delle numerose varianti?
La risposta arriva dall’ultimo report dell’Istituto Superiore della Sanità, con dati chiusi alla data dell’11 agosto 2021.
Un punto della situazione da inizio pandemia a oggi, quindi, ma anche un focus che, sulla base dei contagi, delle ospedalizzazioni e dei decessi dell’ultimo mese rapportati alle situazioni di vaccinati e non vaccinati, arriva a dare dei numeri concreti per la definizione della validità o meno dei vaccini.

Rischio di ospedalizzazione 7 volte più alto per i non vaccinati

Un dato su tutti: “negli ultimi 30 giorni – si legge nel rapporto- si rileva come il 26,3% delle diagnosi di SARS-COV-2, il 40,7% delle ospedalizzazioni, il 61,3% dei ricoveri in terapia intensiva e il 62,1% dei decessi negli over 80 siano avvenuti tra coloro che non hanno ricevuto alcuna dose di vaccino”.
Non solo: il generale, il tasso di ospedalizzazione, negli ultimi 30 giorni, per i non vaccinati è risultato “oltre sette volte più alto rispetto ai vaccinati con ciclo completo”.

Quanto protegge il vaccino

Quindi, quanta copertura può offrire la vaccinazione?
Il ciclo completo, secondo quanto rilevato dall’Iss, riduce il rischio d’infezione dell’82% rispetto alle persone non vaccinate. L’efficacia nel prevenire l’ospedalizzazione  sale al 94,7% (82,3% se si è fatta una sola dose di Pfizer o Moderna) mentre, rispetto al ricorso alla terapia intensiva è del 97,2% (89,4% se il ciclo è incompleto).
Il dato è stato rilevato anche per i decessi: chi è vaccinato rischia il 96,8% in meno rispetto a chi non lo è e all’82,3% di chi lo è con una sola dose.

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97%: le possibilità in meno di finire in terapia intensiva o di andare incontro alla morte

Per fare un esempio: una persona non vaccinata di età compresa tra i 60 e i 79 anni, nel caso in cui contragga il virus, ha probabilità di 30 volte maggiori di andare incontro alla morte rispetto a una persona della stessa età che ha fatto il ciclo di vaccinazione completo.
Così come l’immunizzato di età compresa nella stessa fascia ha il 97% di possibilità in meno di finire in terapia intensiva
Tra gli ultraottantenni non vaccinati la letalità è del 96,69%. Si abbassa al 74% nel caso in cui ci sia stata la somministrazione di una dose.

Il virus oggi colpisce i giovani

Si tratta di fasce d’età in cui la copertura vaccinale riesce oggi a raggiungere quasi la totalità della popolazione: il 91,2% degli ultraottantenni, con una media superiore all’80% in tutte le regioni d’Italia (solo la Sicilia e la Calabria sono rispettivamente al 77,3% e al 76,1%); l’86% di chi ha tra 70 e 79 anni e l’80% di chi ha un’età compresa tra i 60 e i 69 anni.
Il virus trova quindi modo di replicarsi più facilmente, oggi, tra i giovani.
L’età media è scesa a 27 anni  e sono aumentati i contagi tra i bambini nella fascia d’età 0-9 anni, dove si registra un rapporto di poco superiore a 50 casi ogni 100 mila abitanti.
Anche l’incidenza tra chi ha tra i 10 e i 19 anni è aumentata, giungendo a una media di 156 contagiati ogni 100 mila abitanti.

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Nelle ultime due settimane il 29,5% di chi ha contratto i virus ha meno di 19 anni, il 59,5% ha un’età compresa tra i 20 e i 59 anni mentre l’11,2% ha più di 60 anni.

Consuelo Terrin

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