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Delfini e tartarughe: aumenta la loro presenza in Alto Adriatico

Delfini e tartarughe: aumenta la loro presenza in Alto Adriatico

Uno studio dell’Università di Padova ha rilevato un numero in crescita in Veneto, Friuli Venezia Giulia ed Emila Romagna

I mari dell’Alto Adriatico in questi ultimi anni si stanno ripopolando sempre più di specie che da tempo avevano fatto le valigie.
Soprattutto di delfini e tartarughe.
Negli ultimi anni, in particolare nell’area marittima che si affaccia al Friuli Venezia Giulia, al Veneto e all’Emilia Romagna, anche per effetto della diminuzione della flotta peschereccia, la loro presenza sta diventando sempre più massiccia. A dirlo è uno studio del Dipartimento di Biomedicina Comparata e Alimentazione dell’Università di Padova.

Arrivi numerosi per effetto dei cambiamenti climatici

Secondo un questionario rivolto agli operatori del settore risulta infatti aumentata la presenza di specie protette quali le tartarughe Caretta caretta e i delfini Tursiops truncatus, oltre a specie di uccelli ittiofagi, cioè che si nutrono esclusivamente o prevalentemente di carne di pesci.

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Tartaruga Caretta caretta

Cosa porta queste specie protette ad arrivare numerose nelle nostre acque?
«Sicuramente la presenza di animali che da noi non si vedevano – spiega Luca Mizzan, biologo marino direttore del Museo di Storia Naturale Giancarlo Ligabue di Venezia – si deve principalmente al cambiamento climatico e al riscaldamento dei mari. Una situazione che ha portato ad avvistare specie presenti normalmente in ambienti tropicali. Le stesse tartarughe per nidificare hanno bisogno di una temperatura costante abbastanza alta e il fatto che si stia assistendo a una massiccia presenza al Nord è testimone di questo».
Proprio la temperatura, infatti, è determinante nella riproduzione di questa specie di tartarughe. Basti pensare che il calore della sabbia determina il sesso dei nascituri. Quando si ha un aumento della temperatura la schiusa delle uova è sbilanciata a favore delle femmine. Per avere un equilibrio di nascite tra esemplari maschi e femmine si deve invece avere un corretto intervallo di temperatura.

Cosa ci dice la presenza di questi animali

«L’aumento di questi meravigliosi animali nelle acque dell’alto Adriatico, come anche i grandi cetacei che pure si sono visti – continua Luca Mizzan – va letto sotto due aspetti. Da un lato sono segnali positivi, soprattutto per quanto riguarda i delfini. Il fatto che stiano arrivando numerosi è indicativo di una maggiore consapevolezza che sono animali da non cacciare e poco dannosi per i pescatori con i quali, anzi, hanno imparato a convivere. Dall’altro sono la spia che ci avverte dei problemi che il cambiamento climatico sta creando anche ai mari con il surriscaldamento».

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Un piccolo di tartaruga Caretta caretta

Per quanto riguarda le tartarughe, lo studio dell’Università di Padova ha rilevato anche un aumento degli spiaggiamenti soprattutto nella costa tra Porto Garibaldi e Goro (Fe).
«Su questo aspetto – dice Luca Mizzan – la situazione in Veneto è costantemente monitorata e non si verificano in numero elevato. Sulla possibile minaccia per i mitili va detto che sì, è vero che le tartarughe sono ghiotte di cozze, vongole e molluschi ma non al punto tale da rappresentare un pericolo, a meno che non si tratti di zone in cui i bivalvi sono pochi come può essere in Sicilia e Sardegna».

La medusa cubo tipica dell’Atlantico nelle acque del Nord

Non solo delfini e tartarughe. Oltre a loro è presente in Adriatico la Carybdea marsupialis conosciuta anche come cubo, una medusa piccola che non supera i 4 centimetri di diametro dell’ombrella, a forma di cubo e trasparente. Ha tentacoli lunghi dieci volte il corpo circondati da anelli rossi ed è tipica dell’Oceano Atlantico ed Indiano, non è pericolosa.
Negli ultimi due mesi, vuoi per l’acqua più calda, vuoi per la maggiore salinità, la presenza di queste meduse è particolarmente rilevante.

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Il Granchio Blu

Vi è anche il Granchio Blu, avvistato anche nella Laguna di Venezia e nelle acque di Chioggia.
Una specie che solitamente vive lungo le coste atlantiche del continente americano ma che, da una decina di anni, ha cominciato a svilupparsi e diffondersi anche nelle coste italiane.
Tutti inequivocabili segnali del cambiamento climatico.

Silvia Bolognini

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