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Si schiudono a Jesolo le prime uova delle tartarughe Caretta caretta

Si schiudono a Jesolo le prime uova delle tartarughe Caretta caretta
Neonato di Tartaruga Caretta caretta a Jesolo - Ph. Cert Padova

Sono state attese, monitorate, perfino indirizzate verso il mare attraverso lievi fasci di luce.
E loro sono uscite piano piano dalle loro uova. Piccole tartarughine che hanno regalato a Jesolo una notte magica, con l’emozione di una prima volta: la schiusa delle uova di tartaruga Caretta caretta in Adriatico.
Al momento sono nati 9 piccoli su potenziali 80, perché tante sono le uova depositate nell’arenile.  «Si spera, dicono gli esperti del Cert (Cetacean strandings Emergency Responde Team) di Padova – che la schiusa possa proseguire anche nei prossimi giorni ma nulla si può prevedere con sicurezza. Vedere le piccole tartarughe correre verso il mare è stata per tutti una grande emozione».
L’eccezionale evento ha riunito ricercatori, biologi e tanti volontari che ne hanno seguito lo sviluppo fin da quando la tartaruga madre ha deposto le uova.

L’eccezionale scoperta sulla spiaggia

Ha stupito tutti la tartaruga Caretta caretta che ha deciso di nidificare sulla spiaggia veneziana di Jesolo. Nonostante in queste acque siano stimati circa 20 mila esemplari di Caretta caretta, non era mai accaduto che questa specie si riproducesse in Adriatico. I
Invece, nella notte tra il 9 e 10 luglio, una tartaruga marina ha fatto il suo nido sulla battigia di Jesolo deponendo le uova nella sabbia sotto gli occhi increduli di chi ha assistito all’azione.
Sono stati infatti alcuni cittadini ad avvistare la tartaruga intenta a scavare, deporre le uova e coprire il nido, prima di riprendere il mare.
Il Comune di Jesolo e l’Ufficio circondariale Marittimo con il supporto del CERT – Dipartimento BCA dell’Universitò di Padova e altri esperti locali hanno provveduto ad accertare la presenza del nido e a metterlo in sicurezza con una recinzione tutto attorno per evitare avvicinamenti.

Il nido Caretta caretta a Jesolo (Venezia)

«Per la prima volta in assoluto – spiega Guido Pietroluongo, medico veterinario del CERTdi Padova – questa specie di tartaruga ha nidificato nell’Adriatico. Un evento significativo perché vuol dire che ha trovato l’habitat giusto. Il ritrovamento di nidi di Caretta caretta stanno aumentando. Quest’anno in Campania ne sono stati ritrovati ad oggi già 22, mentre in tutto il 2020 la nostra penisola ne ha contati oltre 200. Il sito a Jesolo sarà ora costantemente monitorato, in particolare tra il 20 agosto e metà settembre, periodo in cui è prevista la schiusa delle uova».

Il nido di Caretta caretta a Jesolo (Venezia)

Per assicurare la tutela del sito è stata anche emanata una ordinanza congiunta di Guardia Costiera e Comune di Jesolo. All’interno dell’area recintata, sorvegliata giorno e notte da volontari di varie associazioni, è vietato accedere e l’invito è alla collaborazione di tutte le persone che frequentano la spiaggia affinchè venga garantita la salvaguardia del nido fino alla schiusa delle uova. Ai cittadini si raccomanda la massima attenzione per segnalare un possibile ritorno dello stesso esemplare di tartaruga sul medesimo litorale, come molte volte accade, per completare la nidificazione o di altre tartarughe lungo il litorale veneto.

Il calore della sabbia determina il sesso dei nascituri

Ogni nido di Caretta caretta contiene in media un centinaio di uova, ma possono arrivare fino a 200, delle dimensioni di una pallina da ping pong. La femmina scava una buca nella sabbia e le depone per poi ricoprirle accuratamente. Il calore della sabbia consente l’incubazione delle uova per un periodo la cui durata varia in base all’andamento termico stagionale e alle caratteristiche della sabbia. La temperatura della sabbia determina anche il sesso delle piccole tartarughe: al di sopra di un valore soglia di 29°C nascono femmine, al di sotto maschi.

Un piccolo di tartaruga Caretta caretta

«Purtroppo – continua Guido Pietroluongo la stima di sopravvivenza è di 1 piccolo su cento, considerato che alcune uova talvolta marciscono, in altri casi le tartarughine sono vittime dei predatori o muoiono appena nate. Nel caso del nido di Jesolo bisognerà seguirne passo dopo passo l’evoluzione cercando il più possibile di non disturbare il processo di schiusa delle uova».

Una specie costantemente minacciata

La tartaruga marina Caretta caretta è una specie diffusa in molti mari del mondo, ma fortemente a rischio in tutto il bacino del Mediterraneo. Queste tartarughe sono purtroppo minacciate dall’inquinamento marino, dalla riduzione degli habitat di nidificazione, dalla collisione con le imbarcazioni e dagli incidenti causati dalle reti a strascico e dagli altri sistemi di pesca. «Sono animali onnivori e purtroppo nei loro stomaci finisce di tutto mettendo a rischio la loro sopravvivenza – sottolinea Guido Pietroluongo – . Sono state trovate buste di plastica e ami, probabilmente scambiati per meduse e pesci, tappi e altri oggetti, fili che credevano alghe. Non sono comunque a rischio estinzione. Proprio la Caretta caretta è diventata per questo indicatore dell’impatto del “marine litter” (i rifiuti di origine antropica) sugli animali del Mar Mediterraneo».

Tartaruga Caretta caretta

L’identikit della tartaruga Caretta caretta

Alla nascita è lunga circa 5 cm, da adulta arriva a 80 -140 cm con massa variabile tra i 100 e 160 kg. Ha un carapace di colore rosso marrone, striato di scuro nei giovani esemplari, e un piastrone giallastro, spesso con larghe macchie arancioni, dotato di due placche prefrontali. Il becco corneo è molto robusto. Caretta caretta come i rettili ha il sangue freddo e per questo la specie predilige le acque temperate. Respira aria essendo dotata di polmoni ma è in grado di fare lunghe apnee. Trascorre la maggior parte della vita in mare profondo, emergendo di tanto in tanto in superficie per respirare. In acqua nuota agilmente con il caratteristico movimento sincrono degli arti e arriva a raggiungere i 35 Km/h.

In estate, al largo delle spiagge, c’è il momento della riproduzione.
Le femmine si accoppiano in acqua con diversi maschi collezionandone il seme per le successive nidiate della stagione. Successivamente attendono qualche giorno in acque calde e poco profonde prima di raggiungere la spiaggia dove, in una buca profonda scavata con le zampe posteriori, depongono le uova.
Le ricoprono poi di sabbia e fanno ritorno al mare. Si tratta di un rito che si può ripetere più volte nella stessa stagione, a intervalli di 10 – 20 giorni. Le uova hanno un’incubazione che varia tra i 45 e 70 giorni e si schiudono quasi tutte simultaneamente. Usciti dal guscio, i piccoli impiegano dai due ai sette giorni per scavare lo strato di sabbia che sormonta il nido e raggiungere, in genere al calar del sole, la superficie e quindi il mare.

Silvia Bolognini

 

 

 

 

 

 

 

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