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Le torri della Terraferma che raccontano le nostre città

Le torri della Terraferma che raccontano le nostre città
Bernardo Bellotto, Torre di S. Giuliano

Torri di avvistamento, torri di dazio, torri difensive, torri di presidio dei traffici fluviali.
Passano per lo più inosservate ma ce ne sono diverse nel nostro territorio di gronda e raccontando con le loro pietre una parte importante della storia delle nostre città.
Sapete per esempio qual è considerato dalla maggior parte degli storici il monumento più antico di Mestre?

La risposta non è intuitiva o immediata: è la Torre di Tessera, costruita tra il IX e il X secolo.
Fu eretta dai veneziani dove si trova l’attuale Via Triestina. Qui, anticamente si incontravano le strade romane Romea e Pompilia-Annia (detta Altinate Orlanda).
Il punto era strategico per una torre di avvistamento.

Torre di Tessera
La Torre di Tessera

La Torre di Tessera

Quella di Tessera, immersa nella Selva Fetontea, che il poeta Marziale descrive come un’ininterrotta foresta ad alto fusto, estesa da Aquileia a Ravenna e costituita da querce, carpini e frassini, oltre che pioppi e salici vicino ai corsi d’acqua, fu realizzata con le “altinelle”, materiali di riuso e laterizi provenienti dalla vicina Altino, da poco distrutta.
Alta 24 metri, per una circonferenza alla base di 14 metri, che si restringe gradualmente fino alla sommità, dove la cella campanaria è aperta in bifore, offre un ampio panorama che spazia dalle aree lagunari verso Torcello, a quelle di gronda e di pianura.
La sua pianta circolare testimonia l’influenza architettonica romanico-bizantina, assieme al campanile di Caorle e alle torri di Pomposa.

Lo “Stato de Tera” conteso

Perché la Serenissima ha pensato di costruire una torre a Tessera?
La ragione è legata al suo dominio sullo “Stato da Tera” testimoniato anche dal Leone alato di San Marco, che dal XV sec. cominciò a poggiare con le zampe anteriori sulla terraferma.
Il simbolo di un dominio che, dal XIV sec, la Serenissima aveva iniziato a consolidare.
Fino ad allora però, l’intera gronda lagunare era stata per secoli oggetto di contesa fra la Marca trevigiana, i domini patavini e il Dogado veneziano.
In una breve parentesi, persino i veronesi di Ezzelino III mirarono ad impadronirsi di questi territori.
L’area mestrina specialmente, più prossima al centro insulare di Rivo Alto, aveva una rilevanza politica e commerciale vitale ed imprescindibile per lo sviluppo di Venezia, per la quale costituiva l’accesso al continente.
Per questa ragione, i dogi iniziarono molto presto a costituire una prima linea di difesa che comprendeva talvolta delle torri.

Torre di Dese
La Torre di Dese

La Torre di Dese

Ancora la periferia settentrionale di Mestre, nella Municipalità di Favaro, offre un’altra testimonianza a questo proposito.
Si tratta della Torre di Dese.
Alta 20 metri,  ha una base a pianta quadrata realizzata in pietra, mentre il corpo centrale è costruito in cotto.
Il profilo è distinguibile anche da lontano grazie alla caratteristica merlatura posta a coronamento della cella campanaria.
Il ruolo di questa struttura millenaria non è del tutto certo. Nel vasto territorio pianeggiante che la circonda, all’epoca completamente ricoperto da vegetazione e alberi, la torre poteva assumere la funzione difensiva di avvistamento di possibili incursioni nemiche.
Data la vicinanza alle sponde del Dese invece, altri storici ne individuano il ruolo di presidio del traffico fluviale da e per Venezia.

Il ruolo delle “pievi”

Come per la Torre di Tessera e per alcune altre, anche per la Torre di Dese si può attribuire l’integrità con cui è giunta a noi alla sua annessione, in tempi successivi, alla pieve del proprio territorio.
La “pieve” (dal latino “plebs”, popolo) è il termine con cui erano indicate in epoca medievale le circoscrizioni ecclesiastiche minori, principalmente nell’Italia settentrionale.
Alla pieve faceva capo una chiesa principale (la chiesa pievana, dotata di battistero) da cui dipendevano altre strutture parrocchiali e monastiche all’interno della circoscrizione.

Ecco quindi che la Torre di Dese, risalente al IX-X sec. circa, deve la sua conservazione all’adiacente chiesa pievana di S. Maria della Natività (eretta nel XII sec.) e all’omonima pieve che le si sviluppò attorno. Accanto alla Torre di Tessera invece, fu istituita una chiesa in devozione di S. Antonio, la cui pieve venne poi riconsacrata nel 1139 al nome di S. Elena, con attiguo monastero benedettino.

Le torri dunque, con la costruzione delle adiacenti chiese, sono state convertite in campanili, la cui attività di manutenzione e conservazione era svolta con cura da dette istituzioni ecclesiastiche.

Le “torri sorelle” di Malghera e San Giuliano

Anche a Marghera e a San Giuliano c’erano due antiche torri.
Furono distrutte dalle milizie napoleoniche nei primi anni del ‘800, nell’ambito della riorganizzazione delle fortificazioni difensive della gronda lagunare.
Infatti, proprio all’interno del perimetro del vicino Forte Marghera, vicino al ponte dei tre archi, si trovava l’antica torre Malghera, molto simile alla “sorella” torre di S. Giuliano.
Quest’ultima, situata nell’omonimo isolotto antistante all’odierno polo nautico, fu costruita nel 1209 dai Veneziani per l’esazione dei dazi e delle gabelle relativi al commercio.
Non distante sorgeva infatti il porto commerciale di Cavergnago, scalo fluviale dell’ultimo tratto del Flumen de Mestre, le cui acque, sfociando in laguna, lambivano le rive dell’isola.
Già da prima, questo luogo ospitava un convento di frati francescani, la cui intitolazione a S. Giuliano confessore aveva reso all’isolotto il toponimo di “Bonalbergo”.
L’aspetto di queste imponenti Torri di dazio ci è descritto dai molti dipinti e dalle fonti scritte.

Canaletto, Torre di S. Giuliano_ di Malghera
Canaletto, Torre di S. Giuliano o di Malghera

Certamente, la testimonianza più rilevante è il dipinto del Canaletto del 1750/70, perduto nel 1945 ma pervenutoci grazie a delle fotografie. Non è chiaro quale delle due torri sia raffigurata; i più pensano che si tratti della torre di Malghera, ma negli ultimi tempi, a seguito di confronti con altre descrizioni, si ritiene al contrario che si tratti della Torre di S. Giuliano.

Un commento su “Le torri della Terraferma che raccontano le nostre città

  1. Interessante. Istruttivo. Culturale. Grazie.


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