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Long Covid: due medici veneti ad Atene per lo sviluppo della cura

Long Covid: due medici veneti ad Atene per lo sviluppo della cura

Arrivano dall’Ulss 4 del Veneto orientale due dei principali sperimentatori dello studio internazionale “Save-Long”

A oltre due anni dall’inizio della pandemia, una delle principali frontiere ancora da studiare e approfondire è quella del Long-Covid, cioè della sindrome di lungo periodo che può colpire chi è stato infettato dal virus Sars-CoV-2.
Sul tema dello sviluppo degli strumenti diagnostici e delle modalità terapeutiche collegate, l’Hellenic Institute for the Study of Sepsis di Atene ha avviato lo studio internazionale “Save-Long”, promosso dall’Università della capitale greca.

Le prime sperimentazioni a Jesolo, in Veneto

L’attività di ricerca prospettiva e multicentrica si concentrerà in particolare sulla valutazione dell’efficacia di un farmaco antinfiammatorio sperimentale, chiamato anakinra. E non è quindi un caso che, tra i principali esperti italiani coinvolti nel progetto, ci siano anche i medici veneti Francesco Saverio Serino e Carlo Barbetta dell’Ulss 4 Veneto orientale.
Al Covid hospital di Jesolo è stato infatti già impiegato nella cura dei pazienti il farmaco oggetto di analisi.

Da “Save More” a “Save-Long”

“Save-Long” è l’evoluzione di un altro progetto, chiamato “Save More”, promosso sempre dall’ateneo ateniese, che ha visto la partecipazione della struttura veneziana.
“In Save More – ricordano Serino e Barbetta – abbiamo utilizzato il farmaco sperimentale Anakinra nel trattamento della malattia, operando presso il covid hospital di Jesolo, con risultati importanti”.
Il progetto originario ha infatti dimostrato, come sottolineano i medici dell’Ulss 4, che “il trattamento precoce con Anakinra ha portato a una riduzione di progressione della malattia e di morte. Inoltre la metà dei pazienti trattati con quell’antinfiammatorio hanno ottenuto la guarigione e il numero dei pazienti con malattia grave stazionaria è stato ridotto del 54%”.

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Anakinra: un farmaco promettente

I risultati del primo studio effettuato su Anakinra, condotto in modo indipendente, sono stati pubblicati un anno fa. In quell’occasione furono sottoposti a screening 1.060 pazienti, di cui 606 randomizzati in 40 siti in Grecia e in Italia, identificando specificamente le persone a rischio di grave insufficienza respiratoria. Ed è risultato che l’uso precoce e mirato di Anakinra in aggiunta allo standard di cura nei pazienti ospedalizzati con prognosi sfavorevole ha impedito la morte o la progressione verso una grave insufficienza respiratoria.

Efficace anche contro il long covid?

Nel contempo è aumentato il numero di pazienti che sono stati dimessi dall’ospedale senza evidenza di infezione da Covid-19.
“Questo è stato il primo studio – sottolineò Evangelos Giamarellos-Bourboulis, presidente dell’Hellenic Institute for the Study of Sepsis – a valutare specificamente una popolazione di pazienti a rischio prima del ricovero in unità di terapia intensiva. I risultati hanno fornito un significativo passo avanti nella ricerca di ulteriori opzioni di trattamento per prevenire la progressione verso uno stato più critico”.

Il progetto Save-Long

In questi giorni, Serino e Barbetta stanno reclutando una una trentina di persone, suddivise in 3 gruppi, da inserire nel progetto. Si tratta di pazienti che hanno già partecipato allo studio Save More, pazienti che non hanno partecipato al primo progetto ma che sono stati dimessi da meno di sei mesi dall’ospedale per polmonite causata da Covid-19 e, per il confronto, pazienti sani.
Tutti saranno invitati a compilare questionari sulla qualità della vita e saranno sottoposti ad analisi del sangue, per poter procedere alla misurazione dei biomarcatori plasmatici, e a test di funzionalità polmonare e cardiaci. “I pazienti verranno classificati in sottogruppi biologicamente distinti – concludono Serino e Barbetta – per associare poi l’inibizione di determinate cellule del sistema immunitario alla progressione naturale del Long-Covid così da poter arrivare ad una cura vera e propria di questa sindrome post-contagio”.

Alberto Minazzi

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