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Guerra russa, Paniccia: "Europa vera tigre di carta della situazione"

Guerra russa, Paniccia: "Europa vera tigre di carta della situazione"
Arduino Paniccia, esperto e consulente di geopolitica.

Nel 1997, praticamente l’età della pietra, in un libro firmato dai giornalisti Richard Bernstein e Ross Munro, la Cina era indicata come il vero “nemico di domani” pronto a confrontarsi militarmente con gli Usa già dal 2010.
Siamo all’esordio del 2022 e lo scontro armato con l’Occidente l’ha ingaggiato la Russia di Vladimir Putin, attaccando l’Ucraina. Ma la Cina è solo defilata, dietro le quinte. Non marginale.
Difficile definire la guerra scatenata da Mosca sul suolo ucraino una guerra per procura, tuttavia.
“Questa è una super-guerra ibrida, che adotta nuove dottrine costruita anche su una serie di recenti debolezze oggettive dell’Occidente: la pandemia, la crisi energetica e la drammatica ’uscita catastrofica degli Usa dall’Afghanistan”.
Arduino Paniccia, presidente della Scuola di Competizione Economica Internazionale di Venezia e analista geopolitico, scompone il quadro di questa blitzkrieg del XXI secolo e oltre a vedere analogie con un’altra vicenda ormai lontanissima nel tempo (la questione dei Sudeti tedeschi e il Trattato di Monaco del 1938) avverte che, nonostante lo spessore politico della Francia e il dinamismo diplomatico di Emmanuel Macron, l’Europa che in queste ore vede il trionfo delle dichiarazioni ufficiali è la vera tigre di carta della situazione.

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Arduino Paniccia

La pace non è salva

“Putin lo sa. La sua è stata una mossa militare temeraria ma calcolata e preparata da tempo con i vertici delle forze armate, ma anche con gli stateghi economici. Questo spiega anche perché la prevista partenza del premier Mario Draghi per Mosca è saltata. Draghi aveva saputo
dell’imminente attacco e come capo di governo occidentale non poteva trovarsi nella sciagurata
situazione di essere nella capitale nemica proprio quando il Cremlino dava luce verde alle
operazioni belliche”.
La pace non è salva. “Vediamo quali saranno le prossime mosse -spiega Paniccia -. Certamente, anche con un’accurata valutazione degli scenari possibili non è detto che Mosca raggiungerà tutti i suoi obiettivi. Ovvero, la mossa di Putin che deve già fare i conti con problemi politici e sociali interni, può portare notevoli danni alla Federazione russa”.

Tra sanzioni e controsanzioni

Sanzioni durissime ha promesso la Nato, lo stesso hanno fatto l’Unione europea, gli Usa,
l’Occidente. Ma ci sarà un costo anche per chi le promuove queste sanzioni.
“E i risultati già si vedono e si misurano. Non solo sui listini delle Borse da Tokyo a Londra a Milano e Francoforte, ma nell’impennata dei prezzi dell’energia e delle materie prime. I numeri sono impietosi soprattutto per i paesi più deboli. L’Italia e penso solo alle esportazioni dei prodotti del lusso verso la Russia affamata, per esempio, dalle calzature di pregio che nascono del distretto della Riviera del Brenta”.
Le sanzioni, infatti, innescano delle controsanzioni.

Le perdite per l’Italia e la Cina oltre il disegno zarista di Putin

Putin ha studiato attentamente anche fronti non necessariamente militari. Torniamo al 2014, annessione della Crimea da parte di Mosca -ricorda Paniccia -. Le sanzioni causarono all’Italia 3 miliardi di euro l’anno in mancato export. Questo ufficialmente, ma secondo analisi indipendenti, la perdita annua è di almeno 10 miliardi di euro. Di quei 10 miliardi, una quota pari a circa il 20% è la perdita del sistema produttivo del Nordest. Il che significa che a oggi, la sola Crimea ci è costata qualcosa come 18 miliardi di euro, a Nordest. E la riconquista di mercati perduti al giorno d’oggi è quasi una mission impossible”.
Ma qui c’è know-how e qualità dei prodotti e dei processi. “Questa è una spiegazione lineare, ma le sanzioni non sono un processo lineare innescato dal mercato. Qui vale la geopolitica ed ecco spuntare la Cina oltre il disegno zarista di Putin”.

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“La Cina sa attendere che il frutto maturi”

Pechino deve pensare allo scacchiere Asia-Pacifico, alla questione Taiwan, come s’inserisce nella
prova di forza scatenata da Putin?
“Tralasciamo per un attimo tutti i segnali di avvicinamento tra le due capitali, il cui momento più scenografico è stata la visita di Putin a Xi Jinping in occasione delle Olimpiadi invernali di Pechino. In gioco c’è una nuova fascia europea che sta tornando di grande interesse economico e strategico: va dalla Finlandia alla Turchia, con in mezzo i paesi baltici, la Polonia, la Romania, la Bulgaria, l’Ungheria. Tutte nazioni con molte risorse, magari ancora inespresse, molte con un passato nella sfera sovietica. Ma la Cina sa attendere che il frutto maturi. E intanto la Russia muove in Ucraina, sapendo che ha le spalle coperte a oriente da una nazione di 1,4 miliardi di persone ormai lanciata verso un neo-capitalismo funzionale al piano di farne la nazione guida dell’economia super-tecnologica mondiale”.

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Nuove alleanze ed equilibri economici

E per questo si scatena una guerra irridendo a tutte le manovre fin qui esercitate per scongiurarla?
“Ancora una volta, torniamo al quadro delle nuove alleanze e agli equilibri economici. Per il Nordest la Russia è un partner che vale 10 miliardi di euro l’anno. Fermi, bloccati. Forse estinti. C’è poi il capitolo energetico. L’Italia importa più del 40% del suo fabbisogno di gas dalla Russia. E ha abbandonato fonti come l’Algeria, che oggi vale il 4% e la Libia (appena 2%). Ancora, i porti del Nordest sono penalizzati per il blocco dei commerci con la Russia esponendo lo scalo di Trieste, unico porto franco dell’Unione europea, a un grave depotenziamento. Lo scenario di guerra che si è aperto in Ucraina lascerà ferite anche a molti chilometri di distanza”.
Motivo in più perchè la risposta Ue all’aggressione russa sia chiara, determinata e soprattutto unitaria. “Vero. Se l’Europa aspira a una dignità internazionale vera e riconosciuta. Ma è solo da alcuni mesi che si è iniziato a parlare concretamente di politica estera comune, di una difesa comune europea. Guarda caso, capitoli che hanno avuto un’accelerazione con la Brexit, laddove il Regno Unito era il più forte ostacolo a quei due progetti”.

“L’aggressione russa esige una risposta strategica”

Basteranno a dissuadere Putin e magari anche chi lavora nelle retrovie della geopolitica globale?
“Per il momento il Cremlino non ci vuole credere perché vede l’Europa troppo allineata sulle
posizioni di Washington. Il colpo di mano russo in Ucraina è anche un prendere le misure; è un messaggio per i paesi baltici e quelli dell’est. Il poliziotto cattivo per l’Occidente ha estratto la pistola e sa che potrà ricavarne una contropartita economica dall’alleato orientale. Per questo l’Europa dovrà sapere giocare al meglio le proprie carte, leggendo anche tra gli intrecci di questi nuovi equilibri. L’aggressione russa esige una risposta strategica e non tattica. La sudditanza da Usa e Nato è qualcosa che ormai va stretto anche alla Ue. Le varie istanze emerse in questi ultimi anni vanno ricomposte e qualificate per una rinnovata costruzione europea che è poi ciò che vogliono anche i nostri interlocutori. O preferiamo un’Europa lacerata da nazionalismi individuali e indifesa destinata quindi a soccombere ai nuovi sofisticati mandarini che non stanno a Mosca ma a Pechino?”

Agostino Buda

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