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La guerra frena il pil mondiale. L'Italia si ferma a +2,3%

La guerra frena il pil mondiale. L'Italia si ferma a +2,3%

Le stime di crescita del Fmi per il 2022 scendono al 3,6%. L’Europa la più danneggiata

Le più colpite, ovviamente, sono le economie dell’Ucraina (previsto addirittura un -35% per il 2022) e della Russia (-8,5%).
Ma la guerra in corso sta danneggiando il prodotto interno lordo dell’intero pianeta, a partire dalle grandi economie europee (Italia e Germania in primis), la cui crescita sarà frenata rispetto alle stime presentate prima dell’esplosione del conflitto.
Il Fondo Monetario Internazionale ha ufficialmente rivisto le previsioni di crescita delle economie mondiali per il 2022, scendendo di quasi un punto percentuale rispetto alle stime di gennaio, con il pil planetario che dovrebbe far segnare quest’anno solo un +3,6%.
Le conseguenze belliche si aggiungono infatti a un quadro in cui, sottolinea il Fmi, “l’inflazione resterà elevata più a lungo delle attese”, senza dimenticare che la pandemia ancora non è finita.
A risentire maggiormente della frenata sarà l’Europa, la cui crescita nel 2022 è ora prevista al +2,8% (-1,1% rispetto a gennaio), con effetti che si ripercuoteranno anche nell’anno prossimo (per il 2023, il Fmi ha stimato un +2,3%, -0,2%).
L’Italia, per la quale il Def aveva previsto per quest’anno un +3,1%, già nel 2022 non dovrebbe andare oltre il +2,3% di crescita del pil, con un peggioramento del -1,5% dalle previsioni di gennaio.
Nel 2023, poi, attesa un’ulteriore riduzione della crescita, fino al +1,7% (-0,5%) e un progressivo continuo rallentamento fino al 2027, quando il dato si dovrebbe attestare al +0,5%. Uniche note positive, il calo della disoccupazione (dal 9,5% al 9,3%) e del deficit (6% rispetto al 7,2% del 2021).
La frenata, in ogni caso, riguarderà le economie di tutto il pianeta: dalla Gran Bretagna, alla Cina, agli Stati Uniti. In particolare, gli Usa risentiranno di un’impennata dell’inflazione, tant’è che la banca centrale si è trovata costretta ad aprire un aggressivo ciclo di rialzi del tassi, accelerando ulteriormente dopo l’inizio della guerra.
La preoccupazione, sia per il Fmi che per il Governo americano, è particolarmente sentita per i costi dell’energia e per quelli degli alimentari.
Tant’è che il segretario al Tesoro statunitense, Janet Yellen, ha lanciato l’allarme sul rischio che 10 milioni di persone possano entrare in povertà. Sarà dunque questo uno dei principali temi in agenda all’imminente G20 di Washington tra i ministri finanziari e i governatori delle Banche centrali.

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