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Coronavirus. Le regioni chiedono un nuovo patto sociale

Coronavirus. Le regioni chiedono un nuovo patto sociale
Coronavirus Presidente regione veneto Luca Zaia conferenza stampa 01 dicembre 2020

Il dialogo tra Regioni e Governo verso il nuovo DPCM continua.
Nel frattempo, tra i vari calendari di discussione, gli enti locali hanno presentato al Governo un documento in cui mettono in fila le principali richieste per il decreto che subentrerà a quello in scadenza il prossimo 3 dicembre.

Le richieste delle Regioni: un nuovo patto sociale

La prima è il cosiddetto “Patto sociale”proposto da Luca Zaia.
“Il sentiment della popolazione, dalla prima fase a oggi, è totalmente cambiato -ha spiegato il presidente veneto- A marzo tutti avevano paura dell’ignoto e accettavano le misure per contenere il contagio. Adesso, il coronavirus sembra essere diventato un problema solo di chi è in ospedale. È dunque fondamentale avviare campagne informative serie per ristabilire il collegamento con i cittadini. Bisogna spiegare le ricadute dell’infezione, il fatto che oggi gli ospedali rischiano il collasso, perché la pressione ospedaliera riduce la possibilità di erogare i servizi. I picchi sono gestibili fino a un certo punto.  Il viaggio di qui ad aprile -ha concluso – è troppo lungo per lasciarlo in gestione alle sole imposizioni di DPCM e ordinanze. È un percorso da fare insieme”.

Le richieste delle Regioni: ristori e  DPCM

Gli altri punti portati al tavolo nazionale da Zaia riguardano innanzitutto il tema dei ristori, per i quali le regioni chiedono certezza. Ma anche metodo alla base delle scelte specifiche del prossimo DPCM.
“La casa – ha detto Zaia – si costruisce dalle fondamenta, non dal tetto. Se il problema sono gli assembramenti, sono questi che vanno normati con norme che abbiano ricadute perequative, non le singole attività. Se, per esempio – ha chiarito – si stabiliscono regole specifiche per cinema, teatri e piste da sci prima di prevedere quelle generali, si determinano grandi sperequazioni”.

Sci: la via di mezzo

Il riferimento allo sci non è casuale. Le Regioni hanno infatti presentato, tramite i propri assessori, una proposta di terza via mediana tra apertura indiscriminata e chiusura.
Ovvero garantire la possibilità di accedere agli impianti a coloro che soggiornano nelle località turistiche, escludendo i pendolari.
“Mi sa però – ha commentato il presidente del Veneto – che questo non passerà, perché mi sembra che il Governo abbia una posizione ferrea. Il ministro Boccia ha detto che il premier sta intanto lavorando perché anche gli altri Stati chiudano, ma possiamo solo stare a vedere”.

La giornata nera: 107 deceduti in 24 ore

Nel bollettino giornaliero, spiccano in particolare il superamento dei 3.000 ricoveri (2.706, +98, nei reparti ordinari, 330, -9, in terapia intensiva). E la giornata con più morti, 107 in 24 ore, nella seconda ondata della pandemia. Il dato dei nuovi contagi riscontrati, 2.535, va invece valutato sulla base dei tamponi (47.332 tra molecolari e rapidi) effettuati. “L’incidenza – sottolinea Zaia – è quasi di un ventitreesimo rispetto a marzo. Ciò nonostante siamo ben oltre la punta di 2.400 ricoverati della primavera. Significa che qualcosa non sta funzionando, dal punto di vista degli assembramenti. Mi chiedo: dobbiamo attendere di passare a un altro colore per veder diminuire le curve? Io dico di no, perché anche far piegare le curve da soli è una forma di autonomia. Tutto dipende da noi”.

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