Record di 133 cardinali al voto per scegliere il successore di Francesco. Fumata attesa alle 19.30 nella Cappella Sistina. Tra i favoriti Parolin, Zuppi e Tagle
Sono 133 i cardinali elettori che oggi, 7 maggio 2025, si riuniscono nella Cappella Sistina per il Conclave chiamato a eleggere il nuovo Papa, successore di Jorge Mario Bergoglio.
È un numero da record nella storia della Chiesa cattolica, ben superiore ai 117 che scelsero Benedetto XVI nel 2005.
Alle 16.30 è previsto l’“extra omnes” (“fuori tutti”), il segnale ufficiale di inizio delle votazioni.
La prima fumata, che indicherà se è stato eletto o meno il 267° Pontefice, è attesa per le 19.30.
Difficilmente sarà subito “bianca”.
Ma anche se il Conclave dovrà proseguire con tutta probabilità nei prossimi giorni, si entra finalmente nel vivo dopo giornate in cui si sono susseguite voci e ipotesi sulla direzione che prenderà la Chiesa cattolica.
Le principali ipotesi sul nuovo Papa
Come di consueto, il principale argomento al centro delle riflessioni dei vaticanisti in questi giorni dopo la scomparsa di Papa Francesco è stato infatti quello di stilare un elenco di possibili favoriti, ben consci che la storia racconta come “entrare Papa e uscire cardinale” dal Conclave è molto più di un semplice modo di dire.
Così Pietro Parolin, 70 anni, veneto di Schiavon, nel Vicentino, attuale segretario di Stato della Santa Sede, è sì il favorito, ma non sarà facile nemmeno per lui raggiungere l’elevatissimo quorum di voti (89) richiesto per l’elezione.
Altri nomi “forti” tra gli italiani (che, dopo un lungo periodo di sostanziale “monopolio”, non vengono più eletti dal breve papato di Giovanni Paolo I nel 1978) sono quelli di Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza Episcopale Italiana, e di Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei Latini. A complicare la sua eventuale elezione potrebbe essere la giovane età (“appena” 60 anni).
Così come gli esperti escludono che, dopo Bergoglio, primo Papa con entrambe queste caratteristiche, venga scelto un altro sudamericano e un altro gesuita. I salesiani, al contrario, possono contare su 2 figure di rilievo, entrambe spagnole: Angel Fernandez Artime (64 anni) e Cristobal Lopez Romero (72 anni), arcivescovo di Rabat, in Marocco.
Tra tradizione e innovazione
Una delle chiavi per l’elezione del nuovo Pontefice si legherà alla scelta che effettueranno i cardinali riguardo alla linea “politica” che dovrà seguire la Chiesa nei prossimi anni. Dopo un papato decisamente “di rottura” come quello di Francesco, c’è chi auspica un ritorno su posizioni più tradizionaliste, come quelle che caratterizzarono Benedetto XVI.
In questa prospettiva, un nome emerso più volte è quello dell’ungherese Peter Erdo (72 anni), arcivescovo di Budapest. Un’altra possibilità, che avrebbe anche un significativo peso politico nell’attuale momento storico, è quella dell’arcivescovo di New York, Timothy Michael Dolan (75 anni).
Il primo Papa statunitense, in questo caso però con posizioni progressiste, potrebbe essere anche Robert Francis Prevost (69 anni), agostiniano, vescovo missionario in Perù.
Un’altra ipotesi suggestiva è quella del primo Papa asiatico, con il filippino Luis Antonio Tagle (67 anni), pro-prefetto del Dicastero per l’evangelizzazione con Papa Francesco, che gode di molti favori. Tra i cardinali europei, si è parlato molto anche del francese Jean-Marc Aveline (66 anni), arcivescovo di Marsiglia, e dello svedese Anders Arborelius (75 anni), vescovo di Stoccolma. E se fosse la volta del primo Papa di colore? In questo caso, i principali papabili potrebbero essere il congolese Fridolin Ambongo Besungu (65 anni), arcivescovo di Kinshasa, o il guineiano Robert Sarah (79 anni), prefetto emerito della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti.
Il peso dell’elettorato
Tra le variabili da tenere in conto, all’interno di un elettorato che, alla vigilia del Conclave, viene dipinto come diviso su una serie di posizioni diverse, c’è anche la composizione, non solo numerica, dei cardinali riuniti nella Cappella Sistina. In primo luogo, si tratta di personalità religiose provenienti da ben 71 Paesi, in rappresentanza di tutti i continenti con 12 Paesi che saranno presenti per la prima volta nella storia al Conclave. Nello specifico, gli europei sono 53 (provenienti da 18 Nazioni, con 17 cardinali italiani), gli americani 37 (di cui 16 dal Nord, 4 dal Centro e 17 dal Sud), per complessivi 15 Stati, 23 asiatici (17 Nazioni), 18 africani (di 17 Stati) e 4 dell’Oceania. Significativo anche il fatto che ben 108 cardinali elettori sono stati nominati da Papa Francesco, più 20 da Benedetto XVI e 5 da Giovanni Paolo II. La forbice di età varia invece tra i 45 anni dell’ucraino Mikola Bychok, vescovo in Australia, e i 79 dello spagnolo Carlos Osoro Sierra. Si arriva insomma con diversi equilibri nello scacchiere mondiale rispetto alle precedenti elezioni, con una perdita proporzionale di peso dell’Europa.
Tutto quel che c’è da sapere sul Conclave
Fin dalle prime ore del mattino di oggi i cardinali elettori hanno raggiunto la Cappella Sistina, dove il primo appuntamento nell’agenda della giornata è la messa “pro eligendo” alle 10.
“Conclave” è un termine di origine latina (“cum clave”) a indicare proprio il fatto che la riunione si tiene in un luogo chiuso a chiave.
Il Papa fu scelto per la prima volta con questa modalità nel 1276, e quello del 2025 sarà il 76° conclave della storia della Chiesa, mentre è molto più recente il “rito” della fumata per comunicare la fine dell’elezione: le schede con cui i cardinali hanno espresso il loro voto furono bruciate in una stufa con la paglia per la prima volta nel 19° secolo.
E ancor più recente, risalendo al 1914, è la distinzione tra fumata “bianca” e “nera” per distinguere l’esito positivo o negativo della votazione, determinata dall’inserimento nella stufa di specifiche sostanze chimiche.
In realtà, dal Conclave del 2005 le stufe utilizzate sono due, avendone affiancata una seconda a quella storica in ghisa del 1939 per tenere separate schede e additivi per la colorazione del fumo che esce dal comignolo appositamente installato sul tetto della Cappella Sistina. E sempre dall’elezione di Benedetto XVII la fumata bianca viene accompagnata dal suono a festa delle campane di San Pietro. Proprio Papa Ratzinger, invece, introdusse una nuova regola per il Conclave: dopo 34 scrutini andati a vuoto, si procederebbe con un ballottaggio tra i 2 più votati (anche se, dal XX secolo, la durata media dei Conclavi è stata di 3 giorni).
Alberto Minazzi