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Una notte in vacanza? niente affitto, solo alberghi

Una notte in vacanza? niente affitto, solo alberghi

In arrivo il disegno di legge del Ministero del Turismo per regolare il fenomeno delle locazioni brevi in città metropolitane e comuni turistici

Affittare un appartamento per una sola notte nelle principali città e destinazioni turistiche italiane potrebbe a breve non essere più possibile.
L’introduzione di un limite minimo di 2 notti di permanenza per le locazioni brevi è la principale misura inserita nel disegno di legge approntato dal Ministero del Turismo per “fronteggiare il rischio di un turismo sovradimensionato rispetto alle potenzialità ricettive locali”, salvaguardando nel contempo, attraverso una disciplina unica a livello nazionale, “la residenzialità nei centri storici e impedirne lo spopolamento”.
A tal fine, la bozza del provvedimento, che è stata inviata nelle ultime ore agli operatori del settore, prevede anche la creazione di un registro nazionale degli appartamenti, che consentirà di rilasciare agli iscritti un codice identificativo (Cin) uniforme su tutto il territorio, da esporre nelle strutture ricettive e sui portali come Booking e Airbnb a pena di sanzioni, che saranno applicate da Comuni e autorità di pubblica sicurezza.

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Affitti brevi: la stretta del Ministero

L’assegnazione da parte del Ministero, su richiesta dell’interessato proprietario o gestore, del Cin (che sostituirà gli attuali 20 codici regionali) per “ogni immobile a uso abitativo oggetto di locazione per finalità turistiche” sarà il primo passaggio del nuovo sistema.
Le strutture registrate, però, potranno sottoscrivere contratti di “locazione per finalità turistiche” con una durata minima non inferiore a due notti, a pena di nullità.
L’unica eccezione prevista riguarda i “nuclei familiari numerosi, composti da almeno un genitore e tre figli”, che potranno continuare ad affittare un immobile anche per una sola notte, anche se si pone l’interrogativo, ai fini della privacy, di come controllare l’effettiva appartenenza allo stesso nucleo di tutti i pernottanti effettivi, indipendentemente da quanto dichiarato in fase di prenotazione. A tutti gli altri sarà invece consentito il soggiorno esclusivamente in albergo.
La norma si applicherà all’interno dei 14 comuni metropolitani (Roma, Milano, Torino, Genova, Venezia, Bologna, Firenze, Napoli, Bari, Reggio Calabria, Cagliari, Messina, Palermo e Catania) e nei circa 950 altri comuni “ad alta densità turistica” secondo gli ultimi dati Istat.
Saranno invece espressamente esentati i comuni con meno di 5 mila abitanti a bassa densità turistica.

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Le sanzioni e le altre novità

Il sistema sanzionatorio collegato al Cin stabilisce l’applicazione di una sanzione amministrativa da 300 a 3 mila euro per gli annunci online che non espongano il nuovo codice e da 500 a 5 mila euro per i proprietari degli immobili in affitto che siano sprovvisti del codice.
Gli immobili per affitti brevi possono essere gestiti dai proprietari, dai portali telematici e dai cosiddetti “property manager”.
Il disegno di legge prevede infatti il riconoscimento di una nuova categoria economica, a cui sarà assegnato un codice Ateco specifico.
Si tratta di coloro che, attraverso una agenzia immobiliare, gestiscono più di 4 appartamenti in locazione per finalità turistiche in forma imprenditoriale. Costoro dovranno presentare obbligatoriamente una comunicazione di inizio attività, agendo poi anche da sostituto d’imposta.

Le reazioni

Il testo elaborato dal Ministero si pone in linea con le richieste avanzate dagli albergatori, ma non con quelle dei sindaci, che auspicavano un intervento ancor più importante, attraverso l’introduzione di un limite annuo di 120 giorni per gli affitti brevi.
Qualche dubbio viene sollevato anche dagli addetti ai lavori, come Marco Celani, presidente di Aigab (Associazione italiana gestori affitti brevi).
Al Sole 24 Ore, Celani evidenzia che i soggiorni di una notte pesano per circa solo il 5% del valore delle prenotazioni per affitti brevi. Inoltre, si teme che le nuove norme possano favorire i pernotti “in nero” e che possa essere rimodulata l’intera offerta di mercato sulla base di un minimo di 2 notti, tagliando fuori anche le famiglie numerose dalla possibilità concessa dalla legge.

Alberto Minazzi

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Tag:  affitti, turismo