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Tra droni e aerotaxi, la mobilità del futuro guarda al cielo

Tra droni e aerotaxi, la mobilità del futuro guarda al cielo

Anche Stellantis (che intanto conferma l’impegno nell’automotive in Italia) investe in un settore destinato a rivoluzionare presto i trasporti

Dalla strada al cielo, il passo è più breve di quanto si possa pensare. E se ancora non siamo arrivati al futuro immaginato dalla fantascienza dello scorso secolo, con spostamenti quotidiani non “ruote a terra” ma su veicoli volanti, poco potrebbe mancare.
Prima l’avvio di investimenti infrastrutturali, come i vertiporti per favorire l’impiego dei droni, i cui servizi potrebbero secondo le stime dell’Ue raggiungere un valore di mercato di 14,5 miliardi di euro, con la creazione di 145 mila posti di lavoro entro il 2030.
Data entro cui si stima che il mercato globale di droni e aerotaxi a decollo e atterraggio verticale arrivi a 52 miliardi di dollari.
Poi i ragionamenti, avviati sempre a livello europeo oltre che in Usa e in Cina, sulle modifiche necessarie sul piano normativo in materia di aeronavigazione, mirando a individuare standard comuni ai vari Paesi e prevedendo piani di formazione sulle nuove tecniche per il personale.

Primi investimenti nei mezzi in Italia

Adesso, è proprio dall’industria automobilistica che arrivano i più recenti segnali della nuova tendenza.
Perché, oltre ai big dell’industria aeronautica che hanno puntato sulle start-up del settore, sono molteplici anche le case produttrici di quattro ruote che hanno deciso di investire per la realizzazione di velivoli a decollo verticale per il trasporto di persone.
Tra queste c’è anche Stellantis che, pur avendo ribadito nelle ultime ore per bocca dell’amministratore delegato Carlos Tavares il proprio impegno nell’automotive anche in Italia, nel solco dei primi investimenti avviati nel 2021 ha ora annunciato l’acquisto di altri 8,3 milioni di dollari di azioni di Archer Aviation, leader dell’aviazione elettrificata.

aerotaxi

Verso gli aerotaxi

L’operazione decisa dalla holding multinazionale nata dalla fusione di Fiat, Chrysler e Peugeot ha un programma molto ambizioso: arrivare a commercializzare “Midnight”, l’eVtol (aerotaxi) ad alto livello di automazione a 5 posti di Archer, nel 2025.
La realizzazione dei prototipi, che dovrebbero avere un’autonomia di 80 km con tempi di ricarica inferiori a 15′, procede in California, mentre è in fase di realizzazione lo stabilimento in Georgia che, probabilmente completato entro fine 2024, a regime dovrebbe riuscire a produrre fino a 650 unità l’anno.
Nel settore di quelli che potranno essere i futuri aerotaxi c’è dunque grande fermento. Anche perché, al momento, concretamente esiste un solo aereo elettrico a decollo verticale utilizzabile per il trasporto di persone. Si tratta di un velivolo cinese, che non ha però l’autorizzazione alla vendita negli Stati Uniti o in Europa. Dove, a spingere sulla certificazione del primo modello è soprattutto la Francia, che spera così di poter presentare il Volocity di Volocopter in occasione delle Olimpiadi di Parigi.

L’impegno di Stellantis nell’automotive in Italia

Il volo elettrico a decollo verticale, in ogni caso, non sembra destinato a soppiantare i tradizionali spostamenti in automobile.
Un settore, che certamente non sta attraversando uno dei suoi momenti più floridi, in cui sono già partiti i ragionamenti nella prospettiva della svolta elettrica. Al riguardo, i timori di possibili ricadute negative derivanti da un eventuale disimpegno sul territorio italiano sono stati fugati proprio da Tavares, che, in un’intervista pubblicata da QN, ha ribadito l’obiettivo di arrivare a un milione di auto prodotte negli stabilimenti presenti nel nostro Paese.
“La presenza di Stellantis in Italia non è a rischio”, ha dichiarato l’a.d., ricordando gli investimenti in nuovi impianti e nuovi modelli.
Nel piano complessivo, rientrano 240 milioni per Mirafiori, ma anche, nella prospettiva della mobilità elettrica, l’utilizzo dello stabilimento di Melfi per la produzione di veicoli di medie dimensioni, di quello di Cassino per quelli più grandi e l’investimento di oltre 2 miliardi a Termoli per la riconversione della produzione da motori termici a batterie. Così come resteranno attivi gli impianti di Atessa, Pomigliano, Modena, Cento e Pratola Serra.

Alberto Minazzi

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