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Smart working: cosa succederà dopo il 30 giugno?

Smart working: cosa succederà dopo il 30 giugno?

Tra poco più di un mese e mezzo scade la proroga che facilita il lavoro agile: l’importanza della contrattazione

Chiusa ufficialmente dall’Oms l’emergenza-pandemia, si avvicina alla fine anche un’altra esperienza che ha caratterizzato gli ultimi anni dell’era-Covid.
Il 30 giugno scade infatti la proroga decisa a fine marzo dal Governo per facilitare il ricorso allo smart working almeno per i lavoratori fragili e per quelli con figli sotto i 14 anni, visto che la misura generale decisa per ridurre il rischio di contagio nei luoghi di lavoro era venuta meno ancora a fine dicembre 2022.
Il ministro del Lavoro, Marina Calderone, sta studiando il dossier relativo al lavoro agile, valutando l’eventualità di concedere un’ulteriore proroga a favore della massima applicazione della possibilità di lavorare a distanza sia nel settore privato che in quello pubblico.
Qualora non fossero però previsti dal Governo nuovi interventi in questa direzione, si ritornerà in generale allo svolgimento dell’attività lavorativa interamente in presenza, a meno di diverse modalità specifiche previste in sede di contrattazione collettiva.
Al riguardo, va sottolineato che, rispetto al periodo pre-Covid, dopo la fine del periodo più delicato dal punto di vista sanitario, si sono moltiplicati gli accordi aziendali tra sindacati e datori di lavoro, con l’applicazione di forme intermedie di organizzazione, in cui il lavoratore alterna giornate in presenza ad altre in modalità smart working. In assenza di questi accordi, bisogna però anche ricordare che, per legge, vi sono alcune categorie che, in caso di richiesta di lavoro agile, non possono essere sottoposte a sanzioni, licenziamenti, trasferimenti, demansionamenti o ad altre misure che si ripercuotano negativamente sulle loro condizioni di lavoro.
Le richieste “prioritarie”, ma non diritti veri e propri dei lavoratori, in tal senso, sono quelle avanzate dai lavoratori con figli disabili senza limiti d’età o con figli comunque al di sotto dei 12 anni, i lavoratori con disabilità in condizioni di gravità accertata e i cosiddetti “caregiver”, ovvero coloro che si prendono cura, volontariamente e gratuitamente, di altre persone non autosufficienti.

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