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Pillole di cacca contro i superbatteri

Pillole di cacca contro i superbatteri
immagine di repertorio

Da Londra, una terapia rivoluzionaria: batteri fecali sani per battere le infezioni resistenti agli antibiotici

Un’iniziale risata, sentendo parlare di “pillole di cacca” per uso medicinale, è abbastanza scontata.
I test condotti nel Regno Unito su una nuova terapia basata sull’introduzione, nel nostro intestino, di batteri fecali sani sono però assolutamente seri.
Anche perché la terapia a cui aprono i risultati ottenuti dai ricercatori su un primo campione di 41 pazienti degli ospedali Guys e St. Thomas di Londra apre a nuove possibilità per affrontare un problema sempre più serio: la resistenza agli antibiotici e le infezioni provocate dai cosiddetti “superbatteri”.

Le pillole di cacca

Va premesso che il cosiddetto “trapianto di cacca” non è una novità assoluta, in campo medico, essendo ufficialmente approvato per il trattamento della diarrea grave causata dal batterio “clostridium difficile”.
L’idea dei batteri come microorganismi sempre dannosi per il nostro organismo è stata del resto superata, giungendo alla conclusione che ve ne sono alcuni che svolgono al contrario un ruolo fondamentale per la nostra salute. Nel caso specifico, i batteri “buoni” ricavati dalla liofilizzazione delle feci di persone sane, poi inseriti in pillole che li rilasciano una volta raggiunto l’intestino, si sono dimostrati capaci di scatenare una guerra microbica con i superbatteri, espellendoli totalmente dall’intestino, o quantomeno riducendoli a livelli non dannosi per l’organismo, e prendendone il posto. Le indicazioni raccolte suggeriscono infatti una maggior varietà della flora batterica intestinale al termine dell’assunzione delle 3 dosi previste dalla terapia, con la presenza dei batteri sani rilevata nell’intestino anche a un mese di distanza, e probabilmente migliorando la resistenza dell’organismo alla colonizzazione da parte di batteri infettivi.

Le infezioni resistenti agli antibiotici

Il nostro intestino è del resto il più grande serbatoio di resistenza agli antibiotici presente negli esseri umani. Gli organismi multifarmaco-resistenti che vi albergano, colonizzandolo, sono poi in grado di fuoriuscirne, raggiungendo altre parti del corpo, con potenziali seri problemi legati a infezioni invasive ad elevata morbilità e mortalità, come quelle del tratto urinario o del flusso sanguigno. Le persone soggette alla somministrazione sperimentale delle pillole presentavano alcune infezioni resistenti agli antibiotici provocate da questi batteri: un problema per il quale, attualmente, non esistono strategie efficaci di decolonizzazione del tratto gastrointestinale. È anche per questo che, come ha evidenziato uno studio pubblicato lo scorso anno su “Lancet”, la resistenza agli antibiotici ha causato almeno un milione di vittime ogni anno dal 1990. E i tassi crescenti di infezioni resistenti ai farmaci (sono aumentati di circa l’8% tra il 1990 e il 2021 e potrebbero ancora aumentare del 70% nei prossimi decenni) rischiano di tradursi in oltre 39 milioni di vittime di qui al 2050: circa 3 al minuto. Ecco perché si punta sul trapianto di microbiota fecale, pur essendo necessario uno studio su larga scala per superare le residue incertezze su fattibilità, sicurezza ed efficacia. Non a caso, sono attualmente in fase di studio oltre 450 medicinali basati sul microbioma, che in futuro potrebbero sostituire gli antibiotici.

Alberto Minazzi

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