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Piano pandemico e “malattia X”: la salute passa per la prevenzione

Piano pandemico e “malattia X”: la salute passa per la prevenzione

L’Italia si appresta ad approvare il nuovo documento strategico per il periodo 2024-28, mentre a Davos il mondo si confronta su un eventuale nuovo virus

Anche se ben pochi se ne ricorderanno, di “piano pandemico” si parla da quasi 20 anni. Da quando cioè, era il 2005, l’influenza aviaria mise in allarme la comunità scientifica internazionale.
A renderlo noto ai più, fu il Covid, che, a gennaio 2020, rese necessario adeguare le norme per essere in grado di affrontare l’arrivo del Sars-CoV-2, rivelatosi poi ben più grave e impattante rispetto alle prime previsioni.
Il piano allestito per la pandemia, mercoledì prossimo, 24 gennaio 2024, scadrà.
È comunque in dirittura d’arrivo la stesura del nuovo piano, che varrà per il periodo 2024-28.  “Questo piano – spiega la bozza anticipata da quotidianosanità.it, rappresenta uno strumento di pianificazione per la fase interpandemica e uno strumento tecnico a supporto delle decisioni che possono essere adottate ai diversi livelli amministrativi e da diversi attori nelle fasi di allerta e risposta”.

La prevenzione come principale arma contro le malattie

Una delle conseguenze positive della tragica parentesi del Covid-19 è stata quella di richiamare la massima attenzione sulla strategia di prevenzione.
Non è dunque un caso che, anche al Forum economico mondiale di Davos, una delle tematiche affrontate dagli esperti sia proprio quella della cosiddetta “malattia X”: un virus che ancora non esiste, ma in vista del cui eventuale arrivo è necessario non farsi trovare impreparati.

malattia x

Verso il nuovo piano pandemico italiano

Il nuovo piano pandemico 2024-28 dovrà essere approvato dalla Conferenza Stato-Regioni, accogliendo le indicazioni sul tema pubblicate nel 2023 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Tra le novità, come riporta la nota di sintesi della bozza, l’estensione “ai patogeni a trasmissione respiratoria a maggiore potenziale pandemico”, la durata di validità di 5 anni e la definizione di “un approccio metodologico che può essere applicato a pandemie con diverse caratteristiche epidemiologiche in termini di trasmissibilità, patogenicità e impatto sulla salute e sui servizi sanitari”.

I vaccini misure preventive più efficaci

La lezione del Covid si traduce anche sul ruolo dei vaccini, che vengono espressamente definiti “le misure preventive più efficaci, contraddistinte da un rapporto rischio-beneficio significativamente favorevole”. E non si possono escludere nuovi lockdown, visto che è ammessa la possibile necessità di “imporre limitazioni alle libertà dei singoli individui al fine di tutelare la salute della collettività”, anche se “eventuali restrizioni alla libertà individuale devono rimanere in vigore solamente lo stretto necessario ed essere proporzionate sia alla probabilità sia all’entità dell’evento”. Ugualmente, potrebbero ritornare Dpcm e impossibilità di

piano pandemicoaggregazione.

Gli obiettivi del nuovo piano pandemico

Il piano pandemico prossimo all’approvazione fissa dunque 5 obiettivi principali. In primis, la riduzione degli effetti di una pandemia da patogeni a trasmissione respiratoria sulla salute della popolazione attraverso la riduzione di trasmissione, morbilità e mortalità. Poi, si intende consentire azioni appropriate e tempestive per il coordinamento a livello nazionale e locale delle emergenze; ridurre l’impatto della pandemia sui servizi sanitari e sociali e garantire la continuità dei servizi essenziali; tutelare la salute degli operatori sanitari e del personale coinvolto nella gestione dell’emergenza; informare, coinvolgere e responsabilizzare la comunità nella risposta ad una pandemia da agenti patogeni respiratori.

La “malattia X”: cos’è

Così come per il piano pandemico, anche la “malattia X” è un concetto precedente al Covid.
Nei primi decenni del nuovo millennio, a mantenere elevato il livello di attenzione nei confronti delle patologie infettive erano stati virus come Zika, Ebola o Mers. L’Oms, nel 2018, ipotizzò però la possibilità che si potesse presentare a livello mondiale una pandemia causata da un virus ancora sconosciuto, suggerendo uno studio a priori per facilitare la prevenzione ed essendo in grado di arginare in caso di necessità la diffusione di quella che chiamarono “disease X”.

omicron

Il Covid prima “malattia X”

Il Covid-19, spiega adesso il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, che ha organizzato e coordina l’incontro degli esperti all’interno dell’agenda del World Economic Forum in corso in Svizzera, è stata la prima “malattia X”.  “Ma – aggiunge – dobbiamo avere un piano per una futura e sconosciuta “malattia X”, di cui parliamo da tanti anni e che può ripresentarsi, quindi dobbiamo essere in grado di anticipare e preparaci a questo. Avere un sistema di allerta precoce, saper espandere velocemente i sistemi sanitari e investire di più nelle cure primarie”.
Il tema della “malattia X” è già stato affrontato da oltre 300 scienziati radunati dall’Oms a novembre 2022. Allora, si teorizzò che una nuova patologia oggi sconosciuta potrebbe arrivare a causare un numero di decessi addirittura 20 volte superiore a quello provocato dal Sars-CoV-2. Adesso, l’idea dell’Oms è quella di concentrarsi sui nuovi sforzi necessari per preparare i sistemi sanitari alle molteplici sfide future”.

Alberto Minazzi

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