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Pensionati italiani: all’estero per fuggire dal carovita, ma arrivano i controlli

Pensionati italiani: all’estero per fuggire dal carovita, ma arrivano i controlli

L’Inps dal 14 settembre darà il via alle verifiche sulle pensioni che percepiscono le persone che non vivono più in Italia

Se ne vanno soprattutto in Portogallo, Spagna e Tunisia alla ricerca di paradisi fiscali. O quanto meno, se non proprio di paradisi, di qualche vantaggio rispetto a dove vivono.
Sono queste le mete più gettonate per chi fugge dall’Italia.
Non stiamo parlando di giovani che lasciano il nostro Paese ma di pensionati.
Stretti nella morsa del carovita, tra aumento del costo dell’energia e quanto ad esso legato come, solo per fare un significativo esempio, i generi alimentari, sempre più persone che non lavorano più decidono di stabilirsi all’estero.
Secondo quanto rilevato dall’Inps (Istituto di previdenza sociale) hanno lasciato l’Italia più di 5 milioni di persone e gli assegni pensionistici nei Paesi stranieri erogati dall’Istituto rappresentano il 2,4% del totale delle pensioni pagate.

Paradisi fiscali nel mirino dell’Inps

Ma se è vero che i Paesi che offrono maggiori opportunità di risparmio fiscale sono quelli “latini”, le cose potrebbero cambiare dal prossimo mercoledì quando l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale darà il via ai controlli per provare l’esistenza in vita di pensionati che ricevono l’assegno all’estero.
E che costa all’Inps 1,4 miliardi di euro distribuiti in 165 Paesi. Le verifiche sono affidate a Citibank, l’Istituto di credito che paga le pensioni in territorio straniero.

reversibilità

In particolare, la banca deve preoccuparsi di capire se il pensionato è ancora in vita. Come? Da parte sua il pensionato deve inviare all’Inps l’attestazione di esistenza in vita entro il 12 gennaio 2023. La mancata presentazione della documentazione richiesta provocherà la sospensione del pagamento dell’assegno a partire da marzo 2023.

Le verifiche, a tappeto e scaglionate nel tempo a partire da settembre e fino a gennaio 2023, riguarderanno i residenti in Europa (tranne Scandinavia e Paesi dell’Est), Africa e Oceania.
Nella prima metà dell’anno i controlli hanno già riguardato Usa, Sudamerica, Asia, Estremo Oriente, Paesi scandinavi ed Est Europa .
Le uniche nazioni escluse dalle verifiche sono quelle con le quali l’Italia ha sottoscritto accordi per lo scambio telematico di informazioni fiscali.

Le mete preferite dei pensionati che fuggono all’estero

Dove fuggono i pensionati una volta terminato il ciclo lavorativo? Sono proprio Portogallo, Tunisia e Spagna le destinazioni preferite, favorite da una tassazione meno severa.
La Fondazione Migrantes ha evidenziato come dal 2017 al 2021 i pensionati italiani che hanno deciso di spostarsi a Lisbona, capitale del Portogallo, e dintorni sono più che triplicati passando da 994 a più di 3.500. Se si sommano a quelli di chi ha scelto Madrid si superano i 10 mila.

Gli ultimi dati Citibank dicono che sono 326 mila le pensioni pagate all’estero.
Gli importi mensili più ricchi variano da un lordo di 4.240 euro in territorio portoghese e 3.800 per chi ha optato per quello tunisino.
Soffermandoci sui numeri delle pensioni all’estero il 56,1% è in Europa, il 22,8% in America centrale, l’ 8,1% in America meridionale, l’1,2% in Africa e lo 0,5% in America orientale.

Cresce il disagio degli italiani

Perché si lascia l’Italia? Scorrendo i post dei gruppi social delle persone che vivono all’estero, risulta chiaro che la tassazione sensibilmente più bassa rispetto a quella italiana è la ragione principale che ha indotto molti pensionati a emigrare. Ma ci sono anche altri i vantaggi sottolineati: il clima, le bellezze naturali e la sicurezza tra questi.
In Italia, intanto, il Misery Index di Confcommercio registra nel mese di luglio un aumento del disagio sociale, attestato su un valore stimato di 17,5 in aumento di un decimo di punto sul mese precedente. Considerato improbabile – spiega una nota MIC – il rientro a breve delle tensioni inflazionistiche e la probabilità di un peggioramento del quadro economico generale con conseguenti effetti sul mercato del lavoro, è presumibile che nell’ultima parte del 2022 e nei mesi iniziali del 2023 l’area del disagi si ampli ulteriormente.

Silvia Bolognini

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