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Patto di stabilità, si cambia. E l'Italia approva

Patto di stabilità, si cambia. E l'Italia approva

Via libera dei ministri riuniti per l’Ecofin alle nuove regole sulla governance economica degli Stati in vigore probabilmente dalla prossima primavera

L’ok dell’Italia è arrivato dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti (che, nell’occasione, ha sottolineato lo “spirito di compromesso”), riunito con i colleghi europei a Bruxelles per l’Ecofin. Ma è l’intero Governo italiano che guarda con favore all‘intesa raggiunta tra Paesi membri dell’Unione Europea per la modifica delle regole del Patto di stabilità.
È stata direttamente la premier, Giorgia Meloni, a esprimere soddisfazione, commentando le nuove norme che costituiscono, come ha ricordato la presidenza spagnola di turno della Ue, un “quadro di governance economica che garantisce stabilità e crescita, con regole che sono equilibrate, realistiche e pronte per le sfide presenti e future”.
Secondo la presidente del Consiglio italiano, il punto d’incontro raggiunto ha portato a “regole meno rigide e più realistiche di quelle attualmente in vigore, che scongiurano il rischio del ritorno automatico ai precedenti parametri, che sarebbero risultati insostenibili per molti Stati membri”.

Patto di stabilità: cosa cambia

L’accordo politico raggiunto tra i ministri è solo il primo passo di una trattativa che continuerà ora con il Parlamento Europeo, per giungere all’intesa finale destinata a tradursi, entro il prossimo aprile, nel varo delle nuove regole. Queste, dunque, non entreranno in vigore prima della prossima primavera.
Le linee di fondo sono comunque già stabilite, a partire dalla conferma che i principi cardine restano il mantenimento del deficit al di sotto del 3% del Pil e del debito sotto la soglia del 60%, come stabilito nel Trattato di Maastricht. Con le modifiche, però, si introduce una maggiore flessibilità.
L’obiettivo che si persegue attraverso margini di manovra meno rigidi è infatti quello di arrivare al risanamento dei conti dei Paesi membri, ma senza che le decisioni prese in tale direzione possano avere l’effetto collaterale di un rallentamento della crescita, bloccando gli investimenti e introducendo una situazione di austerità.

Le nuove regole

Nel testo approvato ieri è dunque previsto un aggiustamento annuo dello 0,5% del pil in termini strutturali, tenendo conto però dell’aumento della spesa per interessi, nel caso in cui il deficit superi il 3%. È stabilito anche che i Paesi che hanno un rapporto tra debito e pil superiore al 90% dovranno far scendere il livello del disavanzo all’1,5%.
Questi Paesi, inoltre, dovranno ridurre il debito dell’1% all’anno, mentre la quota scende allo 0,5% per quelli il cui debito è pari a una quota tra il 60% e il 90% del pil. Quanto agli interessi sul debito, è stato fissato un periodo transitorio, tra il 2025 e il 2027, in cui la Commissione Europea ne terrà conto nello stabilire il percorso di risanamento.
È previsto infine che i Paesi sotto procedura debbano concordare, sempre con la Commissione, l’uso dei fondi pubblici. In tal senso, verranno definiti appositi piani di spesa di durata quadriennale, con possibilità di estensione fino a 7 anni e con un margine di flessibilità che consentirà uno sforamento dello 0,3% rispetto a quanto concordato.

I commenti

“Abbiamo sottoscritto un Patto sostenibile per l’Italia”, ha dichiarato Giorgetti. Ma la soddisfazione per l’intesa non è solo italiana.
La presidenza spagnola ha infatti parlato di un “traguardo storico”. E il commissario agli Affari economici dell’Unione, Paolo Gentiloni, ha commentato: “Buona notizia: sono stati preservati gli elementi fondamentali della nostra proposta”.
Gentiloni ha quindi confermato le tempistiche, “se le tappe finali per la sua approvazione si concluderanno positivamente”. Al riguardo, il vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, in conferenza stampa ha poi sottolineato che, per la finalizzazione dell’intesa “non c’è tempo da perdere”.

Alberto Minazzi

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