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Paperi e Papere a Venezia. La banda Disney in trasferta

Paperi e Papere a Venezia. La banda Disney in trasferta
Paperi a Venezia

di Alberto Toso Fei

Non esiste “vip” al mondo che non sia stato a Venezia almeno una volta nella vita e che non si sia fatto fotografare a bordo di una gondola, o mentre dà da mangiare ai piccioni in Piazza San Marco.
Ebbene, ciò vale anche per i personaggi dei fumetti.
Tutti, o quasi, dalle “strisce” ai cartoni animati, un giro tra calli e canali a vivere qualcuna delle loro avventure lo hanno fatto. E in questo novero non potevano mancare i protagonisti della banda Disney, che in laguna sono anzi molto assidui, complice forse anche il fatto che, negli ultimi decenni, alcuni disegnatori delle tavole italiane, da Giorgio Cavazzano a Luciano Gatto a Luciano Capitanio, da Romano Scarpa e Valerio Held, sono di origine veneziana.

E se Topolino e Pippo si fanno vedere qualche volta (come – fra le altre – in “Topolino e il carnevale movimentato” del 1983, con un ritorno tutti assieme al carnevale dell’anno successivo con “Topolino e il ferro d’oro”, così come in un’altra avventura Pippo imbraccia addirittura il remo e improvvisa una serenata in gondola), chi è veramente di casa a Venezia sono i paperi, che in laguna ne combinano di tutti i colori.

Paperi a Venezia

Le avventure dei Paperi tra i segreti delle nostre tradizioni

Cercano gli anelli perduti sul fondo del mare nel corso dei vari sposalizi dogali (“Paperino e gli anelli dei Dogi”, 1963) ma anche l’elmo di Pipino, nascosto da qualche parte in città (“Zio Paperone e l’avventura a Venezia”, tradotto in molteplici lingue del giornaletto per ragazzi più famoso al mondo); tentano di salvare i monumenti veneziani dall’acqua alta (“Zio Paperone e la deriva dei monumenti”, 1977) e naturalmente vengono alla Mostra del Cinema (“Zio Paperone alla conquista del Leone d’Oro”, 1986, e “Doubleduck – segreti in bella mostra”, del 2010, che richiama in qualche modo la presenza veneziana dell’antesignano di Paperinik, il papero ladro gentiluomo Fantomius dal quale Paperino eredita attrezzature e coraggio, che nel 2014 con “Il tesoro del Doge” percorre una Venezia degli Anni Venti).

Paperi a Venezia
Paperi a Venezia

Paperone individua nel turismo in città una possibile fonte di guadagno e prova a sondare il mercato turistico veneziano più volte (come in “Zio Paperone e il turismo virtuale”, del 1995, e prima ancora in “Paperino e il turismo veloce”, disegnato dal mitico Carl Barks nel 1963, senza dimenticare un passaggio virtuale in “Zio Paperone e la realtà diminuita” del 2016).
Paperino impersona Marco Polo e il Fornaretto, in albi divenuti cult, e più in generale – con immancabili passaggi carnevaleschi (“Paperino e gli scherzi di Carnevale”, 1968, oppure “Paperone e la Mora di Venezia”, 2018) a Venezia si cercano tesori di famiglia e fortuna (“Venezia e i tesori De’ Paperoni, 1985, e “Zio Paperone doge di Venezia”, 1983).
Ma si esplora anche la storia della Serenissima (come in “Mastro Paperone e le lenti travolgenti”, 2008, “Paperino e il rarissimo violino”, 1959) e i suoi personaggi (come in “Zio Paperone e i libri segreti di Paperus Picuzio”, uscito nel 2016 in occasione della mostra dedicata dalle Gallerie dell’Accademia allo stampatore Aldo Manuzio, nel quale si vede il ponte di Rialto quattrocentesco ancora il legno).

Una delle ultime trasferte veneziane della banda Disney, in questa rassegna necessariamente incompleta, riguarda una bellissima storia del 2018, “Topolin e il dono dell’Accademia”, disegnata da Giorgio Cavazzano, in cui si racconta proprio di Leopoldo Cicognara e della nascita delle moderne Gallerie con la loro definitiva apertura al pubblico, nel 1817. A dimostrazione che i fumetti, se pensati e disegnati bene, sono una cosa serissima e possono insegnare un sacco di cose divertendo.

Un commento su “Paperi e Papere a Venezia. La banda Disney in trasferta

  1. attenzione che topolino è andato anche a Pellestrina finendo dentro un viviere di “granchi molli” e Pippo ha corso sui Murazzi fino agli Alberoni.
    “Pippo alle Olimpiadi” 1972


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