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Meloni all'Onu: guerra globale al nuovo schiavismo

Meloni all'Onu: guerra globale al nuovo schiavismo

Il discorso della premier all’Assemblea generale di New York: “Noi daremo il buon esempio col “Piano Mattei”. Intanto Frontex rafforza il sostegno all’Italia

Ha esordito confermando ancora una volta la scelta dell’Italia di stare dalla parte dell’Ucraina nel conflitto in atto, ha concluso affrontando la questione dei rischi legati all’intelligenza artificiale.
Ma il cuore dell’intervento della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, alla 78^ Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York è stato chiaramente (e non poteva essere altrimenti in questo momento) incentrato sui migranti.
Anche perché la premier italiana non ha usato mezze misure: “Sono convinta che sia dovere di questa Organizzazione rifiutare ogni ipocrisia su questo tema e dichiarare una guerra globale e senza sconti ai trafficanti di esseri umani”, ha affermato davanti all’Assemblea, dopo aver ribadito che “l’attenzione dell’Italia è rivolta particolarmente verso l’Africa” e aver analizzato le tematiche connesse.

Lo sguardo dell’Italia verso l’Africa

“Creare il caos e diffonderlo – è il punto di partenza del ragionamento di Meloni – è una scelta. E in quel caos, che produce decine di milioni di persone potenzialmente in cerca di condizioni di vita migliori, si infiltrano reti criminali che lucrano sulla disperazione per collezionare miliardi facili Sono i trafficanti di esseri umani che organizzano la tratta dell’immigrazione illegale di massa”.

Meloni Onu

Dietro l’illusione di una vita migliore fatta pagare migliaia di dollari, nascondono che “quei viaggi troppo spesso conducono alla morte”, ha aggiunto la presidente.
“Il punto è che combattere le organizzazioni criminali dovrebbe essere un obiettivo che ci unisce tutti, e che investe anche le Nazioni Unite” per evitare, ha detto nel prosieguo del discorso, di “tollerare che la schiavitù torni oggi sotto altre forme”.
“Davvero possiamo fingere di non vedere che oggi al mondo non esiste attività criminale più profittevole del traffico di migranti, quando proprio i rapporti Onu certificano come questo business abbia raggiunto per volumi di denaro il traffico di droga, e ampiamente superato quello delle armi?”, è la principale domanda posta da Giorgia Meloni. Che si è subito risposta: “Io penso di no. Ma per farlo dobbiamo lavorare insieme a ogni livello, e l’Italia intende essere in prima fila su questo fronte”.

Il “Piano Mattei per l’Africa”

Il nostro Paese, del resto, come ha ricordato la presidente del Consiglio, si è già mosso in questo senso.
Per esempio con il Processo di Roma, avviato a luglio con la conferenza su migrazioni e sviluppo, in cui sono state coinvolte le Nazioni mediterranee e africane “su un processo che si snoda lungo due direttrici fondamentali: sconfiggere gli schiavisti del terzo millennio da un lato e affrontare le cause alla base della migrazione dall’altro”.

Obiettivo principale: “garantire il primo dei diritti: il diritto a non dover emigrare, potendo trovare nella propria terra le condizioni necessarie a costruire la propria realizzazione”, puntando su quella ricchezza di risorse strategiche su cui può contare il continente africano. È però necessario, per Meloni, “invertire la rotta”, offrendo “un’alternativa seria alla migrazione di massa”. “L’Italia – ha aggiunto – vuole contribuire a creare un modello di cooperazione da pari a pari”.

“Saremo i primi – ha così ricordato – a dare il buon esempio con il “Piano Mattei per l’Africa”: un piano di cooperazione allo sviluppo che prende il nome di Enrico Mattei, un grande italiano che sapeva conciliare l’interesse nazionale italiano con il diritto degli Stati partner a conoscere una stagione di sviluppo e progresso”. Perché, ha concluso la premier “il punto centrale è che dobbiamo avere il coraggio di rimettere l’uomo, con i suoi diritti, al centro del nostro agire. Un principio apparentemente scontato, che tuttavia scontato non è più”.

L’Europa rafforza il sostegno di Frontex

Intanto, però, a Lampedusa continua l’impennata di arrivi, con ogni giorno almeno tanti migranti in entrata quanti se ne riescono a smistare in altri punti di accoglienza. Un’emergenza che, nonostante le posizioni intransigenti di altri Stati come la Francia, che blindato la frontiera di Ventimiglia per respingere i migranti provenienti dall’Italia, riguarda l’intero continente, di cui l’isola siciliana è considerata “la porta” sul Mediterraneo.
Al riguardo, va comunque segnalato il rafforzamento del sostegno all’Italia dell’Agenzia europea per le frontiere esterne Frontex, che ha annunciato in una nota il raddoppio del numero di ore di volo dei suoi aerei che monitorano il Mediterraneo centrale per aiutare le autorità del nostro Paese a far fronte ai flussi. Per facilitare il monitoraggio dei mari e il supporto a eventuali operazioni di ricerca e salvataggio, Frontex ha inoltre offerto ulteriori immagini satellitari delle principali aree di partenza dalla Tunisia.
L’Agenzia ha inoltre inviato a Messina e Reggio Calabria, dove sono stati trasferiti numerosi migranti sbarcati in Italia, squadre mobili per la migrazione che offriranno supporto nelle attività di registrazione e identificazione delle persone arrivate dall’Africa. “Siamo pronti – ha spiegato il direttore esecutivo di Frontex, Hans Leijtens – a rafforzare il nostro sostegno. Questa non è solo una sfida italiana, ma una sfida collettiva per l’Europa. Insieme, ci assumiamo la responsabilità condivisa di salvaguardare le frontiere esterne dell’Ue”.

Alberto Minazzi

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Tag:  migranti