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La biblioteca del Beato Pellegrino: quei 14 km di preziose scaffalature di sapere umanistico

La biblioteca del Beato Pellegrino: quei 14 km di preziose scaffalature di sapere umanistico
Una piccola parte dei 14 km di scaffali della biblioteca del Beato Pellegrino di Padova

A Padova, il polo umanistico del secondo ateneo più antico d’Italia

Immaginate di avere tra le mani un libro vecchio e consunto; immaginate che non abbia più niente da dire, quel libro, e che decidiate di dismetterlo, di tracciare la parola “fine” alla sua storia.
Cercate un pezzo di terra, scavate una buca e lo seppellite.
Un gesto matto che porta alla dimenticanza finché, dopo un numero imprecisato di anni, tornate su quel terreno, quella buca, e vi trovate un albero di libri.
Di vecchi e di nuovi, di storia passata e di storia presente: di conoscenza che si perpetra oltre i nostri giorni.

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Una biblioteca da guinness

La metafora – più o meno poetica, a vostra discrezione – calza per quella che è la storia del complesso Beato Pellegrino dell’Università degli Studi di Padova e della sua biblioteca.
Una storia fatta di devozione e di anzianità, lì dove un tempo sorsero nei secoli un convento e un ospizio, su cui è stata tracciata una linea nei primi anni del terzo millennio per far rinascere quel luogo, e quegli edifici, come polo umanistico del secondo ateneo più antico d’Italia e – per storia, tradizione e conoscenza – uno dei più importanti al mondo.
E tale è diventato, anche nei numeri impressionanti e per certi versi “fuori scala” rispetto alla normalità di altre biblioteche.
In questo edificio storico ma quanto mai moderno, restaurato secondo i parametri di efficientamento energetico richiesti dalla normativa e realizzato, soprattutto, per essere vivibile, sono raccolti infatti ben 356.341 volumi disposti su 14 km di scaffalature di sapere umanistico.

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Collocata nel rinnovato edificio storico tra via Beato Pellegrino e via Vendramini, la biblioteca raccoglie anche 63.484 annate di periodici in formato cartaceo e 3.036 risorse elettroniche disciplinari.
L’edificio si sviluppa su tre piani e due ammezzati e occupa una superficie di 4.130 mq; offre agli utenti 460 posti per lo studio e la lettura, 31 postazioni informatiche dedicate alle ricerche in rete e alla consultazione del catalogo elettronico, 4 postazioni multimediali per la visione di video e per l’ascolto della musica e uno spazio per lo studio di gruppo prenotabile dagli studenti interessati tramite app.

La terza missione del polo: la divulgazione della conoscenza

Uno spazio bianco e luminoso, dove la luce filtra dalle vetrate laterali o dal soffitto, trasparente e supportato dalle travi di legno. Un luogo dove è comodo sedersi e studiare, e incontrarsi tra studenti e ricercatori e professori, dove si possa pensare anche di spendere il proprio tempo libero, grazie agli orari di apertura (dalle 9 alle 22 nei giorni feriali, dalle 9 alle 19 il sabato e la domenica) e alle iniziative dedicate alla “terza missione”: quella incentrata sulla divulgazione della conoscenza e del donare vitalità a un edificio culturalmente legato all’immaginario polveroso e lugubre.
Nel corso del 2023, per esempio, sono state organizzate due mostre bibliografiche per celebrare i 100 anni dalla nascita di Italo Calvino e una per l’analogo centenario della poetessa polacca Wislawa Szymborska, ma gli impegni occasionali corrono in parallelo con le attività di divulgazione quotidiane, come l’evento Science4All organizzato ogni anno dall’università.

Le collezioni speciali e il Tanzlingher

La biblioteca del Beato Pellegrino ha raccolto il patrimonio di cinque precedenti biblioteche dell’ateneo padovano, prevalentemente di area linguistica (lingue romanze, slave e anglo germaniche), filologica, letteraria, dello spettacolo e di scienze della formazione.
Tra le migliaia di volumi, vi sono poi le collezioni speciali: circa 2500 volumi, segnati dal tempo, appartenenti principalmente al periodo tra il Cinquecento e l’Ottocento, dove si contano edizioni di opere famose e di loro commenti, di bibbie illustrate e di una vera e propria “storia del libro per stampe e contenuti”.
Tra i libri antichi e le pagine consunte, spicca su tutti per unicità il Tanzlingher, ovvero il vocabolario di latino-italiano-illirico, interamente manoscritto nonostante sia stato realizzato a Zara nel Settecento.

biblioteca del Beato Pellegrino

La sua importanza è dovuta al numero di copie esistenti al mondo – la copia padovana fu la seconda ritrovata di cinque copie esistenti a oggi – e alla notevole testimonianza che rende del popolo dalmata nel periodo storico in cui è stato scritto (tra il 1699 e il 1704).
Nonostante la sua eccezionalità, il Tanzlingher è accessibile a chiunque grazie a Phaidra, il sistema di digitalizzazione del patrimonio culturale dell’università di Padova.
In Phaidra è possibile consultare anche le opere difficilmente a portata (per la loro delicatezza) e poter proseguire i propri studi da remoto, secondo una catalogazione pensata e ragionata.

Una sfoglia di infinite narrazioni

Tante storie in una che le contiene tutte, come una sfoglia di infinite narrazioni ripiegate su sé stesse; passeggiando per i chiostri e le aree comuni della biblioteca e del polo umanistico del Beato Pellegrino è difficile non pensare a ciò che era: un convento di monache benedettine nel XVI secolo, e poi a seguire una casa di riposo per giovani donne, prima, e per uomini poi, trasformandosi tra Ottocento e Novecento in ospizio e reparto geriatrico, fino agli anni Ottanta circa. E a seguire, negli anni in cui è stato dimenticato e disabitato, le storie di persone anziane e sofferenti sono di nuovo sbocciate, grazie all’università di Padova e al lavoro congiunto di tre rettori – Vincenzo Milanesi, Giuseppe Zaccaria e Rosario Rizzuto – per la realizzazione di questo infinito luogo di conoscenza e della sua biblioteca, portatrice inestimabile della storia dell’umana dell’uomo.

Damiano Martin

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