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Cuore, nuovo record per Padova: trapianto a 10 ore dall'espianto

Cuore, nuovo record per Padova: trapianto a 10 ore dall'espianto

Il team del professor Gerosa ha completato con successo un intervento eccezionale, effettuato per la prima volta in Europa, con un organo proveniente dalla Svizzera

Ha continuato a battere per 10 ore dopo la morte del suo donatore, un 40enne deceduto per trauma cranico. E lo ha fatto fuori dal corpo, compiendo per di più un lungo viaggio, da Berna a Padova, durante il lungo periodo tra l’espianto dal cadavere e l’impianto nella persona che aspettava un organo disponibile e ora l’ha ricevuto.
Il cuore che adesso batte nel petto di un padovano di 50 anni è destinato a entrare nella storia della medicina. Perché è stato al centro di un intervento, quello portato a termine con successo dal team di Gino Gerosa, direttore dell’Unità operativa complessa di Cardiochirurgia dell’Azienda ospedaliera universitaria patavina, mai effettuato in precedenza in Europa.
Decisamente il modo migliore per festeggiare i 40 anni del primo trapianto di cuore, effettuato, sempre a Padova, il 13 novembre 1985 dal cardiochirurgo Vincenzo Gallucci.

Un trapianto di cuore che batte 3 record

L’eccezionalità dell’intervento effettuato giovedì 6 novembre è legata innanzitutto alla lunghezza del periodo, ben oltre le 4 ore normalmente previste, in cui l’équipe medica è riuscita a mantenere in attività l’organo. Questo ha continuato a svolgere le proprie funzioni all’interno di un macchinario appositamente destinato a tale funzione, riducendo i tempi di ischemia.
E, durante il viaggio, sono stati mantenuti sotto costante monitoraggio i parametri cardiaci con verifiche ogni 20′: in questo modo, è stato possibile caricare il cuore a bordo di un aereo per il suo trasferimento in volo dalla Svizzera all’aeroporto “Marco Polo” di Tessera.

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Di qui, l’ulteriore passaggio di consegne a un’automedica che l’ha trasferito fino all’ospedale di Padova.
Un’altra “prima volta” si lega al fatto che mai prima d’ora in Italia si era recuperato un organo da donatore a cuore fermo fuori dai confini nazionali, reso possibile anche grazie agli accordi tra il Centro nazionale trapianti e la rete svizzera, che ha segnalato la non compatibilità dell’organo con i pazienti locali in attesa. E c’è anche un terzo record, questa volta mondiale: nessun team medico aveva infatti mai effettuato un espianto dopo la morte cardiaca senza la protezione di una soluzione cardiologica.

L’eccellenza padovana nella cardiochirugia

Padova continua dunque a confermarsi un’eccellenza mondiale nella cardiochirurgia, nel solco della tradizione di eccellenza inaugurata dal già citato Gallucci. Se, a conclusione di una vera e propria maratona durata in tutto 18 ore, il trapianto è potuto avvenire con successo, con il paziente che a breve verrà dimesso dopo il passaggio in reparto dall’iniziale ricovero in terapia intensiva previsto dal protocollo, è infatti grazie alla tecnica di espianto a cuore fermo da una persona dichiarata deceduta in base ai criteri cardiologici sviluppata da Gerosa. Applicata con successo la prima volta l’11 maggio del 2023, è stata da allora utilizzata in tutta Italia per altre 90 volte.

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Da sx: Gino Gerosa (direttore centro di cardiochirurgia “Gallucci” dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Padova), Luca Zaia (presidente del Veneto) e Paolo Zanatta (primario di Anestesia e rianimazione ospedale Ca’ Foncello di Treviso)

In questo caso specifico, essendo diversi i tempi italiani e svizzeri (rispettivamente 20 e 5 minuti) per l’accertamento della morte cardiaca, non è stato possibile applicare la abituale procedura di utilizzo della macchina per la circolazione extracorporea per la perfusione del cuore, che richiede circa 50′. Ma il team non si è fatto scoraggiare, espiantando immediatamente l’organo e riponendolo direttamente nella macchina di perfusione ex vivo.

Le nuove prospettive per il trapianto di cuore

Il successo ottenuto, ha spiegato Gerosa, apre ora nuove strade e opportunità per chi è in attesa di un trapianto.
Vista la carenza di donatori locali, sarà infatti possibile recuperare l’organo anche fuori dai confini nazionali, sfruttando le nuove tecnologie, che hanno permesso di superare limiti ritenuti invalicabili fino a pochi anni fa.
Un’opportunità, sottolinea però lo stesso cardiochirurgo, che non esclude la necessità di proseguire anche su altri ambiti fondamentali, come lo sviluppo degli xenotrapianti, ovvero l’utilizzo di organi provenienti da specie animali compatibili con l’uomo, e la realizzazione di un cuore totalmente artificiale, su cui proprio il medico nativo di Rovereto sta già portando avanti uno suo progetto, che ha trovato i necessari finanziamenti.

Alberto Minazzi

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Tag:  cuore, Padova

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