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Animali: dove vivono meglio in Italia? I comuni premiati

Animali: dove vivono meglio in Italia? I comuni premiati

Prato, Verona e Modena.
Sono, nell’ordine, i Comuni italiani gratificati da Legambiente con il premio nazionale “Animali in Città” per essere stati, nel 2020, le realtà territoriali ad aver fatto registrare i migliori servizi e attenzioni destinati ai cittadini e ai loro animali da affezione.
Anche se aumentano anche altri tipi di animali nelle nostre famiglie, cani e gatti, in Italia, restano gli ospiti più presenti nelle nostre case. I cani, secondo i dati di Legambiente, sarebbero oltre 12,5 milioni, con una media di 4,7 per cittadino (il massimo in Umbria, con 2 cani ogni residente). E i gatti quasi 800 mila, uno ogni 74,2 italiani (in Valle d’Aosta la media più alta, pari a 31,4).

Il rapporto di Legambiente

Alla base delle valutazioni del rapporto nazionale di Legambiente, giunto alla X edizione, sono gli specifici questionari inviati dall’associazione ambientalista alle Amministrazioni comunali e alle Aziende sanitarie italiane.
A seconda del punteggio ottenuto, a calare dal massimo di 109 punti a 0, le performances delle diverse realtà territoriali sono state collocate in varie fasce, da “eccellente” a “pessima”. Va premesso che solo l’8,3% del campione di Comuni interpellati (656 su 7903, di cui 55 Comuni, il 50%, tra quelli capoluogo) ha risposto in modo completo. Sale al 44,6% la percentuale di Aziende sanitarie che hanno risposto e che sono quindi state classificate.

I risultati

Solo Prato, tra tutti Comuni che hanno risposto in maniera esaustiva, ha raggiunto il livello di performance “ottimo”, mentre sono state 18 le aziende sanitarie a posizionarsi nella seconda fascia di merito. Nelle singole macro aree, Prato è prima per “organizzazione/servizi offerti al cittadino” e “gestione di risorse/risultati”. Alghero (SS) spicca invece nel quadro delle “regole” e Ravenna nei “controlli”.
Legambiente ha classificato i Comuni anche per dimensioni.
Tra i più piccoli il primo è Vallinfreda (RM), poi, crescendo, le eccellenze sono Val della Torre (TO), Cavallino-Treporti (VE), Mantova, Modena, Prato, fino a Milano tra le metropoli. Quanto alle aziende sanitarie, le 3 risultate migliori nella graduatoria complessiva sono l’ATS Brescia, l’ATS della Montagna (Sondrio, Valtellina e Valcamonica) e l’ASL Vercelli.

Servizi dedicati per gli animali

Per il 2020, il 47,4% delle Amministrazioni comunali ha dichiarato di aver attivato un ufficio o un servizio appositamente dedicato al settore e il 76% delle aziende sanitarie ha dichiarato di avere almeno il canile sanitario e/o l’ufficio di igiene urbana veterinaria (in 3 casi anche l’ospedale veterinario) appositamente dedicati. Il personale impiegato è in media di 1,6 unità a città e di 11,6 unità per azienda sanitaria. La spesa pubblica, dichiarata da 497 Amministrazioni, ha visto un costo medio di 2,4 euro a cittadino (si va dai 137,4 di Carloforte, in Sardegna) agli 0,053 di Villafranca di Verona). 0,85 euro il costo medio per azienda sanitaria.
I Comuni dichiarano di spendere il 61,8% del bilancio dedicato al settore per la gestione dei canili rifugio, che sono gestiti da associazioni in convenzione del 33,7% dei casi.

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Le strutture dedicate e gli animali liberi

Agli animali di affezione sono dedicate varie strutture, da canili e allevamenti a colonie e oasi feline alle aree urbane per cani.
Solo il 21,2% dei Comuni dichiara di monitorare le colonie feline presenti nel loro territorio, che sarebbero 23.422, con oltre 154.288 gatti e 11.435 cittadini impegnati.

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Napoli avrebbe 2.095 colonie per 31.425 gatti, mentre a Torino ci sarebbe un “gattaro” ogni 14,1 gatti. Da record il dato della sarda Banari con 1 gatto registrato in anagrafe ogni 3,2 cittadini.
Tra i cani vaganti, in media, nel 2020 ogni 10 cani catturati 8,8 hanno trovato una soluzione, tra restituzione ai proprietari, adozione o reimmissione controllata in società.

L’anagrafe canina

Per quanto riguarda i cani, sono al momento gli unici animali ad avere un’anagrafe obbligatoria, gestita normalmente dalle aziende sanitarie (solo in Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia la gestiscono i Comuni). Solo 226 Comuni, il 34,4%, dichiara di conoscere il numero complessivo di cani iscritti in anagrafe canina (quasi 1,2 milioni) e solo 187 (28,5%) di sapere il numero di nuove iscrizioni nel 2020 (67.529).
Le aziende sanitarie, però, dichiarano di essere in possesso dei dati nel 100% di quelle che hanno risposto (e le iscrizioni in anagrafe sono oltre 6,4 milioni, di cui 913 mila avvenute nel 2020). Tra i dati comunali, il più basso numero di registrazioni all’anagrafe, rapportato alla popolazione, è quello di Pescara (1 ogni 1.697 residenti), il più alto a San Possidonio (Mo) con addirittura 2 cani ogni residente.

Le richieste di Legambiente

Proprio l’approvazione e l’entrata in vigore di un’anagrafe unica nazionale per tutti gli animali da affezione o da compagnia entro il 2022 è il primo traguardo a cui mira Legambiente. Inoltre, con un orizzonte temporale più ampio, l’associazione pone l’obiettivo di agevolare entro il 2025 la sottoscrizione di 1.000 patti di comunità per costruire reti e alleanze tra Amministrazioni pubbliche e soggetti privati.
In considerazione delle rilevazioni statistiche del Ministero della Salute, secondo cui il personale veterinario si attesta a 4.642 unità, l’obiettivo di Legambiente è di arrivare  a 10 mila veterinari pubblici in servizio con assunzioni a tempo indeterminato e di avere un’area cani ogni 1.000 cittadini, un canile o gattile sanitario ogni 50-100 mila cittadini e un ospedale veterinario ogni 300-400 mila. Obiettivo 2030, infine, anche per la formazione di 15 mila guardie ambientali e zoofile volontarie, per incrementare l’attuale organico, forte di circa 13 mila unità di personale.

Alberto Minazzi

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