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Confindustria e Kyoto Club insieme nella sfida per la sostenibilità

Confindustria e Kyoto Club insieme nella sfida per la sostenibilità

“La sfida ambientale non può non essere il motore della nuova economia”.
Poggia su questo assunto il nuovo accordo sottoscritto da Confindustria e Kyoto Club,  organizzazione non profit  impegnata nel raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas-serra assunti con il Protocollo di Kyoto.

La sostenibilità ambientale entra in azienda

Il documento firmato dalle parti si traduce nei fatti in un appoggio strutturale che Confindustria offre al Kyoto Club, la quale avrà degli spazi all’interno di Confindustria, diventando in sostanza parte integrante della struttura.
Attraverso la possibilità di sviluppare alcuni progetti,  Kyoto Club supporterà le aziende divulgando una cultura d’impresa basata sulla sostenibilità ambientale, portandole a far rete e a condividere obiettivi e strumenti oltre che offrendo sostegno nella realizzazione di progetti concreti.

La riconversione di Porto Marghera

Di progetti, molti dei quali già finanziati, ce ne sono diversi, soprattutto su Porto Marghera.
Per la riconversione di Porto Marghera, “ci sono 1 miliardo e 450 milioni di euro di investimenti già approvati – sottolinea il presidente di Confindustria Venezia, Vincenzo Marinese – A ottobre, ne presenteremo altri per 500 milioni destinati alla sola parte ambientale: non c’è territorio come questo con tanti e tali investimenti. Nell’ immaginario collettivo -ha concluso –  ben pochi sanno quanto quest’area sia performante dal punto di vista ambientale: un’eccellenza unica in Italia”.

Il presidente di Confindustria Venezia, Vincenzo Marinese, firma l’accordo con il Kyoto Club

L’accordo

Il protocollo sottoscritto da Confindustria e Kyoto Club fa quindi parte di una strategia più ampia, che parte proprio da Porto Marghera.
“Credo che l’accordo – commenta Catia Bastioli, presidente di Kyoto Club – possa essere un concreto contributo per la ripresa sostenibile dei territori, in un momento in cui è fondamentale spendere bene le risorse”.
Confindustria Venezia, del resto, è tra i soci fondatori dell’organizzazione no profit che ha da poco compiuto 20 anni. Creato a Venezia nel 1999, Kyoto Club è arrivato a raggruppare 133 associazioni.

Le nuove sfide dell’industria e dell’ambiente

“Quella che si è aperta – ha evidenziato la presidente Bastioli – è una sfida senza precedenti per il mondo economico. La pandemia è stata solo l’ultima di una serie di crisi, ma quella con l’impatto più immediato. E ci ha fatto capire quanto l’attuale modello di sviluppo sia insostenibile: va cambiato, sia per gli aspetti ambientali che per la competitività nazionale. Per evitare che si ripetano ancora disastri, bisogna avere una visione a lungo termine. Ma è difficile salvarsi da soli: la collaborazione è fondamentale. La nuova innovazione deve essere partecipata e inclusiva”.

“Bisogna produrre valore diffuso sui territori”

Non a caso, ha ricordato Bastioli, il 37% del Recovery Fund verrà speso per il green new deal.
In tutte le aree nelle quali Kyoto Club ha sviluppato negli anni una serie di buone pratiche.
“È il momento di mettere queste conoscenze al servizio delle imprese locali – ha continuato la presidente – I grandi temi vanno declinati sulle necessità e sulle peculiarità dei nostri territori, per non bruciare le risorse. Il ruolo delle imprese va ben oltre il profitto di oggi: bisogna produrre valore diffuso”.

Il presidente di Confindustria Venezia, Vincenzo Marinese, mostra la differenza tra diesel tradizionale e biodiesel

Le sfide di Porto Marghera

L’esempio del polo industriale veneziano è paradigmatico.
La raffineria è stata riconvertita e produce oggi biodiesel, così come sono state riconvertite la centrale Edison, ora a zero emissioni e la centrale di Fusina, Venice Lng, l’ecodistretto.
“La nuova cultura qui è già nata ed è stata coltivata – ha rilevato il presidente di Confindustria Marinese – Adesso bisogna mettere tutto a fattore comune, per rafforzare le nostre competenze e le nostre collaborazioni. Al brand, vogliamo legare una filosofia e una strategia e se tutto questo ricadrà all’interno della Zls -ha concluso –  sarà ancor più vantaggioso”.

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