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Perserverance su Marte alla ricerca della vita

Perserverance su Marte alla ricerca della vita
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Perseverance ce l’ha fatta. E ha subito cominciato la sua missione su Marte. Facendo tirare un sospiro di sollievo agli scienziati della Nasa per il superamento dei 7 minuti più delicati del viaggio verso il pianeta rosso: quelli necessari all’“ammartaggio”.
Certo, quando l’abbiamo saputo sulla Terra, attorno alle 21.56 ora italiana del 18 febbraio 2021, i giochi erano già fatti. Perché la notizia era già “vecchia”.
Di 11 minuti e mezzo, per l’esattezza. Tanto ci vuole infatti perché una semplice comunicazione percorra 228 milioni di km e raggiunga il nostro mondo.

Il viaggio e la missione

Per superare questa distanza e portare su Marte il rover Perseverance e il piccolo drone Ingenuity, la missione “Mars 2020”, costata 3 miliardi di dollari, ha impiegato circa 7 mesi.
La partenza è avvenuta il 30 luglio del 2020, approfittando della massima “vicinanza” tra i due corpi celesti.
Marte non è infatti il pianeta del sistema solare a noi più vicino (Venere è a “soli” 41 milioni di km), ma quello più simile per caratteristiche.
Tanto da far supporre agli scienziati che, almeno in un passato lontano, abbia ospitato la vita. Non a caso, “marziano” è un termine utilizzato dai più come sinonimo di extraterrestre.

E sono proprio tracce di vita quelle che Perseverance cercherà nelle rocce del cratere Jezero, che 3,9 miliardi di anni fa era un lago.
Rispetto ai suoi predecessori, Perseverance porta con sé una tecnologia molto più sofisticata, che gli permetterà nei prossimi 2 anni di raccogliere dati utili per consentirci di conoscere meglio il pianeta rosso. Alla ricerca parteciperà anche un gruppo italiano dell’Osservatorio di Arcetri.
I campioni saranno sigillati in tubi e archiviati, in attesa del recupero da parte di una nuova navicella spaziale, la cui partenza è prevista nel 2026. In collaborazione con l’Agenzia spaziale europea, si punta a far rientrare il carico sulla Terra nel 2031.

Traffico su Marte

Perseverance è il nono veicolo spaziale e il più grande dei 5 rover che, a partire dagli anni Settanta, hanno raggiunto con successo la superficie marziana. Grande come un’automobile e fornito di sei ruote è alimentato al plutonio. È equipaggiato con un braccio di 2 metri che servirà a perforare la superficie del pianeta e raccogliere materiali. Su Marte potrebbe incrociare 2 suoi predecessori, spediti dalla Nasa negli scorsi anni: Curiosity, partito nel 2012, e InSight, ammartato nel 2018.

Appena la scorsa settimana, sono invece entrate nell’orbita del pianeta rosso altre 2 navicelle, “Hope” e “Tianwen-1”, inviate rispettivamente da Emirati Arabi e Cina.
Quella cinese ha a bordo un altro rover, di dimensioni inferiori a Perseverance, che proverà a scendere sulla superficie del pianeta tra maggio e giugno.
Provando a superare le oggettive difficoltà di ammartaggio, che hanno già in passato fatto sfumare diverse spedizioni, visto che si calcola che solo il 40% delle missioni finora inviate abbia concluso queste operazioni con successo.

I “sette minuti di terrore”

La parte più rischiosa dell’intera missione “Mars 2020” è stata proprio la manovra di avvicinamento, non a caso definita dagli scienziati della Nasa “sette minuti di terrore”.
La navicella che ha trasportato Perseverance ha impattato con l’atmosfera del pianeta a 19.500 km/h, pari a 16 volte la velocità del suono, iniziando poi progressivamente a rallentare. Obiettivo, raggiungere una piccola striscia di terreno all’interno dell’antico delta di un fiume.

Per riuscire a posarsi al suolo senza danni sono stati utilizzati un paracadute e una “gru aerea”, piattaforma a razzo che ha guidato gli ultimi 18 metri di discesa.
Tutto, fortunatamente, ha funzionato secondo programma, consentendo al rover di scendere in ottime condizioni in un punto sufficientemente piatto e relativamente privo di rocce pericolose. “Ora la straordinaria scienza ha inizio”, ha dichiarato in conferenza stampa Thomas Zurbuchen, capo della missione scientifica, accompagnando le parole col simbolico gesto di strappare il piano di emergenza in caso di fallimento.

I tweet di “Percy”

A sbarcare su Marte, per il momento, non è dunque ancora l’uomo in prima persona. Ma si può dire che gli scenziati considerano il rover alla stregua di un essere vivente. Con anche un suo soprannome, “Percy”. E Perseverance ha pure un suo profilo Twitter, sul quale ha cominciato a postare messaggi fin dal suo arrivo su Marte. “Sono al sicuro su Marte. Perseverance ti porterà ovunque” ha iniziato a twittare.

tweet da Marte
tweet da Marte

Poi, ha spedito alla base Nasa due foto della superficie marziana, in una delle quali si può notare anche la sua ombra. Accompagnate da due frasi con altrettanta ironia: “Ciao, Mondo. Il mio primo sguardo sulla casa che abiterò per sempre”. E “Un altro sguardo dietro di me. Benvenuti nel cratere Jezero”.
Ancora, accompagnando la foto dell’esultanza nella base Nasa a terra: “Ho percorso quasi 300 milioni di miglia e ho appena iniziato”.
Percy ha quindi ringraziato anche il presidente Biden e la vicepresidente Harris per le congratulazioni. Postando anche una mappa interattiva per seguirlo nelle sue esplorazioni e non dimenticando anche un tweet dal sapore nostalgico: “Posso confermare: il Jet Propulsion Laboratory della Nasa è un grande posto. Adesso ho una nuova casa, ma mi ricorderò sempre delle mie radici californiane”.

Alberto Minazzi

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