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Il Veneto pensa a una nuova ordinanza anti assembramenti

Il Veneto pensa a una nuova ordinanza anti assembramenti
il presidente Veneto Luca Zaia conf stampa 8 febbraio 2021

Il condizionale resta d’obbligo. Ma il presidente del Veneto, Luca Zaia, ha ammesso che la Regione sta ragionando su una nuova ordinanza, per gestire il ritorno in zona gialla.
«Se decideremo di scriverla – ha precisato – lo faremo entro questa settimana».

No alle chiusure dei confini comunali

Sul contenuto della possibile ordinanza, Zaia sta ragionando con l’avvocatura regionale «Non ho in mente oggi un testo – ha spiegato il presidente – ma di certo il punto di partenza è il rispetto della fascia in cui siamo attualmente inseriti, ovvero quella gialla. In un contesto socio-economico come quello che stiamo vivendo, non c’è bisogno di nuove mazzate. Se ci sarà, non sarà dunque un’ordinanza pesante».

In altri termini, il presidente ha confermato che sta pensando a una regolamentazione degli orari, escludendo invece categoricamente la possibilità di limitazioni legate alla chiusura dei confini comunali. «Ci muoveremo – ha concluso Zaia – nell’ambito dei poteri che ci sono concessi: un cambio di zona è ammissibile solo di fonte a emergenze straordinarie, non può avvenire di default». Zaia ha quindi auspicato l’apertura di un ragionamento anche a livello nazionale, oltre che sul tema dei ristori, anche su un «allentamento ragionato» di alcune misure, come quelle previste per le palestre.

Gli assembramenti

Il punto di partenza del ragionamento del Veneto è legato al timore nei confronti di possibili assembramenti. Nel primo weekend dal ritorno in giallo, infatti, si sono verificate numerose situazioni di mancato rispetto del distanziamento sociale o dell’uso delle mascherine.
«Il calo delle curve – ha commentato Zaia – continua, ma non dobbiamo pensare che vada avanti all’infinito. Tanto più che adesso la situazione è cambiata, con le misure meno stringenti della zona gialla e la riapertura delle scuole. Senza dare colpe a nessuno per andare a scuola o bere uno spritz, c’è però modo e modo di farlo».

Anche perché, adesso, c’è la partita delle mutazioni del virus che potrebbe mutare ulteriormente gli scenari. Un tema sempre più presente, anche nella comunità scientifica, tant’è che l’Istituto Superiore di Sanità ha richiesto 500 sequenziazioni a settimana, per avere una foto precisa dell’andamento reale delle varianti sul territorio.

Tra AstraZeneca e vaccini sul mercato

L’assessore alla Salute, Manuela Lanzarin, ha intanto ricordato che tra domani, martedì 9 febbraio, e dopodomani arriveranno anche in Veneto le quantità di vaccino AstraZeneca destinate alla regione nell’ambito della prima fornitura ricevuta dall’Italia. Si tratta di circa 20.400 dosi, che saranno somministrate agli operatori dei servizi essenziali tra 18 e 55 anni, secondo le priorità stabilite a livello nazionale. La sanità veneta resta comunque al riguardo in attesa di ulteriori delucidazioni su chi, tra forze dell’ordine e insegnanti, avrà la priorità. Così come deve essere ancora definita l’ipotesi illustrata dal commissario Arcuri sulla successiva somministrazione alle categorie di soggetti giovani affetti da patologie.

Sul fronte vaccini, intanto, la Regione Veneto continua a sondare il mercato per verificare la possibilità di acquistare nel pieno rispetto della legalità ulteriori dosi rispetto a quelle ripartite dal livello nazionale. «Abbiamo già ricevuto un paio di offerte con disponibilità immediata – ha rivelato Zaia – ma le stiamo verificando a fondo. Ci hanno prospettato in un caso prezzi superiori dalle 4 alle 5 volte quelli già noti, in un altro caso inferiori del 10%. Ma è una partita molto delicata, che vogliamo valutare al meglio, perché si discute di salute dei cittadini».

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