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La Regione Veneto dice no alla scuola aperta fino al 30 giugno

La Regione Veneto dice no alla scuola aperta fino al 30 giugno
il presidente della regione Veneto Luca Zaia conf stampa 11 febbraio 2021

L’ipotesi ventilata dal Premier incaricato Mario Draghi di tenere aperte le scuole fino al 30 giugno non piace al Veneto.
I social già da qualche giorno pullulano di commenti e di ragioni, tra le quali spicca una valutazione sulle ripercussioni turistiche ed economiche che il prolungamento del calendario scolastico determinerebbe sul territorio.
Un parere negativo ufficiale è stato espresso anche dal presidente del Veneto, Luca Zaia, secondo il quale l’ipotesi si basa su un presupposto sbagliato.
“Se è vero che i ragazzi hanno studiato con la didattica a distanza, vuol dire che hanno studiato – premette –. Sinceramente non troverei quindi giusto farli andare in vacanza solo da luglio. Se passasse questo principio, vorrebbe dire che la dad non è servita a nulla. Sarei pienamente d’accordo di prolungare la scuola solo se si trattasse di recuperare un mese perso. Ma alcuni ragazzi mi hanno spiegato di aver lavorato molto di più a distanza ”.

Il Veneto in giallo

Si sta entrando intanto nelle ore decisive per la nuova classificazione per fasce delle regioni. E il Veneto guarda con serenità alla nuova determinazione da parte dell’Istituto Superiore di Sanità. “Verosimilmente – ha commentato il presidente della Regione – questa settimana non ci saranno sconvolgimenti. È giusto, prudentemente, tenere un minimo di cautela, perché si tratta pur sempre di una classificazione di un ente terzo. Ma possiamo ragionevolmente dire che i dati ci confermeranno in zona gialla”.

I dati a cui fa riferimento Zaia sono innanzitutto l’Rt, che dovrebbe essere tra 0,71 e 0,72, ma anche quelli dei ricoveri, scesi nelle ultime 24 ore a 1.708, di cui 1.538 in area non critica (-29) e 170 in terapia intensiva. E poi il tasso di nuovi positivi, al 2,26% con 708 casi riscontrati su 31.277 tamponi effettuati. Fino all”incidenza su 100 mila abitanti, scesa adesso sotto quota cento.

Aperture dei confini e sci

Al colore della regione si collegano diverse conseguenze. Il 15 febbraio scadrà il divieto di circolazione tra regioni, che potrebbe essere non riconfermato con riferimento a quelle in giallo. “Vedendo quello che sta accadendo nel centro Italia – commenta Zaia – immagino che la cartina si colorerà velocemente. E presumo che l’apertura dei confini regionali non prescinderà da questi aspetti. La mia posizione è comunque quella secondo cui è scontato che si vada verso la riapertura tra regioni gialle, lasciando ai ragionamenti dei tecnici quelli tra regioni dove il dato epidemiologico è più serio”.

E sempre al mantenimento della zona gialla si lega la possibilità di aprire finalmente le piste da sci. Anche in questo caso, in mancanza di un provvedimento governativo che proroghi la chiusura dopo metà febbraio si potrebbe tornare a sciare. A tal fine, la Regione Veneto sta già scrivendo l’ordinanza per dettare le regole anticontagio da osservare. Si tratterà in ogni caso della recezione delle linee guida già stabilite, senza introdurre nuove restrizioni.

Zaia: “Non c’è nessuna legge che vieta gli acquisti di farmaci autorizzati”

Sul fronte vaccini, va avanti la trattativa per l’acquisto diretto di dosi da parte della Regione. Le offerte arrivano e potrebbero tradursi nelle prossime ore in una bozza di contratto.
Il Veneto è quindi pronto a procedere, non appena possibile, anche perché, pur non avendo ancora affrontato la partita del finanziamento, “questo è l’ultimo problema che abbiamo” ha spiegato Zaia.

Né preoccupa lo sviluppo registrato nelle ultime ore a livello europeo. Le dichiarazioni rilasciate da un portavoce della Commissione Europea sembrerebbero escludere la possibilità legale di negoziazioni bilaterali con le case farmaceutiche al di là dei canali comunitari.
“Quanto riporta il comunicato non proibisce espressamente di comprare vaccini, né che ci sia un mercato – ha commentato il presidente del Veneto – Mi sembra che l’Europa stia certificando di aver gestito male questa partita, anche perché dovrebbe parlare con atti ufficiali e non c’è nessuna legge che vieta gli acquisti, ovviamente di farmaci autorizzati. Nemmeno le big pharma si sono espresse sulle nostre dichiarazioni di volontà d’acquisto, sempre ricordando che non siamo stati noi a muoverci, ma siamo sempre stati contattati. Pur non avendo visto i contratti firmati dall’Europa, immagino che prevedessero che l’inoptato potesse andare sul mercato. E di qui a poche settimane intravedo un mercato sempre più libero”.

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