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Venezia, culla del reggae italiano

Venezia,  culla  del reggae italiano
Stefano Garzara, in arte Steve Giant

Compie trent’anni “Rasta Snob”, la rivista di “Steve Giant” speaker dell’Umana Reyer ma anche ambasciatore del sound giamaicano

Per molti è la voce che da diversi anni accompagna le gare casalinghe dell’Umana Reyer maschile e femminile, ma per gli appassionati di musica Stefano Garzara, meglio conosciuto come “Steve Giant”, è l’Italian Reggae Ambassador, fondatore di “Rasta Snob”, l’unica rivista dedicata alla musica in levare in Italia, che compie trent’anni.

Venezia è sicuramente terreno fertile per la musica reggae, ma come mai invece di imbracciare una chitarra hai pensato di utilizzare la penna?

«Mio fratello agli inizi – spiega Steve – suonava con Skardy dei Pitura Freska e mi ha trasmesso l’amore per la musica reggae. A me è sempre piaciuto scrivere, raccontare: a scuola andavo molto bene in italiano per cui mi è venuta l’idea di creare questa fanzine. All’inizio si trattava di un foglio A4 fotocopiato e piegato in due. Ora è una rivista a colori, con sette uscite all’anno, arrivata al numero 197. Viene stampata in circa duemila copie e non si trova in edicola, ma ai concerti o in alcuni negozi specializzati di dischi e vive grazie al contributo di qualche sostenitore. Oltre alla musica, ci sono la trasmissione radio e le serate dedicate al reggae, in cui faccio il DJ».

In trent’anni, tra Italia e Giamaica (ogni estate Steve organizza infatti un viaggio nella terra di Bob Marley e partecipa ai festival più importanti), avrai intervistato centinaia di artisti. Qual è quello che ti ha colpito di più? «Sicuramente Shaggy (a dx nella foto, insieme a Steve). Parliamo di un personaggio di caratura internazionale, e non solo in ambito reggae: ti aspetti che sia praticamente intoccabile e invece si è dimostrato davvero straordinario. È venuto in radio e siamo stati quasi un giorno assieme. Un artista molto professionale, che fa le prove prima del concerto (cosa che molto spesso i giamaicani non fanno) ma anche tranquillo e disponibile. In generale comunque i giamaicani sono molto alla mano. E non solo i musicisti. Ad esempio, mi è capitato di trovare Usain Bolt ad un festival e ci siamo fatti una foto assieme».

Tornando all’Italia, visto che conosci a menadito tutto l’ambiente, com’è la situazione attuale? «Al momento secondo me il reggae in Italia sono il gruppo Mellow Mood e il loro produttore Paolo Baldini. Stanno realizzando dei dischi davvero di alto livello e non è un caso se si sono accorti di loro personaggi del calibro di Jovanotti o Fiorello. Speriamo che possano aprire la strada ad una nuova generazione di band reggae in Italia, perché onestamente siamo fermi a nomi come Africa Unite, Sir Oliver Skardy o Sud Sound System, che hanno iniziato a suonare negli anni Ottanta».

Ma cosa ci riserva questo trentennale? «Numerosi concerti, party, mostre. Mi piacerebbe realizzare una versione “aggiornata” di un provocatorio pezzo degli anni ’90 invitando artisti come Alborosie, Roy Paci, Skardy, Rumatera».

Se provare a realizzare una rivista trent’anni fa poteva sembrare un’impresa, cosa si dovrebbe dire ora che tutto passa attraverso la rete? «Al di là del fatto che Rasta Snob nasce prima di tutto da una grande passione, io sono ancora uno che alla mattina legge il giornale, che ascolta la musica sull’impianto stereo e non sul telefonino e sono convinto di non essere il solo. Anzi credo che la gente abbia bisogno dei giornali, delle radio e che quindi tutto questo non morirà mai».

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Tag:  musica, Reyer