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Turismo: previste in Italia 166 milioni di presenze e 40 milioni di visitatori

Turismo: previste in Italia 166 milioni di presenze e 40 milioni di visitatori
Venezia

Dal gennaio 2020 ad aprile scorso, la flessione nelle presenze di turisti stranieri in Veneto è stata dell’ 89.9% e meglio non è andata per le presenze italiane che, ancora un mese fa, segnalavano una sofferenza del 52.9%.
Così, se nel 2019 le provenienze straniere assommavano al 68% la caduta
verticale nell’anno in cui è ufficialmente scoppiata la pandemia (in Europa), si arrivava ad appena il47% con gli italiani, che invece salivano dal 22% al 31% .
Gelata, in Italia, sulla ristorazione: nei mesi covid solo questo comparto ha cancellato oltre 510 mila posti di lavoro e decine di attività.

L’attesa inversione di marcia

Fin dalle prossime settimane, tuttavia, è prevista un’ inversione di tendenza, con previsione di un movimento complessivo di quasi 40 milioni di turisti (nazionali e internazionali) che varrebbero già un 12% in più rispetto all’annus horribilis del turismo nel Bel Paese. 166 milioni le presenze secondo un’indagine realizzata da Demoskopika in collaborazione con l’Università del Sannio.
“Le nostre stime sono prudenziali poiché abbiamo ricevuto alcuni segnali che il comparto potrebbe registrare incrementi dei flussi ottimisticamente più rilevanti– ha rilevato il presidente di Demoskopika, Raffaele Rio –  Il piano vaccinazioni e il green pass rappresentano un indubbio incentivo nel processo di ripresa della movimentazione turistica.  Ora più che mai necessita un piano di rilancio del turismo italiano che, giocando d’anticipo, alimenti la ripartenza, incentivi la domanda interna e internazionale verso il Belpaese, programmi in tempi utili il biennio 2022-2023. Il tutto non trascurando, anzi rimarcando, che l’emergenza pandemica ha modificato alcuni comportamenti di consumo turistico come confermato anche dalla nostra ultima rilevazione».
Le mete più gettonate risultano Puglia, Toscana e Sicilia. La svolta, però, riguarderebbe anche il Veneto.
Ma attenzione, avverte Antonello de’Medici, responsabile coordinamento veneto di Federturismo, della galassia Confidustria. “C’è molto da fare, non solo per riconquistare posizioni annullate durante la pandemia ma anche per effetto di criticità pregresse non risolte e che rischiano di penalizzare nel medio-lungo periodo l’intero settore turistico”.

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Il responsabile del coordinamento veneto di Federturismo Antonello de’ Medici

“Occorrono garanzie standardizzate”

Perché è vero che il Veneto offre un panorama di proposte, anche territoriali, completo.
“Ma è vero anche  -rileva de’ Medici – che ereditiamo una forte disomogeneità delle strutture, con conseguente
mancanza di garanzie standardizzate complessive, laddove vanno stabilite a livello nazionale e anche europeo certezze e un quadro programmatico preciso”.
Un lavoro che si sta già facendo
nell’ambito della Conferenza Stato-Regioni (approccio peraltro fatto proprio dal ministro del Turismo, Massimo Garavaglia), precisa ancora de’Medici, per scongiurare una polverizzazione per regioni che invece si rischia a livello europeo, come si è visto con il certificato Eu covid-19, quello che ormai tutti chiamano “green pass”.
“Esiste un coordinamento europeo dei ministri del turismo ed è i
n quella sede che vanno trovate soluzioni comuni a cominciare dalla mobilità, che poi dovrà essere adattata anche al di fuori dei 27 Paesi e penso in primis a Usa e Giappone. Vanno ripensate e adeguate le offerte che per esempio non possono più avere carattere passivo bensì esperienziale”.

L’effetto moltiplicatore di un capace supporto digitale

Un formula che se per de’Medici è valutata sul campo (è il DG dell’Hilton-Molino Stucky a Venezia), Michele Tamma, professore di Economia e gestione delle imprese a Ca’ Foscari e presidente del Centro internazionale studi economia del turismo (Ciset) spiega in termini scientifici.
“Dobbiamo puntare sulla capacità di produrre contenuti innovativi e allargati anche con un efficace supporto digitale con un alto grado di personalizzazione per presentare, fornire e fruire dei servizi e luoghi del territorio. Siamo appena agli inizi – commenta Tamma – anche se applicazioni su larga scala avrebbero ricadute immediate sulle attività di booking, sull’accoglienza, i servizi di mobilità, il marketing, lo stesso concetto di prenotazione, se ben compreso e ben applicato in pratiche efficaci, aprirebbe opportunità concrete di migliorare la sostenibilità turistica e le esperienze di visita.

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Il presidente del Centro internazionale studi economia del turismo (Ciset) Michele Tamma,

I punti di forza del turismo veneto

Coniugando queste modalità innovative anche alla sola spesa che il turista internazionale garantisce (in Veneto nel 2019 superava i 6 miliardi di euro) si capisce quale effetto moltiplicatore la loro applicazione avrebbe nel panorama turistico di una regione che può spaziare da un ricco patrimonio di città d’arte pure, ai laghi, alla montagna e alta montagna (con le Dolomiti patrimonio Unesco) alle spiagge, alla termalità, ai percorsi enogastronomici, a una crescente rete di ciclopiste attrezzate (quelle litoranee, la lunghissima Treviso-Ostiglia, quelle pedemontane e montane)”.
E poi, Venezia.
“Significativo – riprende il rappresentante di Federturismo – che la Regione Veneto abbia adottato lo slogan Veneto “The land of
Venice. E’ un riconoscimento alla città e al suo brand e nello stesso tempo un efficace teaser che sfrutta l’attrattività a livello mondiale della Serenissima per veicolare un’offerta appunto globale”.

Una grande stagione di programmazione

Eppure, avverte Antonello de’ Medici, “non bisogna abusare della città o pensare che comunque ce la faccia da sola anche dopo il colpo inferto dalla pandemia”, che nel solo settore turismo ha bruciato oltre 6 mila posti di lavoro in tutta la regione.
“Allora la città deve interrogarsi sul suo futuro turistico – conclude de’ Medici – e dare fiducia a chi vuole investire su Venezia, sviluppando nuove capacità e opportunità che possano tradursi in un’offerta completa e coerente da eventi che
fanno bene alla città storica: il prossimo Salone nautico, che va interpretato in chiave di moderno sposalizio tra la città e la cultura del mare in tutte le sue sfaccettature e che io lego idealmente al Venice Hospitality Challenge in calendario a metà ottobre, ne è un esempio. Come lo sono la Biennale Architettura, che va premiata per il grande sforzo e la determinazione per organizzarla e la Mostra del Cinema, tradizionale appuntamento glam che però non può essere solo red carpet. Davanti a noi, soggetti del turismo, a Venezia come sul Garda o a Cortina, c’è una grande stagione di programmazione – e penso anche alla destagionalizzazione dei contratti soprattutto per le località di montagna con due stagioni turistiche separate – che reclama un’integrazione sistemica attenta alle piccole e medie dimensioni ma anche a quelle grandi e più strutturate abbandonando l’approccio semplicemente passivo per uno proattivo capace di capitalizzare sulle molte eccellenze dei nostri territori”.

Agostino Buda

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