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Talenti senza frontiere: la nuova sfida del mercato del lavoro

Talenti senza frontiere: la nuova sfida del mercato del lavoro

Il problema è noto: le aziende italiane, spesso, non riescono a trovare i profili professionali richiesti.
La soluzione, invece, si sta profilando con nuovi spunti di riflessione e potrebbe essere individuata nella mobilità.
A discuterne, durante un webinar organizzato da Umana con il sostegno di Confindustria, sono stati esperti del mondo del lavoro chiamati a confrontarsi sul tema “Talenti senza frontiere, sfide e opportunità per il lavoro in Europa”.
Moderato dal giornalista Ferruccio de Bortoli, l’evento ha toccato gli aspetti più salienti del mutato scenario europeo, che alle aziende potrebbe offrire nuove opportunità e ai lavoratori ottime occasioni per la crescita della loro professionalità.

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Ferruccio De Bortoli

Un riscontro positivo che si allargherebbe all’intero mondo del lavoro, in quanto la mobilità dei giovani talenti italiani ed europei rappresenterebbe un interscambio di idee, competenze e capacità.

Il fenomeno del rientro in Italia

Il primo dato, relativo al rientro dei “cervelli in fuga”, è già di per se’ confortante: nel 2020, secondo il Ministero degli Esteri, il numero dei lavoratori che sono rientrati in Italia è aumentato del 20% rispetto all’anno precedente.
Nel 2018, i laureati che hanno lasciato l’Italia cercando adeguate opportunità  lavorative all’estero erano 117 mila. In 45 mila sono rientrati nel 2019, per poi risultare ancor più numerosi l’anno successivo.
Le ragioni sono molteplici: certamente la pandemia ha giocato una parte importante ma sono soprattutto la “crescente richiesta di competenze specifiche, la situazione del mercato del lavoro europeo post-Brexit e le nuove regole per la mobilità europea” che fanno presagire opportunità future diverse.

Le nuove frontiere delle competenze

L’Italia, insomma, potrebbe ritornare attrattiva per i talenti italiani ed europei.
Certo, come rilevato durante il webinar, servono politiche adeguate e cooperazione tra istituzioni e imprese ma Il tema delle nuove frontiere della circolazione delle competenze è quanto mai centrale in un momento come quello attualeha sottolineato Barbara Beltrame Giacomello, vice presidente per l’Internazionalizzazione di Confindustria. Questa dinamica positiva può contribuire, infatti, ad affrontare un gap che è molto sentito dalle nostre imprese, specie nella prospettiva della ripresa: il mismatch delle competenze”.

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La vice presidente per l’Internazionalizzazione di Confindustria Barbara Beltrame Giacomello

La mobilità internazionale, dunque, potrebbe essere la sfida del futuro per il mondo del lavoro e fare dell’Italia non più, o non soltanto, un Paese di emigrazione ma di riferimento europeo.
“Le persone devono avere la possibilità di fare esperienze all’estero ed è importante favorire la mobilità del lavoro. Ma l’obiettivo di ogni Paese è quello di attrarre i migliori talenti e dobbiamo lavorare su questo fronte anche in Italia. È necessario facilitare le persone nei loro percorsi di carriera internazionale, ma al tempo stesso permettere loro di mantenere un rapporto costante con l’Italia per cogliere, se lo desiderano, le opportunità offerte dal nostro Paeseha detto Maria Raffaella Caprioglio, presidente di UmanaÈ per questo che, anche grazie a nostri recenti investimenti nell’ambito HR Tech, stiamo valutando strategie e iniziative che aiutino le imprese a trovare i talenti giusti sia andando verso l’estero sia tornando in Italia. Per Umana è importante far conoscere e valorizzare gli strumenti che sono messi a disposizione delle imprese in questo contesto perché crediamo siano elemento di competitività spesso ignorato”.

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La presidente di Umana Maria Raffaella Caprioglio

Sono diverse le misure in campo, anche se non ancora sufficientemente adeguate a far sì che l’evoluzione del mercato del lavoro trovi le giuste risposte.
“Brexit, l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, è stato un processo largamente causato dalla preoccupazione di parte dell’elettorato per il problema dell’immigrazione – ma esso stesso ha importanti conseguenze sull’immigrazione, riducendo l’attrattività del Regno Unito verso i talenti stranieri”, ha spiegato Federico Fabbrini, professore ordinario di Diritto dell’Unione Europea presso la School of Law & Government della Dublin City University e Direttore del DCU Brexit Institute.

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Federico Fabbrini, professore ordinario di Diritto dell’Unione Europea presso la School of Law & Government

Questo apre delle opportunità per l’UE, che in risposta alla pandemia ha lanciato un piano di rilancio senza precedenti, noto come “Next Generation EU”. Tuttavia, l’attrattività soprattutto dell’Italia, dipenderà da importanti riforme volte a favorire crescita economica, efficienza amministrativa e stabilità istituzionale.”

 

 

 

 

 

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