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RITORNO AL FUTURO

RITORNO AL FUTURO


Mobilità sostenibile: la singolare storia dell’autofficina padovana Sanguin di Torreglia specializzata nel convertire auto d’epoca in modernissimi veicoli elettrici
Una storia lunga 33 anni, cominciata nel garage di casa e proseguita poi, dal 1980 qui, nella struttura di Torreglia, che definire autofficina sembra riduttivo. Questo è il laboratorio artigiano per la cura e la conversione dell’automobile che Sergio Sanguin, assieme al figlio Mirco e a tutta la famiglia, ha creato in un paesino dei colli Euganei. Ma la cosa interessante non è solo questa: il titolare ha la grinta di chi è partito dal nulla, con la passione e la voglia di fare, ed ha creato qualcosa di importante. Sergio fa orgogliosamente da cicerone per tutta l’officina, attrezzata per ogni tipo di veicolo, dalla auto alle moto passando per i quad ed i trike, fino a far visitare la parte ancora in costruzione. Sì perché questo è un laboratorio anche di idee. Un’intera ala del primo piano verrà dedicata alla trasformazione dei veicoli a combustione interna in elettrici. È inoltre prevista la realizzazione di una sala d’attesa per i clienti che vogliono seguire dall’alto tutto l’intervento di riparazione e manutenzione sul loro veicolo o che vogliono continuare a lavorare grazie al pc messo appositamente a disposizione. I rumori dell’officina quasi non si sentono, l’ambiente è molto accogliente e mette tranquillità, il legno e l’ecologia la fanno da padrone. Tra i tanti primati dell’Autofficina Sanguin c’è quello di essere stati i primi a convertire un’auto d’epoca in veicolo elettrico.
Perché la decisione di puntare su un veicolo d’epoca e non su una vettura moderna? «Ormai le auto storiche hanno gravi limitazioni alla circolazione – spiega Sergio Sanguin – convertendo il veicolo al motore elettrico possiamo prendere la nostra bella 500 d’epoca ed andare in centro storico, farci i raduni, insomma godere ancora del piacere che questi veicoli offrono».
Quindi non è stata solamente una scelta ecologica ma anche emozionale… «Sì, con la conversione di queste vetture vogliamo anche conservare il patrimonio storico automobilistico. Abbiamo convertito anche una vecchia Ford A oltre alla 500 ed alla DeLorean che è apparsa sui giornali».
A proposito di DeLorean che mi dice? La vettura non fu un successo commerciale nonostante il prodotto non fosse male… «È famosa perché è la macchina del film “Ritorno al Futuro”, ma la DeLorean era veramente una macchina del futuro, tutta in alluminio. Dopo che l’abbiamo convertita ha percorso Milano-Roma senza problemi, ha girato molte fiere sempre senza essere trasportata. Una sola volta l’abbiamo caricata sul carrello ma non per un guasto al motore elettrico; è una macchina come le altre, qualche volta si può rompere».
Quali sono i vantaggi di una conversione simile? «Si risparmia il 50% rispetto all’acquisto di un’auto nuova e si risparmia ad ogni rifornimento. Per il tragitto Milano-Roma il furgone dell’assistenza ha consumato 180 euro di gasolio, la DeLorean di euro ne ha consumati solamente 8 per l’elettricità. Questo tipo di conversione inoltre permette di dare una seconda vita al veicolo, si evita così di dover smaltire un’intera auto e si smaltiscono solo motore ed una parte della trasmissione, con evidente minore impatto sull’ambiente».

Risparmio sul carburante, conversione meno costosa di un nuovo acquisto, minor impatto ambientale. Ma allora perché questo tipo di conversione è così poco considerata ed incentivata? «Ci sono troppi interessi che gravitano attorno ai carburanti attuali e, incentivando questo tipo di conversione, anche le vendite di auto nuove crollerebbero con gravi ripercussioni sui bilanci dei grandi costruttori».
Parliamo di futuro, il prossimo progetto dell’officina Sanguin? «Un’altra auto d’epoca anche se, commercialmente ci muoveremo verso la conversione di auto più moderne con al massimo 6 -7 anni di vita, affidabili, una su tutte, la Yaris».
Alla fine della piacevole conversazione Sergio mostra le foto di un’altra della sue passioni, i trattori d’epoca e la battuta viene naturale: «ma questi non li converte?» la risposta è pronta «questi no, non si può…» che ci avesse già pensato?
DI ALBERTO FAVARO

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