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Riscaldamento: incubo inverno per migliaia di famiglie

Riscaldamento: incubo inverno per migliaia di famiglie
Worried parents discuss their stressing situation of no heat and light due to energy crisis at the table while kids try to eat and study by the lights of candles.

Stop  per morosità alle forniture di interi condomini.Istruttorie dell’Antitrust per possibili illegittime modifiche  del prezzo e risoluzioni. L’Europa intanto rivela la strategia contro il caro-energia

Paradossalmente, a “salvarci” finora è stato il riscaldamento globale, con temperature decisamente sopra la norma per la seconda metà di ottobre che hanno permesso di non accendere gli impianti delle case.
Ma il problema delle conseguenze dei rincari energetici per l’inverno 2022/23 è solo rimandato.
E, in molti casi, la questione è già di stretta attualità. Sono infatti sempre più le famiglie, anche se al momento si parla solo di quelle in ritardo con i pagamenti delle bollette, alle quali sono state tagliate le forniture.

Non solo chi non paga: minaccia di distacco per interi condomìni

Per di più, diverse compagnie sono finite sotto la lente dell’Antitrust, che ha aperto 4 istruttorie e inviato 25 richieste di informazioni dopo l’invio di lettere di comunicazione di modifiche unilaterali dei prezzi o minacce di distacco.
E la domanda, a questo punto, è soprattutto: riuscirà la strategia dell’Unione Europea contro il caro-energia, appena rivelata dalla presidente von der Leyen, a ridurre le conseguenze su famiglie e imprese?

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Le istruttorie dell’Antitrust

Dolomiti, Iren, E.ON e Iberdrola sono i 4 fornitori di energia elettrica e gas naturale sul mercato libero per i quali l’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha avviato i procedimenti istruttori e i sub-procedimenti cautelari, da applicare eventualmente dopo l’audizione delle imprese e il loro esercizio del diritto di difesa. Per le prime 2, al centro della vicenda sono presunte modifiche unilaterali illegittime dei prezzi di fornitura; per E.ON e Iberdrola si approfondiranno possibili indebite risoluzioni contrattuali prospettate ai clienti per eccessiva onerosità sopravvenuta.

Costi troppo alti: non forniamo più il gas

In base ad decreto “Aiuti bis”, è infatti sospesa fino al 30 aprile 2023 l’efficacia tanto delle clausole contrattuali che autorizzano le società di vendita a modificare il prezzo di fornitura, quanto delle comunicazioni di preavviso.

piano del gasA Iberdrola e Dolomiti viene inoltre contestata la contraddittorietà delle comunicazioni dell’impossibilità di continuare a fornire l’elettricità al prezzo stabilito nei contratti, a causa dell’aumento del prezzo del gas, e i messaggi promozionali che pubblicizzano l’uso esclusivo di fonti rinnovabili.
Le comunicazioni ai clienti potenzialmente contrarie alla legge, contenenti modifiche unilaterali delle condizioni economiche o rinegoziazioni, sostituzioni o aggiornamenti dei contratti, sono al centro anche delle informazioni che l’Antitrust ha richiesto ad altre 25 imprese. Si tratta di A2A Energia, Acea Energia, Agsm Energia, Alleanza Luce & Gas, Alperia, Amgas, Argos, Audax Energia, Axpo Italia, Bluenergy Group, Duferco Energia, Edison Energia, Enegan, Enel Energia, Engie Italia, Eni Plenitude, Enne Energia, Estra Energie, Hera Comm, Illumia, Optima Italia, Repower Italia, Sinergas, Sorgenia, Wekiwi.

Forniture sempre più a rischio

Nelle loro comunicazioni, Iberdrola, E.ON e Iren (quest’ultima ha asserito nelle sue comunicazioni la scadenza di tutte le offerte a prezzo fisso) hanno prospettato l’alternativa di sottoscrivere l’accettazione di un nuovo contratto, a condizioni economiche peggiorative, come alternativa alla recessione dalla fornitura e alla conseguente interruzione del servizio. Questione aperta e controversa, relativamente all’applicabilità del decreto, rimane quella dei contratti in essere che prevedono fin dalla sottoscrizione tariffe fisse valide per periodi limitati, normalmente tra i 12 e i 24 mesi.

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Intanto, però, si moltiplicano da tutta Italia le notizie sui tagli delle forniture a case e condomìni morosi.
Dopo il primo caso di Grugliasco, nel Torinese già un paio di settimane fa risultavano 170 (di cui 80 nel capoluogo) gli immobili a cui, causa insolvenza, Iren aveva staccato la fornitura del teleriscaldamento. E la stessa compagnia, nell’occasione, oltre a chiarire di aver comunque lasciato attivo il servizio per il sistema igienico sanitario, ha comunicato che erano complessivamente 350 le abitazioni, in tutta Italia, nella stessa condizione.
Gli amministratori condominiali di Anaci Padova, intanto, prevedono per l’inverno una quota del 70% di condòmini morosi rispetto all’attuale 5%.

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Questa settimana, poi, è arrivato l’annuncio, da parte di Ef Energia dell’interruzione della fornitura a 300 condomìni nella provincia di Padova e 200 in quella di Treviso a causa dell’insostenibilità dei costi delle garanzie richieste dai grossisti. E se, nel caso delle famiglie torinesi, la riattivazione dei flussi è legata al pagamento di almeno parte dell’arretrato, in questo caso la soluzione-ponte di 3 mesi prospettata dall’amministratore delegato dell’azienda di Montegrotto Terme è stata quella di una maggiorazione di 14,39 centesimi per metro cubo del prezzo del gas.

Inizia a scendere il costo del gas

In queste ore, intanto, il costo del gas è sceso di un ulteriore 10% (-30% da inizio ottobre e ben al di sotto del picco di 350 euro al megawatt/ora di fine agosto), toccando i 114 euro al megawatt/ora al mercato di Amsterdam.
Questo si deve al riempimento degli stoccaggi (in Europa la media è del 92%), alla riduzione della quota del gas russo sul totale (ora al 9%) e alla riduzione dei consumi (grazie a una maggiore attenzione da parte dei cittadini, ma, dall’altro lato, dalla frenata dell’industria, che alimenta il rischio-recessione).

La strategia dell’Unione Europea

Se la tendenza dovesse proseguire, ne deriverebbe in tempi brevi un beneficio anche in bolletta. L’efficacia delle misure contro il caro energia appena preannunciate dalla presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, andrà invece valutata su un arco temporale più lungo. Anche perché la proposta legislativa non si concretizzerà prima di novembre. E non vi è unanimità su tutte le decisioni, con la discussione che rimane aperta e vivrà uno snodo fondamentale nella riunione del Consiglio dei leader europei del 20 e 21 ottobre, oltre che nel Consiglio Affari Energia del 25 ottobre.

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Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione Europea

I 7 capisaldi illustrati da von der Leyen vanno dalla creazione di una piattaforma per l’acquisto congiunto di gas (con una partecipazione obbligatoria degli Stati membri per almeno il 15% del volume) allo sviluppo sul medio periodo di un nuovo indice di riferimento per il gas alternativo a quello del mercato di Amsterdam; dall’obbligatorietà del taglio dei consumi di gas del 15% all’aggiornamento del quadro temporaneo di aiuti di Stato; dalla possibilità di dirottare fino a 40 miliardi i fondi di coesione della programmazione 2014-2020 non ancora impegnati per fronteggiare crisi energetica e caro bollette, a meccanismi automatici di solidarietà tra Paesi, fino al price cap.

Il price cap e la strategia italiana

Il punto di incontro che si sarebbe raggiunto tra le diverse posizioni sul tetto al prezzo del gas si avvicina molto alle proposte avanzate dall’Italia.
Si tratterebbe di un price cap dinamico e temporaneo (non superiore ai 3 mesi), in grado di evitare un’eccessiva volatilità dei prezzi e prevenire picchi estremi sul mercato dei derivati energetici. “Dovrebbe essere sufficientemente flessibile – ha spiegato la presidente – da garantire la sicurezza dell’approvvigionamento e mantenere il consumo di gas sotto controllo, sufficientemente alto da mantenere funzionante il flusso di gas e sufficientemente ampio da poter essere collegato ad altri benchmark”.
L’operatività del tetto, ha quindi aggiunto Ursula von der Leyen, sarà quantomai rapida: “Non appena il Consiglio sarà d’accordo sui principi, presenteremo la misura dettagliata”.

Intanto, in attesa della formazione del nuovo Governo, in Italia si sta già ragionando su come intervenire con nuovi aiuti a sostegno delle famiglie.

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La disponibilità di fondi ribaditi nella Nadef potrebbe consentire di prorogare, con un emendamento al decreto “Aiuti ter”, il pacchetto di misure in essere. In tal senso, però, c’è il limite temporale della scadenza del decreto: se non si interverrà entro il 22 novembre, servirà un diverso intervento ad hoc.

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