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A Natale, Gesù riaffiora dal mare, tra i preziosi reperti ritrovati in Israele

A Natale, Gesù riaffiora dal mare, tra i preziosi reperti ritrovati in Israele

Un prezioso anello d’oro con incisa la figura del Buon Pastore, noto simbolo di Gesù nell’arte paleocristiana, è stato rinvenuto, insieme a innumerevoli altri reperti, al largo della costa di Cesarea, in Israele.
La scoperta, avvenuta grazie all’Unità di Archeologia Marina dell’Autorità per le antichità israeliane, insieme al prezioso cimelio, ha consentito il recupero di un vero e proprio tesoro.
Stava da secoli in fondo al mare, nei relitti di due navi affondate in due momenti diversi, la prima in epoca romana, l’altra medioevale (periodo mamelucco), nelle acque antistanti la piccola città israeliana, situata a 45 chilometri di distanza da Tel Aviv.

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Pietra incisa con la figura del Buon Pastore. @Dafna Gazi

Inabissate a causa di una tempesta

“I carichi delle navi e i resti dei loro scafi naufragati erano a una profondità di circa quattro metri, sparsi sul fondo del mare – spiegano Jacob Sharvit e Dror Planer dell’Unità di archeologia marina dell’Autorità per le antichità israeliane – .”Entrambe le navi furono probabilmente distrutte da una tempesta. Temendo l’arrivo del nubifragio o quando erano ormai già in difficoltà, avevano cercato di mettersi in salvo ancorando al largo. I marinai sanno bene, infatti, che l’ormeggio in acque poco profonde, al di fuori di un porto, è pericoloso e soggetto a disastri. Nonostante quest’accortezza, entrambi gli scafi non hanno retto all’urto dei venti e della mareggiata e si sono inabissati”.

I relitti che raccontano la storia delle due navi

Il tesoro marino comprende centinaia di monete romane d’argento e di bronzo della metà del III secolo d.C.; un gran numero di monete d’argento del periodo mamelucco (XIV secolo, circa 560 monete); una statuetta in bronzo a forma di aquila che simboleggia il dominio romano; una figurina di un pantomimo romano in maschera comica; numerose campane di bronzo destinate, tra l’altro, a scacciare gli spiriti maligni e alcuni vasi di ceramica.

 

Sono stati riportati alla luce anche diversi oggetti metallici dallo scafo di una nave di legno, tra cui dozzine di grossi chiodi di bronzo, tubi di piombo da una pompa di sentina, la pompa studiata per rimuovere l’acqua dalla sentina (la parte posta più in basso nello scafo di un’imbarcazione, dove si raccolgono i vari scoli e le infiltrazioni d’acqua).
Tra i reperti, anche una grande ancora di ferro ridotta in pezzi che attesta con quanta forza l’ormeggio avesse cercato di resistere prima di essere spezzato dalla tempesta.

Una rara effige del “Buon Pastore”

I resti sottomarini includono inoltre rari effetti personali delle vittime del naufragio.
Tra questi, uno squisito e raro ritrovamento: un anello in oro di forma ottagonale decorato da una gemma verde su cui è scolpita la figura di un giovane pastorello vestito con una tunica e che porta un montone o una pecora sulle spalle. L’effige, raffigurante il “Buon Pastore”, è una delle prime e più antiche immagini utilizzate nel cristianesimo per simboleggiare Gesù e rappresenta il Cristo in veste di pastore compassionevole, una figura biblica che estende la sua benevolenza al “gregge” di credenti e a tutta l’umanità. L’anello d’oro, unico nel suo genere, ci dà, forse, un’indicazione di chi fosse il suo proprietario. “Doveva trattarsi di un paleocristiano. L’anello è stato infatti scoperto nei pressi del porto di Cesarea, luogo di grande importanza nella tradizione cristiana”, spiega Jacob Sharvit.

Anello in oro con gemma incisa con la figura del Buon Pastore. @ Dafna Gazit

Le coste israeliane sono ricche di siti e di reperti

Cesarea fu uno dei primi centri della cristianità e ospitò una delle prime comunità cristiane, di cui, inizialmente, facevano parte solo gli ebrei.
Fu qui che l’apostolo Pietro battezzò il centurione romano Cornelio (Atti 10:10 della Bibbia).
“Questo è stato il primo caso di accettazione di un non ebreo nella comunità cristiana – conclude Jacob Sharvit -. E’ da qui, da Cesarea, che la religione cristiana ha cominciato poi a diffondersi in tutto il mondo”.

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Porto Cesarea, veduta aerea @ Yaakov Shmidov, Autorità Israeliana per le Antichità

Tra gli altri reperti spicca una gemma rossa da incastonare in un anello: l’intaglio della pietra preziosa mostra una lira, nella tradizione ebraica chiamata Kinnor David (“Arpa di David”).

 

Secondo Eli Eskozido, direttore dell’Autorità per le antichità israeliane: “le coste israeliane sono ricche di siti e reperti di grande importanza per il patrimonio culturale nazionale e internazionale. Si tratta di beni estremamente vulnerabili, motivo per cui l’Autorità per le antichità israeliane conduce indagini subacquee per individuare, monitorare e salvare qualsiasi reperto.
Attualmente i reperti rinvenuti dal naufragio delle due navi sono sotto la tutela dell’Autorità per le antichità israeliane; successivamente dovrebbero essere musealizzati proprio a Cesarea.

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Gemma incisa con la lira. @ Yaniv Berman, Autorità Israeliana per le Antichità

L’appello ai subacquei dell’Autorità per le antichità israeliane

Si svolgono varie tipologie di attività sportive lungo le coste israeliane.
Immersioni, snorkeling, nuoto in acque libere e vela, solo per citarne alcune, durante le quali vengono occasionalmente scoperte antichità.
“Ci rivolgiamo quindi ai subacquei -dice ancora Eli Eskozido -.Se vi imbattete in un reperto antico, prendete nota della sua posizione sottomarina, lasciatelo in mare e segnalatelo subito.
Il ritrovamento e la documentazione di manufatti nel luogo di ritrovamento originale hanno un’enorme importanza archeologica e talvolta anche una piccola scoperta porta a una grande scoperta”.

Claudia Meschini

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