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Monoclonali: a Padova studio su 112 curati, nessuno grave

Monoclonali: a Padova studio su 112 curati, nessuno grave

Gli anticorpi monoclonali per la cura del Covid-19 funzionano. Lo dicono i primi dati, attualmente sottoposti all’analisi di una rivista internazionale, di uno studio effettuato dall’Azienda Ospedaliera di Padova.

Lo studio dell’effetto dei monoclonali

La struttura padovana ha sempre puntato molto su questa cura, il cui accesso da qualche settimana è stato esteso dall’Aifa a tutti, senza limiti di età o presenza di comorbilità.
Lo studio ha analizzato 112 casi, tutti di pazienti ad alto rischio. E, tra questi, non solo nessuno è deceduto, ma non si sono nemmeno verificati ricoveri in terapia intensiva, oltre che aver evitato l’evoluzione della malattia in una forma grave.
«I risultati dimostrano che i monoclonali sono una terapia sicura, che evita l’ospedalizzazione e l’evoluzione in malattia grave dell’infezione», commenta Annamaria Cattelan, primario di Malattie infettive dell’Azienda ospedaliera di Padova. «Il trattamento rapido dell’infezione con questo farmaco aiuta inoltre a ridurre l’infettività e quindi la trasmissione del virus».

I ricoveri

La dottoressa Cattelan ha quindi fatto il punto sui ricoveri nel reparto. «Non siamo – ha sintetizzato – di fronte a una situazione da “bollino rosso”. Ma c’è comunque necessità di molta attenzione ed impegno. I ricoveri stanno infatti mostrando un trend in ascesa». Dai 14 ricoveri di giugno si è infatti passati ai 35 di luglio e ai 48 di agosto fino ad oggi. Quanto ai dati regionali, su 278 ricoverati complessivi (+13), il 73,4% di quelli in area non critica e l’80,4% in terapia intensiva sono non vaccinati.


Questa mattina, a Padova, erano ricoverati a Malattie infettive 16 persone, 12 delle quali non vaccinate. Si tratta soprattutto di 50-60enni, ma non manca anche un 24enne e un 32enne. Tra le 12 persone non vaccinate, due sono donne gravide. E non mancano anche alcuni anziani vaccinati a inizio anno. «A causa di malattie ematologiche concomitanti – spiega al riguardo il primario – a volte non hanno sviluppato nessuna risposta anticorpale. In ogni caso, anche quando c’è stata, questa è ora calata. E questo può essere un argomento a sostegno della terza dose».

La terza dose

Sul tema dell’ulteriore richiamo è intervenuto anche il presidente del Veneto, Luca Zaia. «Resto convinto – ha precisato – che se si dovrà fare, ce lo dovrà dire la comunità scientifica. So che l’Ema dovrà esprimersi a ore sulla questione: io chiedo che ce lo dicano subito, perché ottobre può essere troppo tardi. La mia opinione è comunque che questo accadrà, vedendo come si stanno muovendo alcuni Paesi, a partire da Israele e Francia».
Il tema è particolarmente delicato per fragili, anziani e ospiti e operatori delle Rsa. Al riguardo, l’assessore Manuela Lanzarin ha reso noto che sono attualmente presenti due focolai nelle strutture residenziali: uno, con 19 positivi, a Mezzane, nel Veronese, l’altro, con 24 positivi tra ospiti e operatori, a Cartigliano, nel Vicentino.

Alberto Minazzi

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