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La mia canzone nel mondo

La mia canzone nel mondo
Francesco Sartori

Il veneziano Francesco Sartori è l’autore di uno di quei brani che si contende con “Volare”, “Caruso” e pochi altri il merito di rappresentare la musica italiana in tutto il mondo. Insieme a Lucio Quarantotto, che scrisse un testo quasi pittorico sul tema del viaggio, ha infatti composto “Con te partirò”, la canzone interpretata da Andrea Bocelli che ha ottenuto un successo davvero planetario. Come è stata la genesi di un brano praticamente “perfetto”, che sapientemente mescola l’opera e la musica leggera?

 

«Ho iniziato a collaborare con la Sugar per l’album di Lucio Quarantotto “L’ultima nuvola sui cieli d’Italia” – spiega Sartori – e questo mi ha permesso di conoscere Caterina Caselli che nel settembre del 1994 chiese a me e a Lucio se avevamo un’idea da proporre per Andrea Bocelli, che quell’anno aveva vinto Sanremo Giovani e che avrebbe gareggiato nei big nella successiva edizione. Mi sono messo al pianoforte e ho cominciato a comporre la strofa e il tema, partendo da un’idea che avevo avuto qualche tempo prima. Lucio si è subito messo a scrivere il testo e in meno di una settimana avevamo pronto il provino. Non era una novità assoluta mescolare una voce tenorile alla forma canzone ma evidentemente in quel brano ogni cosa si incastra al posto giusto. Quelli “veri” se ne sono accorti subito, Armani l’ha immediatamente utilizzata per una delle sue sfilate, ma è stato un paio d’anni dopo, con la versione in Inglese con il titolo “Time to say goodbye” interpretata dal soprano Sara Brightman che il brano è “esploso” in tutto il mondo, vendendo ben 12 milioni di copie. E davvero mi è capitata di sentire quella canzone dappertutto, persino in un paesino sperduto in mezzo al nulla della Cina».

 

Se il nome di Sartori resterà indissolubilmente legato a quel brano, naturalmente il compositore veneziano vanta molte altre collaborazioni di prestigio, oltre che con Bocelli e Quarantotto ha lavorato con Gianna Nannini e le Orme. Un lavoro però quasi sconosciuto ai più: «Credo che sia il grande problema dell’industria discografica – sottolinea Sartori – quello di non far conoscere chi lavora dietro le quinte. È come se nel cinema si parlasse solamente degli attori, tralasciando il regista, lo scenografo, il direttore della fotografia, lo sceneggiatore e le mille altre professionalità che sono fondamentali nella realizzazione di un prodotto molto complesso come un film. Un tempo non era così, negli anni sessanta autori come Pace, Panzeri e Pilat, lo stesso Mogol, erano parte fondamentale del successo di un canzone. Quello che mi dispiace è che in questo modo non si riesce a capire quanto complessa sia, per chi lavora in modo serio, l’elaborazione di un brano musicale. Alla fine vince solamente l’immagine ed è come se studiassimo tutti con il sussidiario delle elementari. In questo modo fare un salto di qualità anche per chi ascolta è davvero proibitivo».

 

Ma come è nata la passione per la musica invece a Francesco Sartori? «All’età di cinque anni ho cominciato a prendere lezioni di pianoforte, ma poi mi sono stufato. Quando ho compiuto tredici anni mi è stato proposto di scegliere tra il motorino ed un organo elettronico. Da quella tastiere non mi sono letteralmente più staccato e cominciai a scrivere le mie canzoni. Un’altra cosa che mi conquistò fu la “magia” degli anni settanta, con quella commistione di rock e musica classica che fu il rock progressivo che davvero elevava la musica rock ad una vera e propria forma d’arte. Seguii dei percorsi scolastici tradizionali, ma frequentai anche il conservatorio e mi diplomai in tromba. Nel 1989 iniziai a collaborare con le Orme e la cosa andò avanti fino al ’97. A quel punto infatti avevo due figlie e cominciavo a stancarmi della vita nomade del musicista, così iniziai a lavorare a tempo pieno come autore per la Sugar».

Certamente, oltre che musicalmente anche sul piano umano, la collaborazione che ha segnato di più Francesco è quella con Lucio Quarantotto, a cui, assieme a Piercarlo D’Amato, vuole ora dedicare uno spettacolo:

«Il patrimonio musicale lasciato da Lucio è di valore assoluto, ma purtroppo è poco conosciuto – spiega Sartori – per questo assieme a Piercarlo stiamo da tempo lavorando ad uno spettacolo dal vivo che metta in scena i brani dei suoi tre album ma anche di quel disco inedito che avevamo praticamente già ideato prima della sua tragica scomparsa. Ora abbiamo trovato quella che è la voce adatta per eseguire i brani dal vivo e stiamo lavorando sulla cifra stilistica che vogliamo dare allo spettacolo».

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Tag:  musica, rock